Con la firma avvenuta stamattina, venerdì 17 febbraio, nell’aula consiliare di Palazzo Cabrino, è stato rinnovato il protocollo d’intesa fra il Comune e tutti i soggetti coinvolti nel progetto per la realizzazione di percorsi di inclusione sociale dedicati al recupero del patrimonio ambientale, del decoro urbano, ma anche dell’edilizia sociale attraverso l’utilizzo di una decina di “ospiti” della casa circondariale di via Sforzesca.
«Un progetto già conosciuto che si era purtroppo interrotto – ha esordito il sindaco Alessandro Canelli – Sono bastate un paio di riunioni per rimetterci d’accordo per dare continuità a un’attività che reputo molto importante, perché da una parte va in una direzione della finalità di recupero di coloro i quali sono detenuti e dall’altro offre una grande mano alla città. Grazie a questo protocollo molto spesso abbiamo ottenuto risultati straordinari anche nelle scuole».
«La città di Novara – ha aggiunto la direttrice del carcere Rosalia Marino – è stata quella che ha avviato questo progetto quasi vent’anni fa. Con il territorio c’è sempre stata collaborazione. E’ logico che poi questo progetto sia andato affinandosi. Per noi è importantissimo perché ha una duplice valenza: dare un significato a quella che è la pena come rieducazione e restituzione sociale offrendo un beneficio al territorio ma anche allo stesso personale di Polizia penitenziaria».
La “scelta” di questa opportunità che viene offerta ai detenuti avviene dopo un’accurata selezione e, soprattutto, il via libera da parte del magistrato sorveglianza. Ruolo ricoperto da Marta Criscuolo, che ha voluto ricordare come il progetto, «partito nell’ambito circoscritto al recupero del patrimonio ambientale, ora si estende anche al settore dell’edilizia sociale con l’Atc, impiegando i detenuti in tutte le opere di manutenzione di questi alloggi, ma anche interventi di sgombero e pulizia. Lavori tutti utili alla collettività e che consentono ai soggetti coinvolti di avere a disposizione forza lavoro».
Ancora per il Comune l’assessore Luca Piantanida è ritornato sul «grande valore sociale del progetto, proprio per dar modo ai detenuti di potersi in qualche modo “riscattare”. Da qui il coinvolgimento dell’Atc, perché in questo momento storico abbiamo bisogno di appartamenti. I detenuti con le loro capacità e professionalità possono veramente fare la differenza e aiutare nella sistemazione degli alloggi in tempi più brevi e consentire di poterli assegnare a chi ne ha diritto».
Un “grazie” è giunto dalle due aziende coinvolte, l’Atc Piemonte Nord, rappresentata dal suo presidente Marco Marchioni, e Assa, con il suo direttore Alessandro Battaglino: «Un protocollo che si applica nel nostro piano di operatività – ha detto il primo – Gestiamo per conto di Regione e Comuni alloggi per i nuclei familiari in difficoltà; questo ulteriore passaggio ci aiuta a intervenire in favore di un reinserimento sociale di soggetti che si trovano quasi a fine pena con una qualifica lavorativa che potranno sfruttare un domani. Si innesca un circolo virtuoso che può essere esportato anche in altre realtà».
«Novara ha una grande peculiarità – ha concluso Battaglino – Quella di avere una grande attenzione per il verde e il decoro urbano. L’impiego dei detenuti in quest’ambito aiuta a migliorare la qualità cittadina. Dopo averla già sperimentata negli scorsi anni stiamo cominciando a guardare al futuro, mettendo in condizione queste persone non solo di poter mantenere quelle professionalità che li aiuteranno a un reinserimento successivo».
Infine qualche dato. I detenuti coinvolti saranno una decina, con la previsione di un’attività da svolgersi a cadenza settimanale. Nel periodo 2014-’15 sono state coperte 350 giornate – uomo che hanno coinvolto complessivamente 57 soggetti; cifre poi salite – negli anni pre Covid (sino quindi al 2019) c’è stato un ampliamento della gamma di interventi per mille giornate – uomo e la partecipazione di 140 detenuti.