Pernate, la restituzione dell’Imu ai proprietari dei terreni provocherà un danno erariale?

Gli esponenti del Pd, in occasione del Consiglio comunale di giovedì, hanno chiesto di conoscere l'entetità dell'importo ma l'assessore Moscatelli ha chiesto tempo: «Si tratta di un lavoro complesso. I nostri uffici sono impegnati con il consuntivo»

La vicenda di Pernate si arricchisce di un ulteriore capitolo. Quello riguardante la possibilità che ai proprietari dei terreni il Comune debba restituire l’Imu “ingiustamente” versata in tutti questi ultimi anni. Cosa che potrebbe provocare un danno erariale per le casse di Palazzo Cabrino. Lo hanno chiesto i consiglieri del Pd in occasione del Consiglio comunale di giovedì 6 aprile, ottenendo dall’assessore Silvana Moscatelli una risposta definita soddisfacente dal punto di vista strettamente tecnico e numerico, ma che lascia aperti diversi spiragli, perché al momento – con gli uffici impegnati nel lavoro collegato al consuntivo – il calcolo esatto e preciso richiederebbe molto tempo.


Moscatelli, nel sottolineare infatti la complessità del tema, ha subito detto che due sono gli aspetti che viaggiano parallelamente, di livello urbanistico il primo, tributario il secondo: «Dal punto di vista urbanistico come giunta abbiamo definito il valore al metro quadro per le aree edificabili, pari a 20,80 euro. L’area occupata dal prevedibile progetto è stata calcolata in 732.599 metri quadrati, quindi l’imponibile dello spazio ammonta a 15.230.000 euro. Questo valore, a seguito di un atto di indirizzo del 2011 approvato dalla Regione e sottoscritto da diversi soggetti fra cui il Comune di Novara, stabilisce che prima dell’approvazione di un Sue (Sportello unico edilizia, ndr) il soggetto ha diritto a una riduzione dell’imponibile pari al 50%».


Quindi, in caso di applicazione di questa disposizione, l’introito per le casse comunali ammonta a circa 80 mila euro (la tassazione “prodotta” in questo caso da 7,615 milioni di euro). Per giungere a questo dato occorre spostarci al sistema tributario: «La legge prevede che se l’area è coltivata, quindi il proprietario è un coltivatore diretto oppure un imprenditore iscritto alla previdenza agricola, il soggetto non è tenuto a corrispondere l’Imu e quindi non si registra un’entrata per l’amministrazione».


Altro tema riguarda il fatto che l’area venga dichiarata edificabile e quindi sottoposta a un Sue, «che può essere di natura pubblica oppure privata. Che cosa succede? Che si ritorna al valore iniziale di 20,80 euro al metro quadro; e se si tratta di un Sue pubblico si applica un coefficiente dello 0,50, se privato dello 0,75. Ad oggi il nostro Piano regolatore rimanda a un rapporto di pianificazione che deve essere ancora sottoscritto tra Regione, Provincia e il nostro Comune, oltre a quello limitrofo (Galliate, ndr), In questo momento non abbiamo nessun Sue, pertanto i soggetti interessati pagano l’imponibile abbattuto del 50%. Fatte queste premesse occorre aggiungere che la complessità della procedura per individuare tutte le “particelle” dell’area, a chi corrispondono e la posizione dei proprietari, richiede tempi molto lunghi».


Nella sua replica Sara Paladini (Pd) si è dichiarata «molto soddisfatta della risposta, della trasparenza e correttezza dei numeri, perché rafforzano la nostra posizione in merito alla situazione di Pernate. Nel precedente Consiglio comunale – ha aggiunto – è stato detto che una delle problematiche rispetto a non proseguire nel solco della logistica “pura” si riferiva al fatto che poi si sarebbe dovuto restituire l’Imu, perché la trasformazione urbanistica aveva prodotto una tassazione maggiore per i proprietari, Facendo finta che tutti questi importi siano stati corrisposti dal momento dell’approvazione del Prg stiamo parlando di più di un milione di euro. Sappiamo che un quell’area almeno la metà sono piccoli imprenditori qgricoli e quindi non soggetti al pagamento dell’Imu. Se fosse tutto vero la somma da restituire sarebbe di 600 mila euro. Una cifra non sostenibile dal punto di vista tributario, una non ragione per proseguire nella direzione scelta dall’amministrazione per Pernate».

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Pernate, la restituzione dell’Imu ai proprietari dei terreni provocherà un danno erariale?

Gli esponenti del Pd, in occasione del Consiglio comunale di giovedì, hanno chiesto di conoscere l’entetità dell’importo ma l’assessore Moscatelli ha chiesto tempo: «Si tratta di un lavoro complesso. I nostri uffici sono impegnati con il consuntivo»

La vicenda di Pernate si arricchisce di un ulteriore capitolo. Quello riguardante la possibilità che ai proprietari dei terreni il Comune debba restituire l’Imu “ingiustamente” versata in tutti questi ultimi anni. Cosa che potrebbe provocare un danno erariale per le casse di Palazzo Cabrino. Lo hanno chiesto i consiglieri del Pd in occasione del Consiglio comunale di giovedì 6 aprile, ottenendo dall’assessore Silvana Moscatelli una risposta definita soddisfacente dal punto di vista strettamente tecnico e numerico, ma che lascia aperti diversi spiragli, perché al momento – con gli uffici impegnati nel lavoro collegato al consuntivo – il calcolo esatto e preciso richiederebbe molto tempo.


Moscatelli, nel sottolineare infatti la complessità del tema, ha subito detto che due sono gli aspetti che viaggiano parallelamente, di livello urbanistico il primo, tributario il secondo: «Dal punto di vista urbanistico come giunta abbiamo definito il valore al metro quadro per le aree edificabili, pari a 20,80 euro. L’area occupata dal prevedibile progetto è stata calcolata in 732.599 metri quadrati, quindi l’imponibile dello spazio ammonta a 15.230.000 euro. Questo valore, a seguito di un atto di indirizzo del 2011 approvato dalla Regione e sottoscritto da diversi soggetti fra cui il Comune di Novara, stabilisce che prima dell’approvazione di un Sue (Sportello unico edilizia, ndr) il soggetto ha diritto a una riduzione dell’imponibile pari al 50%».


Quindi, in caso di applicazione di questa disposizione, l’introito per le casse comunali ammonta a circa 80 mila euro (la tassazione “prodotta” in questo caso da 7,615 milioni di euro). Per giungere a questo dato occorre spostarci al sistema tributario: «La legge prevede che se l’area è coltivata, quindi il proprietario è un coltivatore diretto oppure un imprenditore iscritto alla previdenza agricola, il soggetto non è tenuto a corrispondere l’Imu e quindi non si registra un’entrata per l’amministrazione».


Altro tema riguarda il fatto che l’area venga dichiarata edificabile e quindi sottoposta a un Sue, «che può essere di natura pubblica oppure privata. Che cosa succede? Che si ritorna al valore iniziale di 20,80 euro al metro quadro; e se si tratta di un Sue pubblico si applica un coefficiente dello 0,50, se privato dello 0,75. Ad oggi il nostro Piano regolatore rimanda a un rapporto di pianificazione che deve essere ancora sottoscritto tra Regione, Provincia e il nostro Comune, oltre a quello limitrofo (Galliate, ndr), In questo momento non abbiamo nessun Sue, pertanto i soggetti interessati pagano l’imponibile abbattuto del 50%. Fatte queste premesse occorre aggiungere che la complessità della procedura per individuare tutte le “particelle” dell’area, a chi corrispondono e la posizione dei proprietari, richiede tempi molto lunghi».


Nella sua replica Sara Paladini (Pd) si è dichiarata «molto soddisfatta della risposta, della trasparenza e correttezza dei numeri, perché rafforzano la nostra posizione in merito alla situazione di Pernate. Nel precedente Consiglio comunale – ha aggiunto – è stato detto che una delle problematiche rispetto a non proseguire nel solco della logistica “pura” si riferiva al fatto che poi si sarebbe dovuto restituire l’Imu, perché la trasformazione urbanistica aveva prodotto una tassazione maggiore per i proprietari, Facendo finta che tutti questi importi siano stati corrisposti dal momento dell’approvazione del Prg stiamo parlando di più di un milione di euro. Sappiamo che un quell’area almeno la metà sono piccoli imprenditori qgricoli e quindi non soggetti al pagamento dell’Imu. Se fosse tutto vero la somma da restituire sarebbe di 600 mila euro. Una cifra non sostenibile dal punto di vista tributario, una non ragione per proseguire nella direzione scelta dall’amministrazione per Pernate».

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