Processo eternit: picchetto di Legambiente in occasione del Global Climate Strike

Processo eternit: picchetto di Legambiente in occasione del Global Climate Strike, davanti all’aula magna dell’Università del Piemonte orientale, che questa mattina (22 ottobre) ospita una nuova udienza del procedimento relativo alla nota vicenda avvenuta a Casale Monferrato.

«Nella giornata del Global Strike – spiega Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – vogliamo rimarcare ancora una volta la necessità di giustizia, attesa da 40 anni, per quello che è stato uno dei casi ambientali più grossi dello scorso secolo. Si stimano circa 3mila vittime fra lavoratori, lavoratrici, cittadini e cittadine. Ancora oggi ogni anno a Casale Monferrato vengono diagnosticati 50 mesoteliomi».

Il processo si celebra a Novara in quanto sede della Corte d’Appello a cui fanno riferimento anche le province di Alessandria e Vercelli. Alla sbarra c’è l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, per la morte causata dalla diffusione di fibra d’amianto di 392 persone che lavoravano nella fabbrica di Casale.

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Processo eternit: picchetto di Legambiente in occasione del Global Climate Strike, davanti all’aula magna dell’Università del Piemonte orientale, che questa mattina (22 ottobre) ospita una nuova udienza del procedimento relativo alla nota vicenda avvenuta a Casale Monferrato.

«Nella giornata del Global Strike – spiega Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – vogliamo rimarcare ancora una volta la necessità di giustizia, attesa da 40 anni, per quello che è stato uno dei casi ambientali più grossi dello scorso secolo. Si stimano circa 3mila vittime fra lavoratori, lavoratrici, cittadini e cittadine. Ancora oggi ogni anno a Casale Monferrato vengono diagnosticati 50 mesoteliomi».

Il processo si celebra a Novara in quanto sede della Corte d’Appello a cui fanno riferimento anche le province di Alessandria e Vercelli. Alla sbarra c’è l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, per la morte causata dalla diffusione di fibra d’amianto di 392 persone che lavoravano nella fabbrica di Casale.

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