Processo per Ludovica, parlano i testimoni che erano sulla giostra: «L’abbiamo vista accasciarsi e cadere»

La tragedia è avvenuta nel 2022 sul Mini Tagadà del Luna Park di Galliate. Altri dieci testimoni saranno ascoltati all’udienza di fine maggio.

Al processo per la morte di Ludovica Visciglia, la quindicenne di Trecate che aveva sbattuto la testa contro un ramo durante un giro sul Mini Tagadà del Luna Park di Galliate, la sera del 12 marzo 2022, hanno sfilato ieri molti ragazzi (per lo più minorenni) che si trovavano in piazza la sera della tragedia, qualcuno a bordo della giostra, altri poco distante. Ripetono tutti le stesse parole: «La giostra andava molto veloce. Chi era in piedi è volato per terra sul pavimento». Quasi nessuno ha visto la scena dell’impatto, ma solo quanto successo pochi istanti dopo: «Ludovica si è accasciata su un lato, poi è caduta in avanti». Sono momenti concitati, di panico, in cui qualcuno urlava di fermare la giostra. Proprio uno dei ragazzi, cugino della vittima, era stato fra i primi a chiamare il 118, perché si era subito accorto che Ludovica perdeva sangue dal capo.

Imputati di quell’incidente, con vari profili di colpa diversi a seconda del ruolo ricoperto all’epoca, sono il proprietario della giostra Luca Ferri, l’ex sindaco di Galliate Claudiano Di Caprio, il comandante della polizia locale Angelo Falcone, e l’ingegnere biellese Graziano Minero, che aveva effettuato dei collaudi: respingono gli addebiti e contro di loro sono costituiti parte civile i famigliari della vittima.

I ragazzi ascoltati come testimoni, qualcuno con un ricordo diretto, altri con una ricostruzione nata dalla condivisione di racconti fra amici, fa riferimento agli alberi troppo vicini. Fra loro una sedicenne che sulla giostra era rimasta lievemente ferita lo stesso giorno, ma nel pomeriggio. Ha raccontato in aula di aver sporto un braccio per spingere verso l’interno la testa di un’amica, perché durante i giri veloci, forse a causa del movimento ondulatorio, veniva quasi d’istinto andare indietro col capo: «Ho colpito col braccio un albero. La sera, prima dell’incidente in cui ha perso la vita la ragazza, sono andata a dirlo al giostraio ma lui mi ha risposto che tutto era regolare, a posto. Io, comunque, il giorno successivo sono andata al pronto soccorso».

Altri dieci testimoni saranno ascoltati all’udienza di fine maggio.

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Processo per Ludovica, parlano i testimoni che erano sulla giostra: «L’abbiamo vista accasciarsi e cadere»

La tragedia è avvenuta nel 2022 sul Mini Tagadà del Luna Park di Galliate. Altri dieci testimoni saranno ascoltati all’udienza di fine maggio.

Al processo per la morte di Ludovica Visciglia, la quindicenne di Trecate che aveva sbattuto la testa contro un ramo durante un giro sul Mini Tagadà del Luna Park di Galliate, la sera del 12 marzo 2022, hanno sfilato ieri molti ragazzi (per lo più minorenni) che si trovavano in piazza la sera della tragedia, qualcuno a bordo della giostra, altri poco distante. Ripetono tutti le stesse parole: «La giostra andava molto veloce. Chi era in piedi è volato per terra sul pavimento». Quasi nessuno ha visto la scena dell’impatto, ma solo quanto successo pochi istanti dopo: «Ludovica si è accasciata su un lato, poi è caduta in avanti». Sono momenti concitati, di panico, in cui qualcuno urlava di fermare la giostra. Proprio uno dei ragazzi, cugino della vittima, era stato fra i primi a chiamare il 118, perché si era subito accorto che Ludovica perdeva sangue dal capo.

Imputati di quell’incidente, con vari profili di colpa diversi a seconda del ruolo ricoperto all’epoca, sono il proprietario della giostra Luca Ferri, l’ex sindaco di Galliate Claudiano Di Caprio, il comandante della polizia locale Angelo Falcone, e l’ingegnere biellese Graziano Minero, che aveva effettuato dei collaudi: respingono gli addebiti e contro di loro sono costituiti parte civile i famigliari della vittima.

I ragazzi ascoltati come testimoni, qualcuno con un ricordo diretto, altri con una ricostruzione nata dalla condivisione di racconti fra amici, fa riferimento agli alberi troppo vicini. Fra loro una sedicenne che sulla giostra era rimasta lievemente ferita lo stesso giorno, ma nel pomeriggio. Ha raccontato in aula di aver sporto un braccio per spingere verso l’interno la testa di un’amica, perché durante i giri veloci, forse a causa del movimento ondulatorio, veniva quasi d’istinto andare indietro col capo: «Ho colpito col braccio un albero. La sera, prima dell’incidente in cui ha perso la vita la ragazza, sono andata a dirlo al giostraio ma lui mi ha risposto che tutto era regolare, a posto. Io, comunque, il giorno successivo sono andata al pronto soccorso».

Altri dieci testimoni saranno ascoltati all’udienza di fine maggio.

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