Ruba in una casa ma lascia un mozzicone con il Dna: condannato a 5 anni

Un ladro seriale che aveva colpito anche nel Novarese: il 15 agosto era entrato nell’abitazione di una famiglia di Fontaneto d’Agogna

In quel periodo lo avevano fermato sei volte e per sei volte aveva dato identità diverse, per non far capire alle forze dell’ordine che era la persona più volte finita nei guai per furto in appartamento. Un ladro seriale, insomma. Un ladro che aveva colpito anche nel Novarese: il 15 agosto era entrato nell’abitazione di una famiglia di Fontaneto d’Agogna, in quel momento in vacanza all’estero, e aveva fatto razzia di soldi ed elettrodomestici. A tradirlo, un mozzicone di sigaretta trovato dai proprietari al loro rientro, in taverna. Nessuno di loro fumava e la circostanza apparve strana. In banca dati il Dna estratto dal Ris portò all’uomo già conosciuto alle forze dell’ordine. Lui. G.K. moldavo di 44 anni, per quel furto, è stato condannato a 5 anni di reclusione, come chiesto dalla procura. Aveva chiesto invece l’assoluzione il suo legale, che sosteneva che non ci fossero prove certe di identificazione e che soprattutto quel mozzicone di sigaretta non era stato repertato direttamente dai carabinieri ma portato in caserma dalle vittime del furto, che potevano averlo trovato da qualsiasi altra parte e non in casa.

La notte dei fatti i ladri – erano certamente più di uno come evidenziato dalle telecamere di un’abitazione vicina – avevano scavalcato la recinzione e poi forzato la finestra del bagno. Successivamente avevano girato per le stanze dell’abitazione di via della Fontana a Fontaneto e poi avevano caricato su un loro furgone gioielli, pc, televisione. Avevano addirittura preso un’auto dei proprietari di casa, poi abbandonata poso distante. Le vittime era stato avvisate telefonicamente da un parente che andava ogni tanto a controllare la casa. Al loro rientro, in taverna, avevano trovato il mozzicone e l’avevano fornito agli investigatori. Grazie al Dna, confrontato con i pregiudicati nelle banche dati, si è dato un volto e un nome ad almeno uno dei malviventi che aveva agito quella sera. Ancora ignoti, invece, i complici.

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Ruba in una casa ma lascia un mozzicone con il Dna: condannato a 5 anni

Un ladro seriale che aveva colpito anche nel Novarese: il 15 agosto era entrato nell’abitazione di una famiglia di Fontaneto d’Agogna

In quel periodo lo avevano fermato sei volte e per sei volte aveva dato identità diverse, per non far capire alle forze dell’ordine che era la persona più volte finita nei guai per furto in appartamento. Un ladro seriale, insomma. Un ladro che aveva colpito anche nel Novarese: il 15 agosto era entrato nell’abitazione di una famiglia di Fontaneto d’Agogna, in quel momento in vacanza all’estero, e aveva fatto razzia di soldi ed elettrodomestici. A tradirlo, un mozzicone di sigaretta trovato dai proprietari al loro rientro, in taverna. Nessuno di loro fumava e la circostanza apparve strana. In banca dati il Dna estratto dal Ris portò all’uomo già conosciuto alle forze dell’ordine. Lui. G.K. moldavo di 44 anni, per quel furto, è stato condannato a 5 anni di reclusione, come chiesto dalla procura. Aveva chiesto invece l’assoluzione il suo legale, che sosteneva che non ci fossero prove certe di identificazione e che soprattutto quel mozzicone di sigaretta non era stato repertato direttamente dai carabinieri ma portato in caserma dalle vittime del furto, che potevano averlo trovato da qualsiasi altra parte e non in casa.

La notte dei fatti i ladri – erano certamente più di uno come evidenziato dalle telecamere di un’abitazione vicina – avevano scavalcato la recinzione e poi forzato la finestra del bagno. Successivamente avevano girato per le stanze dell’abitazione di via della Fontana a Fontaneto e poi avevano caricato su un loro furgone gioielli, pc, televisione. Avevano addirittura preso un’auto dei proprietari di casa, poi abbandonata poso distante. Le vittime era stato avvisate telefonicamente da un parente che andava ogni tanto a controllare la casa. Al loro rientro, in taverna, avevano trovato il mozzicone e l’avevano fornito agli investigatori. Grazie al Dna, confrontato con i pregiudicati nelle banche dati, si è dato un volto e un nome ad almeno uno dei malviventi che aveva agito quella sera. Ancora ignoti, invece, i complici.

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