Rossi (Pd): «Caos scuola colpa della Regione: non dà indicazioni univoche. Troppo comodo demandare alle Asl»

Il consigliere regionale punta il dito contro l'amministrazione Cirio: «Cosa ci aspettiamo dai cittadini se nemmeno gli addetti ai lavori capiscono cosa sta succedendo?»

«La scuola primaria è nel caos non per colpa della pandemia, ma della Regione che non è in grado di assumere decisioni univoche, valide per tutto il territorio regionale. Troppo comodo demandare alle Asl l’assunzione di decisioni. La gestione deve essere nelle mani della giunta». Il consigliere regionale e vice presidente della commissione Sanità Domenico Rossi accusa l’amministrazione Cirio della confusione che sta coinvolgendo la scuola primaria tra quarantene, tamponi e tracciamenti.

«A che cosa serve avere un presidente, un assessore alla Sanità, un’unità di crisi se poi le decisioni devono essere prese dai singoli territori? Quale volete che sia il punto di vista di chi ogni giorno vaccina e fa tamponi da mesi, senza nemmeno essersi fermato a Natale e Capodanno? – afferma Rossi -. Non capisco perhè non si possa copiare da modelli che funzionano, In Lombardia, ad esempio, se c’è un caso positivo in classe l’Asl avvisa il dirigente scolastico che a sua volta avvisa gli studenti i quali, con questa comunicazione, vanno in farmacia per fare il tampone T0. Se le Asl non riescono a fare tutti i tamponi necessari la soluzione non è chiudere la scuola e nemmeno demandare a loro una scelta come questa. Serve un livello gerarchico superiore che metta in campo scelte univoche e soluzioni nuove»

«Il Governo dispone che con un caso si fanno i tamponi, la Regione scarica sull’Asl che decide di mandare tutti in quarantena perché non riesce a fare i tamponi. Una follia – aggiunge il consigliere -. Dopo due anni non abbiamo ancora capito che in pandemia c’è un livello di risposte che è quantitativo (quanti tamponi facciamo, quanti vaccini, ecc…), ma è fondamentale un livello di risposte qualitativo, in cui certamente rientra una chiarezza di comunicazione. Ma cosa ci aspettiamo dai cittadini se nemmeno gli addetti ai lavori capiscono cosa sta succedendo? Se in base a dove abiti puoi andare a scuola oppure no? Se chiediamo di vaccinare i bambini e poi questo non ha alcuna influenza sulla possibilità di restare a scuola?».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Il consigliere regionale punta il dito contro l’amministrazione Cirio: «Cosa ci aspettiamo dai cittadini se nemmeno gli addetti ai lavori capiscono cosa sta succedendo?»

«La scuola primaria è nel caos non per colpa della pandemia, ma della Regione che non è in grado di assumere decisioni univoche, valide per tutto il territorio regionale. Troppo comodo demandare alle Asl l'assunzione di decisioni. La gestione deve essere nelle mani della giunta». Il consigliere regionale e vice presidente della commissione Sanità Domenico Rossi accusa l'amministrazione Cirio della confusione che sta coinvolgendo la scuola primaria tra quarantene, tamponi e tracciamenti.

«A che cosa serve avere un presidente, un assessore alla Sanità, un'unità di crisi se poi le decisioni devono essere prese dai singoli territori? Quale volete che sia il punto di vista di chi ogni giorno vaccina e fa tamponi da mesi, senza nemmeno essersi fermato a Natale e Capodanno? - afferma Rossi -. Non capisco perhè non si possa copiare da modelli che funzionano, In Lombardia, ad esempio, se c’è un caso positivo in classe l'Asl avvisa il dirigente scolastico che a sua volta avvisa gli studenti i quali, con questa comunicazione, vanno in farmacia per fare il tampone T0. Se le Asl non riescono a fare tutti i tamponi necessari la soluzione non è chiudere la scuola e nemmeno demandare a loro una scelta come questa. Serve un livello gerarchico superiore che metta in campo scelte univoche e soluzioni nuove»

«Il Governo dispone che con un caso si fanno i tamponi, la Regione scarica sull’Asl che decide di mandare tutti in quarantena perché non riesce a fare i tamponi. Una follia - aggiunge il consigliere -. Dopo due anni non abbiamo ancora capito che in pandemia c’è un livello di risposte che è quantitativo (quanti tamponi facciamo, quanti vaccini, ecc…), ma è fondamentale un livello di risposte qualitativo, in cui certamente rientra una chiarezza di comunicazione. Ma cosa ci aspettiamo dai cittadini se nemmeno gli addetti ai lavori capiscono cosa sta succedendo? Se in base a dove abiti puoi andare a scuola oppure no? Se chiediamo di vaccinare i bambini e poi questo non ha alcuna influenza sulla possibilità di restare a scuola?».

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