«Mi devi dei soldi»: l’ex dipendente sosteneva di vantare una sorta di credito-indennizzo per aver lavorato nella cava di Romentino. E, dopo alcune telefonate di minaccia, non erano mancate visite al dirigente della società «Ricciardo», con richieste di 70 mila euro poi saliti a 100 mila col passare delle settimane. Per quel ricatto risalente al novembre 2017, l’autotrasportatore F.G., 74enne già dipendente della cava Ricciardo fra il 2004 e il 2009, è stato condannato a 2 anni per tentata estorsione e lesioni, con sentenza definitiva in Cassazione. Inutile il tentativo della difesa di sostenere che quella dell’imputato fosse una pretesa legittima, dal momento che l’impresa gli doveva veramente dei soldi e lui si era rivolto perfino a un legale per ottenerli. Si era invocata anche una derubricazione in esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Ma, è emerso al processo, per chiedere i soldi si era fatto ricorso a minacce, aiuto di conoscenti, e si erano perfino millantate conoscente nella criminalità di spessore.
In passato l’autotrasportatore F.G. aveva perfino gestito la cava in località Molinetto, ed era già stato arrestato nel 2013 dall’Antimafia di Milano nel corso di un’operazione contro alcune imprese vicine alla ‘ndrangheta, che smaltivano illecitamente rifiuti, anche a Romentino. Scontati i suoi problemi con la giustizia, secondo quanto avevano verificato i carabinieri di Novara, si era rifatto vivo con gli allora dirigenti della cava e aveva iniziato a minacciarli per avere soldi. Dopo le telefonate, nel novembre di sei anni fa, non erano mancate visite in sede, con richieste di 70 mila euro poi lievitati. Era volato qualche schiaffo. Da qui la denuncia da parte delle vittime, denuncia che, il 21 novembre 2017, aveva portato il gip ad emettere una misura cautelare nei confronti dell’ex dipendente.