Come nel resto d’Italia, anche a Novara oggi è scattato il giorno uno, o forse zero, della riapertura. E mentre anche diversi luoghi culto, a partire dalla Basilica di San Gaudenzio, si preparano a riabbracciare i fedeli con gli opportuni interventi previsti dalle norme di sicurezza, in centro di sono rialzate le prime saracinesche. Non tutte, però. Qualcuno ha preferito rimandare al pomeriggio, se non addirittura al giorno successivo, la formale riapertura. Qualche negozio storico (come Besozzi di corso Italia o Annoni sotto i portici di via Fratelli Rosselli) ha preferito sfruttare la mattinata di lunedì per rimettere tutto a posto: «Sono gli ultimi dettagli – dicono unicamente dal secondo – poi domani ricominceremo». Ultime pulizie dentro e fuori. C’è chi ne approfitta per lavare le vetrine e rimuovere i cartelli con le precedenti ordinanze ministeriali e posizionarne nuovi (“Mascherine e guanti obbligatori”, è il tassativo messaggio più… gettonato). Lungo le strade c’è voglia di chiacchierare, mantenendo le distanze, magari bevendo un caffè all’esterno degli esercizi aperti.
Sempre in corso Italia ha invece ripreso in pieno un altro negozio storico come “Santapolenta”: «La speranza è che ci sia entusiasmo da parte della gente – dice il titolare Alessandro Cattaneo – La voglia di ricominciare c’è, non solo per noi. Non è stato facile, perché siamo stati chiusi settanta giorni. Abbiamo dovuto lottare con tanta burocrazia, ma ad oggi di aiuti ne abbiamo avuti pochi».
Uno dei tanti problemi ai quali tanti commercianti hanno dovuto fare fronte è stato rappresentato, a fronte si uno “zero” nella colonna delle entrate, dalle spese di locazione, come ha ricordato Lucia Bonzanini, dell’omonima ottica di corso Cavour: «Qualcuno di noi, visto il particolare momento, ha sollecitato una riduzione dei canoni ma i proprietari non sono stati dello stesso avviso. E in più abbiamo dovuto sostenere i costi per fornirci degli strumenti previsti dalle nuove norme».
«Io posso ritenermi fortunato – ha detto ancora su questo argomento Cattaneo – perché sono proprietario dell’immobile. Capisco il problema di molti colleghi ma allo stesso tempo le esigenze dei proprietari: è una catena che si blocca. Adesso stiamo lottando con questo “protocollo di sanificazione” giunto molto tardi». Altra difficoltà riscontrata è stata quella con i fornitori: «Molta merce è rimasta nei magazzini e al momento siamo a metà rispetto a quelle che potrebbero essere le nostre potenzialità».
Poco più in là, in via Prina, il parrucchiere Antonio Biasco approfitta per dare le ultime sistemazioni al suo locale in vista della riapertura fissata martedì. Le sue principali lamentele, però, sono rivolte all’organizzazione della sua categoria: «Forse sarebbe bastato che qualcuno in alto avesse consultato noi prima di prendere decisioni. Sono trent’anni che osserviamo norme igieniche e sterilizziamo gli strumenti, solo per fare un banale esempio. Invece nulla».