Rose bianche e palloncini colorati per l’ultimo saluto a Julia Ituma

Nella chiesa di San Filippo Neri alla Bovisasca di Milano si sono tenute questa mattina, martedì 18 aprile, le esequie della giovane pallavolista della Igor morta in Turchia la scorsa settimana. Il parroco: «Le tenebre quando sono messe nella luce scoppia la verità»

Rose bianche sulla bara di legno chiaro, palloncini colorati gialli e blu, i colori della Polisportiva San Filippo Neri, la principale realtà del quartiere della Bovisasca. E ancora canti e musica, dalle colonne sonore di Morricone all’Alleluja di Cohen. In questa atmosfera, commossa ma composta, si sono tenute questa mattina nella chiesa di San Fillpo Neri a Milano le esequie di Julia Ituma, la giovane pallavolista della Igor Volley scomparsa la scorsa settimana in Turchia.


In molti, con tanti novaresi, cominciando dai tifosi del “Baluardo”, hanno voluto esserci. Gente del quartiere che l’aveva vista nascere, crescere e muovere i primi passi a livello agonistico si sono stretti attorno alla mamma Elizabeth, alla zia Ethel, alla sorella Vanessa e al fratellino Daniel. Ci sono i rappresentanti della comunità nigeriana del capoluogo lombardo e le autorità, guidata dal ministro dello Sport Andrea Abodi, entrato in chiesa con il presidente della Lega volley femminile Mauro Fabris e il sindaco di Novara Alessandro Canelli. La Regione Piemonte è rappresentata dall’assessore Matteo Marnati, la Provincia di Novara dalla consigliera delegata Annaclara Iodice. Ci sono anche i vertici della Federvolley, con il presidente Giuseppe Manfredi e il direttore tecnico federale Marco Mencarelli. Il primo cittadino di Milano, Giuseppe Sala, è rappresentato dalla presidente del Municipio 9, Anita Pirovano.


La Igor è giunta al completo, con le compagne della prima squadra e una rappresentanza del settore giovanile; gli staff tecnici con Stefano Lavarini in testa e i dirigenti, guidati dal patron Fabio Leonardi, dalla presidente del club suor Giovanna Saporiti e dal direttore generale Enrico Marchioni. Diverse anche le delegazioni di altre società presenti, cominciando dal Club Italia.


Durante la funzione religiosa il parroco don Ivan Bellini ha inizialmente letto un messaggio fatto pervenire dall’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, nel quale il titolare della cattedra ambrosiana ha parlato della morte della giovane come di un “enigma incomprensibile”. Poi, nell’omelia, don Bellini, dopo aver citato un proverbio africano, ha scelto una frase di papa Francesco pronunciata in piazza San Pietro un anno fa: «A volte la vita ci fa sentire soli, facendoci toccare le fragilità, ma noi meritiamo di essere amati come siano». E ancora: «Non bisogna vergognarsi di avere paura del buio. La paure vanno raccontate per poter essere cacciate. Sono il buio delle tenebre, che quando sono messe nella luce scoppia la verità». Nelle parole finali di un amico che stava aiutando la ragazza a prepararsi per affrontare il mondo universitario una volta conseguito il diploma di maturità un ulteriore messaggio a tutti i giovani: «Julia aveva un grande progetto. Bisogna coltivare lo studio, perché è quello che può dare la libertà di potersi esprimere. Per questo occorre parlare».

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Rose bianche e palloncini colorati per l’ultimo saluto a Julia Ituma

Nella chiesa di San Filippo Neri alla Bovisasca di Milano si sono tenute questa mattina, martedì 18 aprile, le esequie della giovane pallavolista della Igor morta in Turchia la scorsa settimana. Il parroco: «Le tenebre quando sono messe nella luce scoppia la verità»

Rose bianche sulla bara di legno chiaro, palloncini colorati gialli e blu, i colori della Polisportiva San Filippo Neri, la principale realtà del quartiere della Bovisasca. E ancora canti e musica, dalle colonne sonore di Morricone all’Alleluja di Cohen. In questa atmosfera, commossa ma composta, si sono tenute questa mattina nella chiesa di San Fillpo Neri a Milano le esequie di Julia Ituma, la giovane pallavolista della Igor Volley scomparsa la scorsa settimana in Turchia.


In molti, con tanti novaresi, cominciando dai tifosi del “Baluardo”, hanno voluto esserci. Gente del quartiere che l’aveva vista nascere, crescere e muovere i primi passi a livello agonistico si sono stretti attorno alla mamma Elizabeth, alla zia Ethel, alla sorella Vanessa e al fratellino Daniel. Ci sono i rappresentanti della comunità nigeriana del capoluogo lombardo e le autorità, guidata dal ministro dello Sport Andrea Abodi, entrato in chiesa con il presidente della Lega volley femminile Mauro Fabris e il sindaco di Novara Alessandro Canelli. La Regione Piemonte è rappresentata dall’assessore Matteo Marnati, la Provincia di Novara dalla consigliera delegata Annaclara Iodice. Ci sono anche i vertici della Federvolley, con il presidente Giuseppe Manfredi e il direttore tecnico federale Marco Mencarelli. Il primo cittadino di Milano, Giuseppe Sala, è rappresentato dalla presidente del Municipio 9, Anita Pirovano.


La Igor è giunta al completo, con le compagne della prima squadra e una rappresentanza del settore giovanile; gli staff tecnici con Stefano Lavarini in testa e i dirigenti, guidati dal patron Fabio Leonardi, dalla presidente del club suor Giovanna Saporiti e dal direttore generale Enrico Marchioni. Diverse anche le delegazioni di altre società presenti, cominciando dal Club Italia.


Durante la funzione religiosa il parroco don Ivan Bellini ha inizialmente letto un messaggio fatto pervenire dall’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, nel quale il titolare della cattedra ambrosiana ha parlato della morte della giovane come di un “enigma incomprensibile”. Poi, nell’omelia, don Bellini, dopo aver citato un proverbio africano, ha scelto una frase di papa Francesco pronunciata in piazza San Pietro un anno fa: «A volte la vita ci fa sentire soli, facendoci toccare le fragilità, ma noi meritiamo di essere amati come siano». E ancora: «Non bisogna vergognarsi di avere paura del buio. La paure vanno raccontate per poter essere cacciate. Sono il buio delle tenebre, che quando sono messe nella luce scoppia la verità». Nelle parole finali di un amico che stava aiutando la ragazza a prepararsi per affrontare il mondo universitario una volta conseguito il diploma di maturità un ulteriore messaggio a tutti i giovani: «Julia aveva un grande progetto. Bisogna coltivare lo studio, perché è quello che può dare la libertà di potersi esprimere. Per questo occorre parlare».

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