Processo “Mensa dei poveri”, Sozzani condannato a un anno e un mese

L’attuale segretario provinciale novarese di Forza Italia ed ex deputato era indagato nel maxi processo milanese

Un anno e un mese di reclusione con pena sospesa per l’attuale segretario provinciale novarese di Forza Italia, ex deputato e presidente della provincia di Novara nel 2009, Diego Sozzani.

A seguito dell’inchiesta “Mensa dei poveri”, Sozzani è stato riconosciuto responsabile di finanziamento illecito. I giudici hanno assolto Sozzani da un caso di corruzione mentre lo hanno riconosciuto colpevole, insieme all’accusa di finanziamento illecito, per un secondo caso, aggiornando il reato in corruzione di persona incaricata di pubblico servizio. Per la sola presunta corruzione gli stessi pm avevano chiesto l’assoluzione.

L’operazione, partita nel 2019 e che ha portato al maxi processo al tribunale di Milano, ha visto coinvolti 63 imputati tra politici, imprenditori e funzionari pubblici in un sistema di mazzette, appalti, nomine pilotate e malaffare tra Piemonte e Lombardia. Un polverone giudiziario da molti ribattezzato come il peggior terremoto abbattutosi sulla politica italiana dopo Mani Pulite del 1992.

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L’attuale segretario provinciale novarese di Forza Italia ed ex deputato era indagato nel maxi processo milanese

Un anno e un mese di reclusione con pena sospesa per l’attuale segretario provinciale novarese di Forza Italia, ex deputato e presidente della provincia di Novara nel 2009, Diego Sozzani.

A seguito dell'inchiesta "Mensa dei poveri", Sozzani è stato riconosciuto responsabile di finanziamento illecito. I giudici hanno assolto Sozzani da un caso di corruzione mentre lo hanno riconosciuto colpevole, insieme all'accusa di finanziamento illecito, per un secondo caso, aggiornando il reato in corruzione di persona incaricata di pubblico servizio. Per la sola presunta corruzione gli stessi pm avevano chiesto l’assoluzione.

L'operazione, partita nel 2019 e che ha portato al maxi processo al tribunale di Milano, ha visto coinvolti 63 imputati tra politici, imprenditori e funzionari pubblici in un sistema di mazzette, appalti, nomine pilotate e malaffare tra Piemonte e Lombardia. Un polverone giudiziario da molti ribattezzato come il peggior terremoto abbattutosi sulla politica italiana dopo Mani Pulite del 1992.

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