Ravanelli: «Cannavacciuolo? Una vicenda incresciosa». Bistrot chiuso definitivamente

Il presidente della Fondazione Teatro Coccia ancora una volta non usa mezzi termini. Nei locali pizzeria gourmet e ristorante?

«Quella del Bistrot Cannavacciuolo è una vicenda incresciosa: ancora oggi non sappiamo cosa ne sarà di quegli spazi: nessuno dell’azienda ci ha informati, nemmeno per vie brevi, nonostante le continue richieste». Il presidente della Fondazione Teatro Coccia, Fabio Ravanelli, non ha mai usato mezzi termini ogni volta che gli è stato chiesto di parlare della chiusura del Bistrot appartenente allo chef pluristellato più famoso d’Italia, di cui il Teatro è proprietario dei muri.

Ma questa mattina, 10 luglio, in occasione della commissione consiliare sull’andamento economico finanziario del Coccia, Ravanelli è stato anche più tagliente: « Lo dico da imprenditore: rimane il rammarico per una tempistica lunghissima resa ancora più insopportabile da quella saracinesca abbassata da sette mesi».

Percezione confermata dal consulente del Teatro, Massimo Melone: «Una vicenda strana, che abbiamo tenuto monitorata, ma non abbiamo mai ricevuto risposte. Scelte imprenditoriali che non sono nostre, ma è senz’altro un’anomalia pensare di tenere chiuso un locale per sette mesi e poi cederlo non in esercizio. A più riprese abbiamo chiesto informazioni anche sul nuovo operatore che dovrà subentrare, perchè se viene ceduto un ramo d’azienda, viene ceduto anche il contratto».

Nuovo operatore novarese, secondo quanto riportato dal giornale La Stampa, che dovrebbe portare nei locali di piazza Martiri una pizzeria gourmet e ristorante specializzato in piatti di pesce.

Ma che la chiusura dei locali fosse definitiva lo si era capito già dal mese di febbraio, quando La Voce – che per prima aveva portato alla luce la vicenda a un mese da quell’inverosimile avviso di pausa invernale appeso alla porta d’ingresso – interpellando il Gruppo aveva ricevuto come unica risposta delle altrettanto inverosimili «valutazioni su un eventuale cambio di format/offerta del locale».

Ora è ufficiale: la famiglia Cannavacciuolo-Primatesta ha deciso di investire in altre sedi, come l’ultima inaugurata in primavera nel Monferrato, «puntando su hospitaly e retail. Il Bistrot non rappresentava più uno spazio di crescita, poco in linea con il nostro presente, abbiamo preferito lasciarlo andare» ha dichiarato Cinzia, moglie di Antonino, in un’intervista a La Stampa.

Parole che aprono un’ampia riflessione sulla città di Novara, sulla sua capacità attrattiva e sulle decisioni coraggiose che la politica sarà tenuta prendere. E che non possono passare solo dalla logistica.

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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«Quella del Bistrot Cannavacciuolo è una vicenda incresciosa: ancora oggi non sappiamo cosa ne sarà di quegli spazi: nessuno dell’azienda ci ha informati, nemmeno per vie brevi, nonostante le continue richieste». Il presidente della Fondazione Teatro Coccia, Fabio Ravanelli, non ha mai usato mezzi termini ogni volta che gli è stato chiesto di parlare della chiusura del Bistrot appartenente allo chef pluristellato più famoso d’Italia, di cui il Teatro è proprietario dei muri.

Ma questa mattina, 10 luglio, in occasione della commissione consiliare sull’andamento economico finanziario del Coccia, Ravanelli è stato anche più tagliente: « Lo dico da imprenditore: rimane il rammarico per una tempistica lunghissima resa ancora più insopportabile da quella saracinesca abbassata da sette mesi».

Percezione confermata dal consulente del Teatro, Massimo Melone: «Una vicenda strana, che abbiamo tenuto monitorata, ma non abbiamo mai ricevuto risposte. Scelte imprenditoriali che non sono nostre, ma è senz’altro un’anomalia pensare di tenere chiuso un locale per sette mesi e poi cederlo non in esercizio. A più riprese abbiamo chiesto informazioni anche sul nuovo operatore che dovrà subentrare, perchè se viene ceduto un ramo d’azienda, viene ceduto anche il contratto».

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Ma che la chiusura dei locali fosse definitiva lo si era capito già dal mese di febbraio, quando La Voce – che per prima aveva portato alla luce la vicenda a un mese da quell’inverosimile avviso di pausa invernale appeso alla porta d’ingresso – interpellando il Gruppo aveva ricevuto come unica risposta delle altrettanto inverosimili «valutazioni su un eventuale cambio di format/offerta del locale».

Ora è ufficiale: la famiglia Cannavacciuolo-Primatesta ha deciso di investire in altre sedi, come l’ultima inaugurata in primavera nel Monferrato, «puntando su hospitaly e retail. Il Bistrot non rappresentava più uno spazio di crescita, poco in linea con il nostro presente, abbiamo preferito lasciarlo andare» ha dichiarato Cinzia, moglie di Antonino, in un’intervista a La Stampa.

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