Sui vaccini è cominciato il conto alla rovescia per le somministrazioni nelle aziende che hanno mezzo a disposizione i loro locali: sul territorio novarese sono più di cento. Si ipotizza l’inizio con i primi di maggio. A potersi vaccinare saranno i dipendenti ed eventualmente i famigliari, ma comunque persone che appartengono alle fasce d’età previste dal piano vaccinale.
Il protocollo nazionale, riferito alle imprese con più di quaranta dipendenti, è stato approvato la scorsa settimana dalla Conferenza Stato-Regioni. Cirio ha promesso che, una volta ricevuto l’elenco dei punti vaccinali, questo verrà incrociato con le Asl competenti che dovranno valutare l’idoneità dei luoghi.
«Il primo aspetto sono le procedure – afferma il presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia Gianni Filippa -. Si può decidere di vaccinare di modo semplice come è successo in Inghilterra o in Israele, metodo a cui non do un giudizio, oppure con protocolli più strutturati come è successo finora in Italia. In ogni caso Regione e Asl dovranno consegnare le linee guida alle aziende che sono già pronte anche medici e infermieri nell’ambito di quelle che saranno le regole sa seguire. Tra i nostri associati sono più di cento quelli che si sono messi a disposizione: dobbiamo vaccinare il più possibile, solo così si potrà riprendere normalmente il lavoro di sempre».
I medici di base, da parte loro, stanno svolgendo un servizio importante: «Venerdì siamo riuniti con Asl e comune di Novara per fare il punto della situazione – spiega il presidente dell’Ordine dei medici -. Ci è stato fatto notare che in provincia si sono messi a disposizione molti più medici di famiglia che in città; ci siamo dunque impegnati a spingere sulle adesioni, compatibilmente con il tempo che ognuno potrà mettere a disposizione, tranne che non decida di utilizzare il fine settimana. Abbiamo visto che questi nuovi ambulatori gestiti direttamente dai medici di base, molti dei quali in già in pensione ma tornati in servizio proprio per la campagna vaccinale, funzionano ed è quella la direzione. Credo che anche la disponibilità delle aziende proceda in questo senso e che, se i punti verranno aperti un po’ alla volta, non ci saranno problemi a reperire medici vaccinatori. Finora più del 30% ha dato la propria disponibilità e il numero sta crescendo, è solo questione di organizzazione».