Per far capire che non scherzava aveva addirittura fatto intendere di avere una pistola. L’ex compagna non l’aveva mai vista, ma lui ripeteva spesso: «Prendo una Magnum e ti sparo». E poi ancora: «Ti do fuoco», «Ti ammazzo». Senza contare scenate di gelosia, insulti, aggressioni fisiche e psicologiche. In qualche occasione lei era stata costretta ad andare al pronto soccorso e lì aveva pure mentito ai medici, dichiarando di essersi fatta male da sola.
Una lunga serie di violenze casalinghe per le quali R.P., quarantanovenne già residente a Cameri con la donna, è stato condannato a 1 anno e 8 mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia e lesioni, coi benefici. Il pm aveva chiesto 1 anno e 4 mesi.
L’ex compagna l’aveva denunciato cinque anni fa raccontando alle forze dell’ordine quanto era avvenuto negli oltre quindici anni di convivenza: «Mi diceva sempre “Per te è la fine”. Spesso beveva e mi metteva le mani addosso. Una volta mi ha stretto così forte le mani al collo che pensavo volesse soffocarmi. Sono scappata in cortile e mi ha soccorso una vicina». I comportamenti vessatori si erano verificati anche di fronte ai figli: «Qualche anno fa, quando eravamo già separati, mi ha strappato dalle braccia il nostro bambino più piccolo e mi ha preso a calci e pugni. Ha cercato di distruggermi in tutti i modi». In una occasione d’incontro anche il tentativo della vittima di registrare le minacce di morte col cellulare: «Se ne è accorto e si è arrabbiato molto, abbiamo avuto una colluttazione e me l’ha lanciato addosso».
L’uomo si è dichiarato estraneo ai fatti e il suo difensore aveva chiesto l’assoluzione sollevando dubbi sull’attendibilità della vittima e sull’esatta ricostruzione di quanto avveniva fra le mura domestiche. Scontato l’appello.