Regione: «Criticità nelle case di riposo? Colpa della mancanza di dpi». L’ha detto senza mezzi termini nella conferenza stampa di oggi dalla sede dell’Unità di crisi regionale, Roberto Testi, presidente del Comitato tecnico scientifico, ribattendo alle accuse sulla gestione delle case di riposo. Quello delle Rsa, infatti, è un grande buco nero di questa emergenza sanitaria, una polveriera già esplosa in diverse strutture anche sul territorio novarese. Come già detto, sorvegliati speciali sono, in modo particolare le Rsa di Borgomanero, Invorio, Oleggio, Orta, Pogno e la San Francesco di Novara tanto che la Procura ha aperto un’indagine.
«Sapevamo tutti che questo sarebbe stato il problema – ha dichiarato Testi – così come nelle comunità e dei dormitori. Nelle Rsa, però, il problema non poteva essere risolto sono strutture non gestite dalle Asl. Dopo il 15 marzo sono state date disposizioni per tutelare la salute degli ospiti: il problema non è sorto perchè i tamponi non sono stati fatti prima: il fatto è che il paziente sintomatico deve essere isolato».
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Per quanto riguarda i dispositivi di protezione (dpi) «si tratta di un problema a livello mondiale . ha proseguito Testi – che deriva da una gestione centrale dell’approvvigionamento scarso e che ci ha costretti a inventare delle strategie. A parte l’antipatica questione di chi deve fornire i dpi ai medici di base, non certo del Asl perchè non è previsto dal contratto seppur siamo in una situazione di emergenza, è stata proprio la mancanza di dispositivi che ha generato l’assenza dei medici nelle Ras: se la situazione è critica è perchè le strutture hanno avuto una presenza medica meno importante».
Sulla discussa delibera di giunta regionale, mai del tutto resa nota, nella quale la Regione avrebbe disposto posti letto per malati covid nelle case di riposo, Testi ha dichiarato: «Non significa che i pazienti devono essere mescolati, ma che devono essere messe a disposizioni strutture in grado di ospitare pazienti positivi dimessi che non hanno un domicilio adeguato a proseguire la terapia».
«La delibera non prevede di infettare le Rsa – ha affermato Antonio Rinaudo, responsabile dell’ufficio di coordinamento legale dell’area giuridica – ma dà indicazioni rispetto all’utilizzo di strutture nuove o mai usate oppure funzionanti ma che al loro interno abbiano percorsi di isolamento con personale dedicato che non deve avere contatti con altri pazienti».
Testi ha poi analizzato l’annoso problema dei tamponi: «È vero che in Piemonte se ne fanno meno che in Veneto – ha detto – ma non per una questione legata alla nostra volontà; piuttosto perchè quando è cominciata l’emergenza la nostra regione aveva solo due laboratori in grado di fare i test per un massimo di 400 al giorno. In Veneto ce n’erano già 14 e solo in quello di Padova, dove ne facevano 1500 al giorno, ora si è arrivati a 3500. Ora abbiamo 18 laboratori per un totale di 5000 esami al giorno: se avessimo avuto la stessa lungimiranza del Veneto non avremmo comunque avuto i mezzi. E poi non bisogna dimenticare che fare tamponi serve a individuare puntualmente il virus, ma non è un risultato che dà prospettiva nel tempo».
E poi l’affondo verso i colleghi medici: «Siamo stati colpiti alle spalle da colleghi che hanno mosso critiche senza essere sul campo. Stiamo giocando una partita molto triste perchè tanti medici degli ospedali si sono ammalati, altri sono mancati e quando si parla di questo non si possono fare polemiche ma solo portare avanti un sentimento che è il senso dell’onore che fa sentire noi medici riappropriati di quel ruolo sociale che negli ultimi tempi avevamo perso».