Raccolta di firme di DeMos per la riapertura degli uffici pubblici senza appuntamento

Gazebo questa mattina in piazza Matteotti. Il consigliere comunale Baroni: «Ci sono tante categorie di persone che non riescono a fissare un incontro telefonicamente a Palazzo Cabrino e ai Servizi sociali di corso Cavallotti, ma l'amministrazione mi ha risposto che manca personale»

Gazebo questa mattina, sabato 4 marzo, in piazza Matteotti, giusto a pochi metri da Palazzo Cabrino, da parte di DeMos (Democrazia solidale), per una raccolta di firme destinata a sollecitare la fruizione degli sportelli anagrafici senza appuntamento. Un servizio considerato ancora difficilmente accessibile, nonostante la fine dell’emergenza pandemica.


«Si tratta di un problema che riguarda la città di Novara – ha confermato il consigliere comunale Piergiacomo Baroni, impegnato in prima persona in questa “battaglia” – Chiediamo la riapertura degli uffici pubblici anagrafici anche senza appuntamento. Ci sono categorie di persone che riescono telefonicamente a ottenerlo come anziani, disabili e stranieri, che hanno difficoltà a telefonare, per non dire inviare una mail e addirittura dispongono di una “pec”. Va benissimo l’online, però bisogna prevedere anche un’alternativa».


«Il Covid è passato – ha proseguito l’esponente della minoranza – e diversi altri sportelli come l’Asl o l’Inail hanno riaperto al pubblico con accesso libero, il Comune no. Però l’amministrazione giustifica il fatto con la mancanza di personale. Si tratta di mantenere operativo uno sportello per tutte le persone che per diversi motivi non sono state in grado di fissare un appuntamento, senza dimenticare che a volte chi riesce a prenderlo si vede costretto ad attendere anche più di un’ora al freddo, parlo ovviamente degli scorsi mesi, davanti al Municipio. Senza dimenticare che il sabato mattina, quando tante persone avrebbero la possibilità di usufruire di questo servizio perché non lavorano, il palazzo del Comune rimane chiuso».


Ma il problema, secondo Baroni, non riguarderebbe unicamente Palazzo Cabrino: «Ci sono anche gli uffici dei Servizi sociali di corso Cavallotti. Considerando che il primo colloquio avviene telefonicamente. Un nonsenso». Obiettivo del consigliere comunale è di arrivare in breve a mille firme: «Finora siamo arrivati a trecento. Poi le porteremo dal sindaco e vederemo se ci darà ascolto». Ad un primo approccio con l’amministrazione Baroni si è però già visto rispondere con un “no”: «Ho già presentato in passato un’interrogazione sull’argomento e un intervento in occasione della discussione sul Bilancio, ma mi è stato risposto che non ce n’era bisogno perché i cittadini si sono abituati a prendere appuntamento. Però questo è un problema che esiste; bisognerebbe ogni tanto uscire dal palazzo e confrontarsi con la gente.


Un’altra possibilità potrebbe essere riprendere mano a progetto di un decentramento di questo tipo di servizi utilizzando le vecchie sedi dei CdQ («Non dico tutti i quartieri, ma almeno quattro o cinque»), ma la risposta sarebbe fin troppo ovvia: carenza di personale.

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Raccolta di firme di DeMos per la riapertura degli uffici pubblici senza appuntamento

Gazebo questa mattina in piazza Matteotti. Il consigliere comunale Baroni: «Ci sono tante categorie di persone che non riescono a fissare un incontro telefonicamente a Palazzo Cabrino e ai Servizi sociali di corso Cavallotti, ma l’amministrazione mi ha risposto che manca personale»

Gazebo questa mattina, sabato 4 marzo, in piazza Matteotti, giusto a pochi metri da Palazzo Cabrino, da parte di DeMos (Democrazia solidale), per una raccolta di firme destinata a sollecitare la fruizione degli sportelli anagrafici senza appuntamento. Un servizio considerato ancora difficilmente accessibile, nonostante la fine dell’emergenza pandemica.


«Si tratta di un problema che riguarda la città di Novara – ha confermato il consigliere comunale Piergiacomo Baroni, impegnato in prima persona in questa “battaglia” – Chiediamo la riapertura degli uffici pubblici anagrafici anche senza appuntamento. Ci sono categorie di persone che riescono telefonicamente a ottenerlo come anziani, disabili e stranieri, che hanno difficoltà a telefonare, per non dire inviare una mail e addirittura dispongono di una “pec”. Va benissimo l’online, però bisogna prevedere anche un’alternativa».


«Il Covid è passato – ha proseguito l’esponente della minoranza – e diversi altri sportelli come l’Asl o l’Inail hanno riaperto al pubblico con accesso libero, il Comune no. Però l’amministrazione giustifica il fatto con la mancanza di personale. Si tratta di mantenere operativo uno sportello per tutte le persone che per diversi motivi non sono state in grado di fissare un appuntamento, senza dimenticare che a volte chi riesce a prenderlo si vede costretto ad attendere anche più di un’ora al freddo, parlo ovviamente degli scorsi mesi, davanti al Municipio. Senza dimenticare che il sabato mattina, quando tante persone avrebbero la possibilità di usufruire di questo servizio perché non lavorano, il palazzo del Comune rimane chiuso».


Ma il problema, secondo Baroni, non riguarderebbe unicamente Palazzo Cabrino: «Ci sono anche gli uffici dei Servizi sociali di corso Cavallotti. Considerando che il primo colloquio avviene telefonicamente. Un nonsenso». Obiettivo del consigliere comunale è di arrivare in breve a mille firme: «Finora siamo arrivati a trecento. Poi le porteremo dal sindaco e vederemo se ci darà ascolto». Ad un primo approccio con l’amministrazione Baroni si è però già visto rispondere con un “no”: «Ho già presentato in passato un’interrogazione sull’argomento e un intervento in occasione della discussione sul Bilancio, ma mi è stato risposto che non ce n’era bisogno perché i cittadini si sono abituati a prendere appuntamento. Però questo è un problema che esiste; bisognerebbe ogni tanto uscire dal palazzo e confrontarsi con la gente.


Un’altra possibilità potrebbe essere riprendere mano a progetto di un decentramento di questo tipo di servizi utilizzando le vecchie sedi dei CdQ («Non dico tutti i quartieri, ma almeno quattro o cinque»), ma la risposta sarebbe fin troppo ovvia: carenza di personale.

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