Piano di valorizzazione del castello, bagarre in consiglio comunale. La minoranza abbandona l’aula e va dal prefetto

Il documento avrebbe dovuto essere presentato e approvato sette mesi fa. L'assessore Moscatelli (indirettamente coinvolta): «C'è stato un disguido da parte del Comune, può succedere»

La miccia era già stata accesa lunedì in sede di commissione consiliare, ma lo scontro politico è deflagrato questa mattina – giovedì 20 luglio – nell’aula di Palazzo Cabrino dove il consiglio comunale (l’ultimo convocato prima della pausa estiva) era chiamato a votare il documento che approva il Piano di valorizzazione della Fondazione Castello.

I fatti. Lunedì in commissione Cultura il vicepresidente della Fondazione, l’avvocato Gianluigi Garone, ha presentato il Piano che oggi doveva essere discusso in consiglio. Un documento che, però, da statuto, deve essere approvato ogni anno entro il mese di ottobre; diversamente il sindaco può procedere alla rimozione dei componenti del consiglio di gestione della Fondazione per inadempienza. Insomma, un ritardo di sette mesi che non è passato inosservato all’opposizione, in particolare alla consigliera Sara Paladini.

Gli esponenti della minoranza si sono fin da subito irrigiditi sulle loro posizioni. A iniziare il fuoco di sbarramento il capogruppo del Pd Nicola Fonzo: «Il castello è uno dei tormentoni di questa amministrazione. Il nuovo Statuto prevede che il Piano di valorizzazione, che è ben diverso da uno delle attività, deve essere approvato entro il mese di ottobre ed è vincolante, pena la decadenza dei componenti il consiglio di gestione della Fondazione. Nel vostro documento si parla di programmi; e poi si accenna a disguidi», termine ammesso dallo stesso assessore Silvana Moscatelli, chiamata indirettamente in causa che ha affermato: «C’è stata una dimenticanza a livello dei servizi, la colpa è del Comune. Il Piano è stato presentato dalla Fondazione a dicembre, eravamo a fine anno, non p stato subito preso in esame. I disguidi capitano anche nelle migliori famiglie, non possiamo dare la responsabilità alla Fondazione».

In soccorso al provvedimento della giunta è intervento Andrea Crivelli (Forza Novara): «La narrativa che sta portando avanti la minoranza non corrisponde alla realtà dei fatti. È una polemica sul nulla, strumentale». «Qualcuno deve assumersi le sue responsabilità», ha replicato Paladini; «Non state facendo quello che prevede lo Statuto della Fondazione», ha rincarato Mario Iacopino (Movimento 5 Stelle) mentre per Pier Giacomo Baroni (Demos): «Quando si parla di un progetto occorrono dati, risorse, personale. Qui non c’è nulla».

«State facendo una tempesta in un bicchiere d’acqua – ha detto il sindaco Alessandro Canelli, appena entrato in aula dopo che una serie di impegni lo avevano tenuto lontano dai lavori all’inizio del dibattito -. Questo è un punto di partenza. Abbiamo ricevuto un documento e su quello siamo tenuti ad esprimerci».

Ancora da Fonzo due proposte: la prima il ritiro della delibera, la seconda un suo congelamento fino a settembre. Una mano tesa respinta dalla maggioranza: «Non ci sono impedimenti per votare – ha sostenuto ancora il primo cittadino –. Non si tratta in ogni caso di una legge scolpita e immutabile; ci potranno essere miglioramenti».

I capogruppo del Pd, seguito dai colleghi di 5 Stelle e Insieme per Novara, ha quindi annunciato che la minoranza non avrebbe partecipato al voto: «Lasciamo il consiglio e ci rechiamo dal prefetto, organo a cui le normative attribuiscono il potere di vigilanza su organismi come la Fondazione Castello. La cosa non finisce qui».

Il documento è stato quindi approvato con i venti voti della maggioranza e l’astensione di Francesca Ricca (Misto), mentre gli altri banchi sono rimasti vuoti (nella foto). I consiglieri di minoranza, nel frattempo, sono stati ricevuti a Palazzo Natta dal viceprefetto Marco Baldino, che li ha poi rimandati a un futuro incontro con il rappresentante del Governo, Francesco Garsia, per esaminare più dettagliatamente la situazione. Per il capogruppo del Pd non si è esclude un coinvolgimento della stessa Corte dei conti.

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Piano di valorizzazione del castello, bagarre in consiglio comunale. La minoranza abbandona l’aula e va dal prefetto

Il documento avrebbe dovuto essere presentato e approvato sette mesi fa. L’assessore Moscatelli (indirettamente coinvolta): «C’è stato un disguido da parte del Comune, può succedere»

La miccia era già stata accesa lunedì in sede di commissione consiliare, ma lo scontro politico è deflagrato questa mattina – giovedì 20 luglio – nell’aula di Palazzo Cabrino dove il consiglio comunale (l’ultimo convocato prima della pausa estiva) era chiamato a votare il documento che approva il Piano di valorizzazione della Fondazione Castello.

I fatti. Lunedì in commissione Cultura il vicepresidente della Fondazione, l’avvocato Gianluigi Garone, ha presentato il Piano che oggi doveva essere discusso in consiglio. Un documento che, però, da statuto, deve essere approvato ogni anno entro il mese di ottobre; diversamente il sindaco può procedere alla rimozione dei componenti del consiglio di gestione della Fondazione per inadempienza. Insomma, un ritardo di sette mesi che non è passato inosservato all’opposizione, in particolare alla consigliera Sara Paladini.

Gli esponenti della minoranza si sono fin da subito irrigiditi sulle loro posizioni. A iniziare il fuoco di sbarramento il capogruppo del Pd Nicola Fonzo: «Il castello è uno dei tormentoni di questa amministrazione. Il nuovo Statuto prevede che il Piano di valorizzazione, che è ben diverso da uno delle attività, deve essere approvato entro il mese di ottobre ed è vincolante, pena la decadenza dei componenti il consiglio di gestione della Fondazione. Nel vostro documento si parla di programmi; e poi si accenna a disguidi», termine ammesso dallo stesso assessore Silvana Moscatelli, chiamata indirettamente in causa che ha affermato: «C’è stata una dimenticanza a livello dei servizi, la colpa è del Comune. Il Piano è stato presentato dalla Fondazione a dicembre, eravamo a fine anno, non p stato subito preso in esame. I disguidi capitano anche nelle migliori famiglie, non possiamo dare la responsabilità alla Fondazione».

In soccorso al provvedimento della giunta è intervento Andrea Crivelli (Forza Novara): «La narrativa che sta portando avanti la minoranza non corrisponde alla realtà dei fatti. È una polemica sul nulla, strumentale». «Qualcuno deve assumersi le sue responsabilità», ha replicato Paladini; «Non state facendo quello che prevede lo Statuto della Fondazione», ha rincarato Mario Iacopino (Movimento 5 Stelle) mentre per Pier Giacomo Baroni (Demos): «Quando si parla di un progetto occorrono dati, risorse, personale. Qui non c’è nulla».

«State facendo una tempesta in un bicchiere d’acqua – ha detto il sindaco Alessandro Canelli, appena entrato in aula dopo che una serie di impegni lo avevano tenuto lontano dai lavori all’inizio del dibattito -. Questo è un punto di partenza. Abbiamo ricevuto un documento e su quello siamo tenuti ad esprimerci».

Ancora da Fonzo due proposte: la prima il ritiro della delibera, la seconda un suo congelamento fino a settembre. Una mano tesa respinta dalla maggioranza: «Non ci sono impedimenti per votare – ha sostenuto ancora il primo cittadino –. Non si tratta in ogni caso di una legge scolpita e immutabile; ci potranno essere miglioramenti».

I capogruppo del Pd, seguito dai colleghi di 5 Stelle e Insieme per Novara, ha quindi annunciato che la minoranza non avrebbe partecipato al voto: «Lasciamo il consiglio e ci rechiamo dal prefetto, organo a cui le normative attribuiscono il potere di vigilanza su organismi come la Fondazione Castello. La cosa non finisce qui».

Il documento è stato quindi approvato con i venti voti della maggioranza e l’astensione di Francesca Ricca (Misto), mentre gli altri banchi sono rimasti vuoti (nella foto). I consiglieri di minoranza, nel frattempo, sono stati ricevuti a Palazzo Natta dal viceprefetto Marco Baldino, che li ha poi rimandati a un futuro incontro con il rappresentante del Governo, Francesco Garsia, per esaminare più dettagliatamente la situazione. Per il capogruppo del Pd non si è esclude un coinvolgimento della stessa Corte dei conti.

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