Assolto anche in Appello a Torino. Non è lui il basista novarese del gruppo di rapinatori in trasferta dalla Sicilia che il 27 settembre 2016 aveva fatto irruzione nel caveau della filiale Bpn di Galliate attraverso un buco scavato in precedenza nelle cantine del palazzo, per scappare con un bottino da 65 mila euro.
I soldi erano stati ottenuti minacciando un dipendente appena arrivato in ufficio e costringendolo ad aprire le casseforti. Di quel colpo M.S., galliatese di 54 anni, era considerato il referente locale, anche in virtù del fatto che faceva come lavoro il muratore e aveva la possibilità di aiutare la «banda del buco» nel suo progetto. Era accusato di concorso in rapina e anche nei reati ad essa collegati, ovvero il sequestro di persona e il porto di armi.
L’uomo, come in primo grado, è stato assolto. A presentare appello era stata la procura di Novara che, sulla base di una serie di indizi, riteneva che l’imputato avesse fornito informazioni logistiche ai rapinatori per muoversi agevolmente nei luoghi dell’assalto. Ma il galliatese, fin da quando si era trovato iscritto nel registro degli indagati, ha sempre negato gli addebiti. I suoi legali, anche attraverso consulenze tecniche sulle celle telefoniche, sono riusciti a dimostrare che quel giorno il suo cellulare non era stato «agganciato» vicino alla banca, né aveva avuto contatti con quelli dei banditi, e soprattutto che M.S. non aveva alcuna conoscenza dei luoghi, dal momento che non era cliente della banca né vi era mai entrato per effettuare dei lavori edili.
Del gruppo di siciliani in trasferta a Novara i carabinieri aveva arrestato il capo missione (altri due componenti non sono mai stati identificati), e poi chi aveva loro fornito un appartamento a Cesano Maderno e chi aveva procurato il furgone per gli spostamenti dalla Lombardia al Novarese.