Piano cave regionale, enti e imprese novaresi insieme per cambiarlo

Enti locali e operatori del settore cave del Novarese insieme per arrivare in tempi brevi a proporre una concreta ridefinizione del Piano estrattivo regionale (Prae) oggi ritenuto unanimemente lacunoso e penalizzante in particolare per il nostro territorio. È quanto emerso ieri, mercoledì 27 gennaio, dalla commissione Ambiente di Palazzo Natta, presieduta da Marco Uboldi (consigliere di minoranza), presente il presidente Federico Binatti con i tecnici provinciali del settore, oltre a una ampia rappresentanza di rappresentanti delle associazioni di categoria, delle aziende e dei relativi tecnici, convocati per avviare un percorso condiviso.

L’incontro è stato positivo e, al cammino unanime avviato a livello di amministrazione provinciale, ha visto convergere la volontà di chi lavora nel settore affinché si proceda speditamente e con una metodologia da condividere con le altre Province, per definire in modo ottimale il documento che dovrà regolare le attività estrattive in Piemonte per i prossimi 15 anni.

 

 

Al termine della riunione si è concordato che, già dai prossimi giorni, gli uffici della Provincia provvederanno ad avviare tavoli tecnici di incontro con le imprese e i comuni interessati, procedendo singolarmente per ridefinire ciascuno degli otto poli di attività estrattiva individuati in ordine alle potenzialità di sfruttamento nel rispetto dei vincoli ambientali.

La Provincia parte con il vantaggio di avere un piano esistente, il cosiddetto Paep, frutto di una lunga esperienza (fu definito dalla giunta Vedovato) e che ha reso il nostro territorio «virtuoso rispetto a quando accade in altre zone limitrofe». Potrà essere una base di partenza concreta, utile ad accelerare il lavoro ed anche, come sottolineato dall’ing. Davide Rabuffetti, dirigente del Settore Ambiente, «a portare in Regione poli novaresi coerenti e concordati e anche una metodologia da condividere con altre Province».

«Siamo qui per ascoltare il mondo del lavoro e le associazioni di categoria» aveva esordito in apertura il presidente Binatti spiegando che «la Regione ha deciso di sospendere i tavoli di confronto ma noi vogliamo procedere».

Subito dai rappresentati di imprese e organizzazioni imprenditoriali sono venute critiche al modo di operare della Regione. Stefano Ottaviani, responsabile del Settore Edilizia di Api Novara, Vco Vercelli, ha espresso preoccupazione: «Il Paep ha creato scompensi con le aree limitrofe ed ora si deve lavorare per la massima ottimizzazione e per raggiungere parità di trattamenti fra i territori. Facciamo corpo unico di fronte alla Regione nel ridefinire poli e bacini».

Marco Cerutti, di Confartigianato, ha espresso «perplessità nel vedere la cartografia del Prae, dopo gli anni passati per definire il piano novarese, che fortunatamente abbiamo. Il livello regionale è fermo a due anni fa e i dati del censimento sono d’epoca: sono da correggere».

Anche da alcuni operatori è venuta la considerazione che il Paep esistente sia «una buona base condivisa di conoscenza di giacimenti e pianificazione, punto di partenza per affrontare il tavolo regionale che ha sconfortato tutti».

L’arch. Guido Vallino ha poi annunciato che Confindustria Novara Vercelli Valsesia, di cui è consulente per le Politiche del territorio, «ha inviato una lettera all’assessore regionale» in cui si affrontano diversi problemi aperti, anche a fronte di un mondo imprenditoriale non coeso a livello piemontese, ribadendo come «è indispensabile che facciamo sistema a livello territoriale, visto che siamo l’unica Provincia con regole».

Vallino ha anche citato alcune cifre del piano regionale che vede «per gli otto poli novaresi un’area cavabile di 3,8 milioni di metri quadri, potenzialità in linea con l’attuale Paep» ma quella dell’intero Piemonte risulta sproporzionata «con una potenzialità estrattiva che potrebbe soddisfare le necessità dell’intera Unione Europea in 10 anni!».

L’incontro ha quindi approfondito le modalità tecniche con le quali intervenire nella ridefinizione dei poli (differenti da quelli del vecchio piano e taluni anche disegnati in aree in cui non sarebbe possibile escavare), sottolineando in particolare la necessità di tempi brevi e certi di fronte all’inerzia regionale.

«Da domattina al lavoro per calendarizzare i tavoli tecnici, per una operazione che ci vede primi in Regione» ha sintetizzato Uboldi. Quindi Binatti ha concluso: «Altri colleghi presidenti di Provincia mi chiedono con quali metodologie stiamo procedendo. È un percorso da codificare e farne spunto per gli altri enti. Garantisco la disponibilità di tutti a procedere concordemente. Questo è un percorso modello, da seguire nell’interesse del nostro territorio».


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Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.

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Enti locali e operatori del settore cave del Novarese insieme per arrivare in tempi brevi a proporre una concreta ridefinizione del Piano estrattivo regionale (Prae) oggi ritenuto unanimemente lacunoso e penalizzante in particolare per il nostro territorio. È quanto emerso ieri, mercoledì 27 gennaio, dalla commissione Ambiente di Palazzo Natta, presieduta da Marco Uboldi (consigliere di minoranza), presente il presidente Federico Binatti con i tecnici provinciali del settore, oltre a una ampia rappresentanza di rappresentanti delle associazioni di categoria, delle aziende e dei relativi tecnici, convocati per avviare un percorso condiviso.

L’incontro è stato positivo e, al cammino unanime avviato a livello di amministrazione provinciale, ha visto convergere la volontà di chi lavora nel settore affinché si proceda speditamente e con una metodologia da condividere con le altre Province, per definire in modo ottimale il documento che dovrà regolare le attività estrattive in Piemonte per i prossimi 15 anni.

 

 

Al termine della riunione si è concordato che, già dai prossimi giorni, gli uffici della Provincia provvederanno ad avviare tavoli tecnici di incontro con le imprese e i comuni interessati, procedendo singolarmente per ridefinire ciascuno degli otto poli di attività estrattiva individuati in ordine alle potenzialità di sfruttamento nel rispetto dei vincoli ambientali.

La Provincia parte con il vantaggio di avere un piano esistente, il cosiddetto Paep, frutto di una lunga esperienza (fu definito dalla giunta Vedovato) e che ha reso il nostro territorio «virtuoso rispetto a quando accade in altre zone limitrofe». Potrà essere una base di partenza concreta, utile ad accelerare il lavoro ed anche, come sottolineato dall’ing. Davide Rabuffetti, dirigente del Settore Ambiente, «a portare in Regione poli novaresi coerenti e concordati e anche una metodologia da condividere con altre Province».

«Siamo qui per ascoltare il mondo del lavoro e le associazioni di categoria» aveva esordito in apertura il presidente Binatti spiegando che «la Regione ha deciso di sospendere i tavoli di confronto ma noi vogliamo procedere».

Subito dai rappresentati di imprese e organizzazioni imprenditoriali sono venute critiche al modo di operare della Regione. Stefano Ottaviani, responsabile del Settore Edilizia di Api Novara, Vco Vercelli, ha espresso preoccupazione: «Il Paep ha creato scompensi con le aree limitrofe ed ora si deve lavorare per la massima ottimizzazione e per raggiungere parità di trattamenti fra i territori. Facciamo corpo unico di fronte alla Regione nel ridefinire poli e bacini».

Marco Cerutti, di Confartigianato, ha espresso «perplessità nel vedere la cartografia del Prae, dopo gli anni passati per definire il piano novarese, che fortunatamente abbiamo. Il livello regionale è fermo a due anni fa e i dati del censimento sono d’epoca: sono da correggere».

Anche da alcuni operatori è venuta la considerazione che il Paep esistente sia «una buona base condivisa di conoscenza di giacimenti e pianificazione, punto di partenza per affrontare il tavolo regionale che ha sconfortato tutti».

L’arch. Guido Vallino ha poi annunciato che Confindustria Novara Vercelli Valsesia, di cui è consulente per le Politiche del territorio, «ha inviato una lettera all’assessore regionale» in cui si affrontano diversi problemi aperti, anche a fronte di un mondo imprenditoriale non coeso a livello piemontese, ribadendo come «è indispensabile che facciamo sistema a livello territoriale, visto che siamo l’unica Provincia con regole».

Vallino ha anche citato alcune cifre del piano regionale che vede «per gli otto poli novaresi un’area cavabile di 3,8 milioni di metri quadri, potenzialità in linea con l’attuale Paep» ma quella dell’intero Piemonte risulta sproporzionata «con una potenzialità estrattiva che potrebbe soddisfare le necessità dell’intera Unione Europea in 10 anni!».

L’incontro ha quindi approfondito le modalità tecniche con le quali intervenire nella ridefinizione dei poli (differenti da quelli del vecchio piano e taluni anche disegnati in aree in cui non sarebbe possibile escavare), sottolineando in particolare la necessità di tempi brevi e certi di fronte all’inerzia regionale.

«Da domattina al lavoro per calendarizzare i tavoli tecnici, per una operazione che ci vede primi in Regione» ha sintetizzato Uboldi. Quindi Binatti ha concluso: «Altri colleghi presidenti di Provincia mi chiedono con quali metodologie stiamo procedendo. È un percorso da codificare e farne spunto per gli altri enti. Garantisco la disponibilità di tutti a procedere concordemente. Questo è un percorso modello, da seguire nell’interesse del nostro territorio».


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Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.