L’imminenza dell’appuntamento elettorale e la pausa estiva ha di fatto “congelato” l’attività politico – amministrativa, ma la notizia della nuova chiusura per diversi mesi (si parla addirittura di sei) del cavalcavia di Sant’Agabio ha provveduto, oltre a innescare non pochi malumori fra gli operatori commerciali dei corsi Milano e Trieste, a riaccendere anche lo scontro a Palazzo Cabrino. Ma facciamo un passo indietro. L’indiscrezione, confermata dallo stesso assessore ai Lavori pubblici del Comune, Rocco Zoccali, trapelata alcuni giorni fa, riguarda la necessità di un completamento dei lavori nella parte del manufatto verso viale Manzoni. E poi si dovrà intervenire per l’installazione del tanto atteso ascensore, la cui competenza spetterebbe a Rfi.
«Un intervento già programmato e per un importo di 700 mila euro – ha spiegato Zoccali – Quando si procederà dovrà essere valutato, ma soprattutto vogliamo garanzie affinché i tempi siano rispettati. La ditta incaricata ha ipotizzato sei mesi, ma noi spingeremo per un aumento dei turni per terminare il tutto in due mesi o poco più. Una chiusura superiore non potrebbe essere sopportata dal quartiere».
Tanto è bastato per rimettere in pista, come detto, la polemica politica. Per il gruppo consiliare del Pd «l’intera vicenda sta assumendo risvolti decisamente ridicoli. Non appena possibile chiederemo la convocazione di un’apposita Commissione per fare chiarezza una volta per tutte». Più ironico il commento del segretario cittadino di Azione, Gabriele Cerfeda: «Vogliono fare il ponte sullo Stretto ma non riescono nemmeno a finire il cavalcavia di Sant’Agabio. A fronte di tante promesse – ha proseguito – si evidenzia ancora una volta l’incapacità e l’inadeguatezza da parte di chi si propone di governare il Paese di completare nel corso di due mandati un’opera infrastrutturale di base che spacca in due la città, con evidenti ripercussioni sulla viabilità e il commercio cittadino».