Un gruppo ben organizzato di ladri di rame. Quasi dieci anni fa – si parla infatti di colpi avvenuti fra il febbraio e il giugno del 2014 – avevano fatto razzia in aziende ma anche in impianti di depurazione di acque reflue o cabine elettriche a caccia del cosiddetto «oro rosso», poi rivenduto nel mercato illecito dei ricettatori. Ognuno aveva compiti ben precisi: c’erano i promotori dell’organizzazione, formata per lo più da cittadini romeni, i coordinatori, e chi partecipava materialmente ai furti. In quel periodo avevano agito in provincia di Novara, in particolare a Varallo Pombia e Pombia, e poi nelle zone di Milano, Pavia e Cuneo.
Dopo alcuni proscioglimenti per prescrizione in udienza preliminare – i presunti autori erano stati scoperti a distanza di parecchio tempo – è approdato in tribunale a Novara il processo ad alcuni componenti della «banda del rame», G.A.V. e I.B., residenti nel Milanese, a vario titolo coinvolti in alcuni furti fra cui due avvenuti a Varallo Pombia, dove erano stati tranciati cavi nella linea di alta tensione di Terna Rete Italia, e poi gli italiani C.O. e M.F., accusati di ricettazione per aver ricevuto nell’impianto Effe Emme di Cameri cavi di rame e altra attrezzatura rubati nel giugno del 2014.
Altri quattro cittadini romeni sono irreperibili e per loro è stato già pronunciato il proscioglimento per mancata conoscenza del processo, in base alla recente riforma Cartabia. Prescritta anche l’iniziale accusa di associazione per delinquere, visto che, in base a quanto emerso nel corso delle indagini, si trattava di una banda formata da numerose persone.
All’identificazione del gruppo di ladri si è arrivati a distanza di parecchio tempo dai fatti, soprattutto grazie a intercettazioni telefoniche e altre indagini tecniche. Il giudice, avviando il processo, ha disposto la trascrizione delle conversazioni.