“Tutti dobbiamo fare la nostra parte, per essere all’altezza del compito della Pace”, queste sono le parole incisive di Albert Einstein che sono state ricordate in chiusura del Vertice di Vienna per la Pace in Ucraina lo scorso giugno. Ma se a parole la pace è l’obiettivo comune, nella realtà della diplomazia internazionale sembra che ci sia stato un impasse duraturo. La domanda rimane: “Quale pace?”. Questo è il quesito che ha dato il titolo all’appuntamento di approfondimento organizzato da diverse associazioni novaresi, nell’ambito della coalizione Europe for Peace e in continuità con quanto emerso al Vertice di Vienna e che si è tenuto giovedì 5 ottobre al castello di Novara. Un’occasione durante la quale esperti nel campo della diplomazia hanno parlato al pubblico per analizzare la complessa situazione in Ucraina.
Daniela Sironi, presidente della Comunità di Sant’Egidio, che ha recentemente partecipato alla preghiera per la pace a Berlino, ha affermato: «C’è un grande bisogno di parlare e di ascoltare parole di pace. E’ importante trasformare il conflitto armato in un dialogo costruttivo». Sironi ha poi ricordato l’operato di Sant’Egidio per la pace raggiunta in Mozambico dopo 27 mesi di negoziati, nel 1992: «In quell’occasione abbiamo utilizzato il metodo insegnatoci da Papa Giovanni XXIII, ovvero lasciando da parte ciò che divide e prendendo solo ciò che unisce. Anche in Ucraina, dove molti volontari vengono uccisi, l’aiuto umanitario è cruciale per sostenere la speranza di pace».