Pusher torturato a morte nei boschi di Pombia: tre della banda a processo

Rinvio a giudizio con processo a settembre in Corte d’Assise, vista la gravità delle accuse

Rinvio a giudizio con processo a settembre in Corte d’Assise, vista la gravità delle accuse: tortura, cui è conseguita la morte dell’uomo massacrato di botte, ed estorsione. Così ha deciso il gup di Novara all’udienza preliminare per il delitto avvenuto il 6 maggio 2022 nei boschi di Pombia, nell’ambito di una vendetta interna alle bande di spacciatori di origine marocchina. Tre i pusher mandati a processo, ritenuti responsabili di aver teso un agguato all’amico: gli avrebbero portato via il suo cellulare, poi lo avrebbero legato ai polsi e percosso per ore, anche con pietre e bastoni, per poi trasportare e abbandonare il corpo, sfigurato e irriconoscibile, in una piazzola di sosta in Lombardia. Atri due imputati sono stati prosciolti in base alla riforma Cartabia, perché irreperibili e quindi non a conoscenza del giudizio.

In base a quanto emerso a conclusione delle indagini, il corpo era stato trovato all’alba del 7 maggio 2022 in una piazzola di sosta sulla strada statale 336 nel comune di Lonate Pozzolo. Era stato lanciato un appello nelle province fra Piemonte e Lombardia, a caccia di persone che potessero fornire qualche informazione. Aveva diversi tatuaggi, sugli arti, sull’addome e sulla schiena. Fin dall’inizio si era battuta la pista della droga. Qualche settimana dopo si era fatto vivo il padre e la vittima era stata identificata. Grazie a una serie di servizi di appostamento e alle intercettazioni, la polizia di Varese aveva verificato che il giovane spacciava nei boschi novaresi di Pombia, Oleggio, e Marano Ticino. Proprio in quella zona sarebbe stato torturato dagli altri componenti della sua banda per il presunto furto di droga. E, mentre gli praticavano le sevizie, alcuni del gruppo, fra cui anche la compagna del capo (poi fuggito all’estero), avevano chiamato il padre del ragazzo raccontando quanto stava accadendo. L’uomo, per liberare il figlio, si era reso disponibile a recuperare la cifra necessaria. Aveva chiesto altro tempo, ma la morte del giovane era avvenuta prima che potesse recuperare la somma. Dai boschi novaresi il corpo era stato poi trasportato e abbandonato a Lonate Pozzolo.

Le indagini sul delitto si erano estese scoprendo tutta una serie di cessioni di droga, per le quali otto marocchini hanno già patteggiato, mentre altri saranno giudicati per competenza territoriale in Lombardia.

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Pusher torturato a morte nei boschi di Pombia: tre della banda a processo

Rinvio a giudizio con processo a settembre in Corte d’Assise, vista la gravità delle accuse

Rinvio a giudizio con processo a settembre in Corte d’Assise, vista la gravità delle accuse: tortura, cui è conseguita la morte dell’uomo massacrato di botte, ed estorsione. Così ha deciso il gup di Novara all’udienza preliminare per il delitto avvenuto il 6 maggio 2022 nei boschi di Pombia, nell’ambito di una vendetta interna alle bande di spacciatori di origine marocchina. Tre i pusher mandati a processo, ritenuti responsabili di aver teso un agguato all’amico: gli avrebbero portato via il suo cellulare, poi lo avrebbero legato ai polsi e percosso per ore, anche con pietre e bastoni, per poi trasportare e abbandonare il corpo, sfigurato e irriconoscibile, in una piazzola di sosta in Lombardia. Atri due imputati sono stati prosciolti in base alla riforma Cartabia, perché irreperibili e quindi non a conoscenza del giudizio.

In base a quanto emerso a conclusione delle indagini, il corpo era stato trovato all’alba del 7 maggio 2022 in una piazzola di sosta sulla strada statale 336 nel comune di Lonate Pozzolo. Era stato lanciato un appello nelle province fra Piemonte e Lombardia, a caccia di persone che potessero fornire qualche informazione. Aveva diversi tatuaggi, sugli arti, sull’addome e sulla schiena. Fin dall’inizio si era battuta la pista della droga. Qualche settimana dopo si era fatto vivo il padre e la vittima era stata identificata. Grazie a una serie di servizi di appostamento e alle intercettazioni, la polizia di Varese aveva verificato che il giovane spacciava nei boschi novaresi di Pombia, Oleggio, e Marano Ticino. Proprio in quella zona sarebbe stato torturato dagli altri componenti della sua banda per il presunto furto di droga. E, mentre gli praticavano le sevizie, alcuni del gruppo, fra cui anche la compagna del capo (poi fuggito all’estero), avevano chiamato il padre del ragazzo raccontando quanto stava accadendo. L’uomo, per liberare il figlio, si era reso disponibile a recuperare la cifra necessaria. Aveva chiesto altro tempo, ma la morte del giovane era avvenuta prima che potesse recuperare la somma. Dai boschi novaresi il corpo era stato poi trasportato e abbandonato a Lonate Pozzolo.

Le indagini sul delitto si erano estese scoprendo tutta una serie di cessioni di droga, per le quali otto marocchini hanno già patteggiato, mentre altri saranno giudicati per competenza territoriale in Lombardia.

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