Da domani, domenica 29 novembre, il Piemonte diventa zona arancione. Negozi, centri estetici, toelettature e mercati di generi vari potranno riaprire con la possibilità di fruire al massimo degli orari di apertura fino alle 22. I centri commerciali e gli outlet, invece, che in base a quanto previsto rimarranno chiusi nel weekend (a eccezione di generi alimentari, farmacie, parafarmacie, tabaccherie ed edicole presenti al loro interno), durante l’apertura settimanale dovranno misurare la temperatura all’ingresso e garantire il controllo costante sul numero massimo di persone presenti dentro gli spazi.
Tutti gli esercizi dovranno predisporre un’adeguata cartellonistica, ben visibile dall’esterno, indicante il numero massimo di persone possibili all’interno: per quelli fino a quaranta metri quadrati può accedere una persona alla volta, oltre a un massimo di due operatori. Per locali di dimensione superiori l’accesso è regolamentato in funzione degli spazi disponibili. Sono consigliate prenotazioni tramite telefono, programmi digitali, quali app o siti web, per ridurre la gestione delle code.
Ha generato, invece, polemiche, la decisione di proseguire con la didattica a distanza per la la seconda e la terza media nonostante nella zone arancioni sia prevista la dad solo per le scuole superiori. «È una scelta dolorosa, ma necessaria – sottolinea il governatore Alberto Cirio -. Riaprire la scuola non è una priorità: è la priorità. Proprio per questo è fondamentale farlo in sicurezza, per non rischiare di dover richiudere fra un mese. Il Piemonte ha predisposto un piano sui trasporti e gli orari che credo sarebbe opportuno adottare a livello nazionale, se veramente si vuole garantire la scuola in presenza. Perché ripartire senza cambiare le condizioni dei trasporti scolastici e senza scaglionare gli orari di ingresso a scuola, in modo da consentire più turni dei mezzi pubblici che viaggiano al 50%, significa esporre al rischio molto concreto di un nuovo stop fra un mese, che sarebbe ancora più deleterio a ridosso degli esami di terza media e di maturità. Senza considerare l’impatto in prossimità delle feste: escludendo il ponte dell’Immacolata e le vacanze di Natale, ci sono circa 15 giorni di scuola effettivi da qui all’Epifania. Due settimane in cui i ragazzi rischiano concretamente di tornare a contagiarsi nel pre e post scuola, portando poi il virus in famiglia proprio nel momento in cui si trascorrono giornate di festa con i propri parenti, a cominciare dai nonni».
A spiegare la decisione della task force di epidemiologi ed esperti della Regione Piemonte ci sono i numeri: «Dall’apertura dell’anno scolastico il contagio in età scolare ha avuto un rapido incremento che ha toccato il picco massimo a fine ottobre, con una crescita che è stata esponenziale in particolare dagli 11 ai 18 anni e più graduale e contenuta fino ai 10 anni. Dall’introduzione della didattica a distanza la curva ha invertito la tendenza, evidenziando l’inizio di una fase in discesa. In particolare dal 26 ottobre (data di inizio della didattica a distanza alle superiori) al 22 novembre (settimana del Report che ha portato il Piemonte in zona arancione) i casi di positività nelle fasce 11-13 e 14-18 anni si sono dimezzati, passando da 483 a 218 (ogni 100 mila) nella età scolare delle medie e da 570 a 297 in quella legata alle scuole superiori».
«Ogni decisione relativa alla scuola è estremamente delicata, tanto più in questi mesi in cui abbiamo chiesto enormi sacrifici soprattutto ai ragazzi. Inevitabilmente apre un dibattito, anche aspro. E’ comprensibile perché si incrociano emozioni, fatiche, desideri di migliaia di famiglie. Proprio per questo servirebbe la massima serietà unita al massimo impegno – commenta il consigliere regionale del Pd e vice presidente della Commissione sanità Domenico Rossi -. Posso comprendere le motivazioni degli epidemiologi che raccomandano cautela. Ho già scritto ieri sera di quanta preoccupazione ci sia soprattutto per la condizione dei nostri ospedali che è tra le peggiori in Italia per quanto riguarda l’occupazione dei posti letto. Quello che non è assolutamente comprensibile è l’atteggiamento di questa giunta regionale che dall’inizio di questa pandemia non ne ha indovinata nemmeno una e che anche questa volta arriva in estremo ritardo. Se la Regione avesse preparato un piano di rientro per la scuola già quest’estate o ci avesse pensato durante le settimane di chiusura a causa della zona rossa oggi avremmo potuto fare ragionamenti diversi per i nostri ragazzi delle medie o per alcuni di loro. Così, invece, ancora una volta nulla da fare».
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Ma,certe cose non le comprendo,in Francia e Germania le scuole sono aperte ,da noi no boh,saremo più furbi degli altri …non so.d altronde da un paese che nel corso degli anni ha smontato pezzo per pezzo, scuola,sanità, trasporti non ci si può aspettare un granché.