Picchia e minaccia di morte la madre: arrestato dalla Polizia

Un quarantanovenne residente in corso Risorgimento è finito in manette per maltrattamenti in famiglia

Lui parla semplicemente di «brutto rapporto» con la madre, che spesso sfocia in reazioni incontrollate, litigi, discussioni, a dire dell’uomo a causa delle provocazioni continue dell’anziana. Il quadro descritto dalla donna, invece, è ben diverso: minacce di morte, botte, insulti, mai denunciati per paura di ritorsioni. Solo di recente lei ha avuto la forza di chiamare la polizia per segnalare l’ennesimo episodio di violenza casalinghe. Ha addirittura aspettato gli agenti in strada perché non voleva salire in casa per timore del figlio, spesso ubriaco, che le aveva puntato addosso un coltello dicendole che l’avrebbe buttata giù dal balcone.

E così l’uomo, A.B., quarantanovenne residente in corso Risorgimento a Novara, è finito in manette per maltrattamenti in famiglia. Secondo quanto denunciato dalla vittima, l’aggressione che ha portato all’arresto è solo l’ultimo di una lunga serie, punta dell’iceberg di una situazione che andrebbe avanti così ormai da diversi anni. Solo qualche settimana prima dell’intervento delle forze dell’ordine, lui le avrebbe detto: «Ti ammazzo a suon di sberle».

Il mese scorso il quarantenne avrebbe riempito di insulti la donna, durante una discussione, minacciando di scaraventarla giù dal balcone di casa. Spesso lei, per paura, si allontanava dall’abitazione per un po’ di tempo e si rifugiava per strada o da altri famigliari, aspettando che il figlio si calmasse. In casa teneva sempre la borsa a portata di mano, pronta nel caso fosse necessario scappare da botte e minacce. E anche di notte lei era sempre vigile: per andare a dormire aspettava sempre che il figlio si addormentasse per primo, per paura di essere aggredita nel sonno. In passato la donna ha effettuato anche delle registrazioni audio che proverebbero gli atteggiamenti minacciosi del famigliare.

Dopo l’arresto le indagini proseguiranno per ricostruire nella maniera più particolareggiata possibile tutti gli episodi di presunti maltrattamenti.

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Un quarantanovenne residente in corso Risorgimento è finito in manette per maltrattamenti in famiglia

Lui parla semplicemente di «brutto rapporto» con la madre, che spesso sfocia in reazioni incontrollate, litigi, discussioni, a dire dell’uomo a causa delle provocazioni continue dell'anziana. Il quadro descritto dalla donna, invece, è ben diverso: minacce di morte, botte, insulti, mai denunciati per paura di ritorsioni. Solo di recente lei ha avuto la forza di chiamare la polizia per segnalare l’ennesimo episodio di violenza casalinghe. Ha addirittura aspettato gli agenti in strada perché non voleva salire in casa per timore del figlio, spesso ubriaco, che le aveva puntato addosso un coltello dicendole che l’avrebbe buttata giù dal balcone.

E così l’uomo, A.B., quarantanovenne residente in corso Risorgimento a Novara, è finito in manette per maltrattamenti in famiglia. Secondo quanto denunciato dalla vittima, l’aggressione che ha portato all’arresto è solo l’ultimo di una lunga serie, punta dell’iceberg di una situazione che andrebbe avanti così ormai da diversi anni. Solo qualche settimana prima dell’intervento delle forze dell’ordine, lui le avrebbe detto: «Ti ammazzo a suon di sberle».

Il mese scorso il quarantenne avrebbe riempito di insulti la donna, durante una discussione, minacciando di scaraventarla giù dal balcone di casa. Spesso lei, per paura, si allontanava dall’abitazione per un po’ di tempo e si rifugiava per strada o da altri famigliari, aspettando che il figlio si calmasse. In casa teneva sempre la borsa a portata di mano, pronta nel caso fosse necessario scappare da botte e minacce. E anche di notte lei era sempre vigile: per andare a dormire aspettava sempre che il figlio si addormentasse per primo, per paura di essere aggredita nel sonno. In passato la donna ha effettuato anche delle registrazioni audio che proverebbero gli atteggiamenti minacciosi del famigliare.

Dopo l’arresto le indagini proseguiranno per ricostruire nella maniera più particolareggiata possibile tutti gli episodi di presunti maltrattamenti.

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