Due mesi fa il Servizio di medicina trasfusionale dell’ospedale Maggiore, diretto dal dottor Gennaro Mascaro, in collaborazione con la Direzione medica (in particolare il dottor Philippe Caimmi) e la Struttura di anestesia e rianimazione diretta dal professor Francesco Della Corte aveva iniziato a testare l’utilizzo del plasma iperimmune da convalescenti (e per questo contenenti anticorpi) per la cura dei malati infettati da covid-19 (leggi qui). L’ospedale di Novara è stato il terzo italiano a partire con la sperimentazione, aderendo al protocollo del policlinico San Matteo di Pavia.
A un mese e mezzo dal primo prelievo di plasma, i risultati sono altamente positivi: 37 i donatori selezionati, 21 quelli da cui è stato prelevato il plasma e 9 (il decimo a inizio della prossima settimana) i pazienti trasfusi, non solo al Maggiore ma anche in altri ospedali della Regione (Orbassano, Vercelli, Ivrea).
I risultati sono stati decisamente positivi e il Servizio di medicina trasfusionale dell’Aou ha deciso di continuare in sinergia con il “San Matteo” di Pavia e l’ospedale “Sant’Anna” di Pisa (scelti come centri capofila per la sperimentazione nazionale) anziché scegliere diverse alternative: «Una questione di coerenza con quanto realizzato finora – afferma Mascaro – e anche perché altre proposte avrebbero significato rinunciare a due mesi di lavoro altamente positivi e che hanno già permesso di curare una decina di pazienti».