Provincia, tornano al lavoro i ragazzi del servizio civile

Smart working, misure di sicurezza, precauzioni e corretto utilizzo dei dispositivi di protezione sono le condizioni che hanno consentito il ritorno in servizio da parte dei quarantacinque giovani che fanno parte del progetto del Servizio civile coordinato dalla Provincia di Novara con la collaborazione della cooperativa Aurive. Insieme hanno creato un modello positivo e utile per il periodo dell’emergenza Corona virus. I ragazzi erano entrati in servizio lo scorso 20 febbraio ma avevano dovuto sospendere la loro esperienza a causa dell’emergenza.

 

 

«Il piano del Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio civile del 30 marzo, diventato operativo il 4 aprile – spiega Elena Foti, consigliere provinciale con delega al servizio civile – ha reso possibile la riattivazione dei progetti su tutto il territorio nazionale. Questo ha comunque determinato una rimodulazione del servizio, anche perché i ragazzi che rientrano nel progetto provinciale prestano servizio in scuole, biblioteche, musei e associazioni che, al momento sono chiuse o impegnate in iniziative legate alla gestione dell’emergenza. Si è quindi proceduto, con la supervisione dell’Ufficio del Servizio civile della Regione e la collaborazione degli enti di accoglienza, a ripensare, non senza complessità, ad alcuni contenuti del nostro progetto, seguendo la modalità smart working o assicurando le misure di sicurezza previste dal decreto ministeriale».

E’ stato così definito un welfare leggero per «rispondere alle necessità di informazioni, aiuto, farmaci, cibo, compagnia. collaborando inoltre per ridurre il sovraccarico al quale erano sottoposti gli Enti pubblici e socio-assistenziali: quarantacinque dei nostri ragazzi hanno accettato di prendere parte a queste nuove attività in sedi diverse rispetto a quelle alle quali erano stati inizialmente destinati e con progetti differenti rispetto a quelli della scelta iniziale del bando di selezione. Il numero di adesione dimostra la motivazione di questi giovani».

 

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Smart working, misure di sicurezza, precauzioni e corretto utilizzo dei dispositivi di protezione sono le condizioni che hanno consentito il ritorno in servizio da parte dei quarantacinque giovani che fanno parte del progetto del Servizio civile coordinato dalla Provincia di Novara con la collaborazione della cooperativa Aurive. Insieme hanno creato un modello positivo e utile per il periodo dell’emergenza Corona virus. I ragazzi erano entrati in servizio lo scorso 20 febbraio ma avevano dovuto sospendere la loro esperienza a causa dell’emergenza.     «Il piano del Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio civile del 30 marzo, diventato operativo il 4 aprile – spiega Elena Foti, consigliere provinciale con delega al servizio civile - ha reso possibile la riattivazione dei progetti su tutto il territorio nazionale. Questo ha comunque determinato una rimodulazione del servizio, anche perché i ragazzi che rientrano nel progetto provinciale prestano servizio in scuole, biblioteche, musei e associazioni che, al momento sono chiuse o impegnate in iniziative legate alla gestione dell’emergenza. Si è quindi proceduto, con la supervisione dell’Ufficio del Servizio civile della Regione e la collaborazione degli enti di accoglienza, a ripensare, non senza complessità, ad alcuni contenuti del nostro progetto, seguendo la modalità smart working o assicurando le misure di sicurezza previste dal decreto ministeriale». E’ stato così definito un welfare leggero per «rispondere alle necessità di informazioni, aiuto, farmaci, cibo, compagnia. collaborando inoltre per ridurre il sovraccarico al quale erano sottoposti gli Enti pubblici e socio-assistenziali: quarantacinque dei nostri ragazzi hanno accettato di prendere parte a queste nuove attività in sedi diverse rispetto a quelle alle quali erano stati inizialmente destinati e con progetti differenti rispetto a quelli della scelta iniziale del bando di selezione. Il numero di adesione dimostra la motivazione di questi giovani».  

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