Sant’Agabio, offrono droga a due minorenni e abusano di loro: due uomini a processo

Rinvio a giudizio per gli algerini O.S. e K.E. di 32 e 33 anni. Le ragazze sono residenti a novara

Avevano invitato tre minorenni a passare con loro un pomeriggio, avrebbero fatto uso di stupefacenti e infine abusato sessualmente di due di loro, di soli quattordici anni. Poi si erano allontanati da Novara in tutta fretta ed erano stati intercettati dopo qualche giorno a Fiumicino (Roma). Ora è arrivato il tempo del processo.

La procura di Novara ha chiesto infatti il rinvio a giudizio per i due uomini accusati del grave fatto avvenuto un anno fa, il 6 novembre, nel rione di Sant’Agabio: gli algerini O.S. e K.E:, di 32 e 33 anni, irregolari e clandestini, sono accusati di violenza sessuale su minore, lesioni e spaccio di droga, e compariranno a dicembre davanti al giudice. Possono avanzare richiesta di essere giudicati con rito abbreviato. Una perizia psichiatrica, affidata dagli investigatori nei mesi dell’indagine, ha valutato positivamente la capacità delle due vittime di poter testimoniare al processo.

In base a quanto ricostruito dagli investigatori, le minori, tutte residenti a Novara, si erano allontanate in giornata da una comunità del milanese, per raggiungere la città, dove hanno incontrato i due cittadini algerini conosciuti il giorno precedente. Gli uomini, dopo averle portate in un’abitazione occupata abusivamente, le avrebbero costrette a consumare stupefacenti per poi abusarne sessualmente. Dopo essere riuscite a fuggire, le ragazze avevano chiesto aiuto: raccolte le loro testimonianze, i carabinieri hanno avviato le indagini.

L’attività investigativa ha permesso di accertare che gli accusati, subito dopo i fatti, i due algerini si erano allontanati dal capoluogo novarese verosimilmente con l’intento di lasciare il territorio nazionale, avevano hanno raggiunto lo scalo aeroportuale di Fiumicino. Lì erano stati arrestati pochi giorni dopo i fatti di Novara, con la collaborazione del personale dell’ufficio di Polizia di frontiera. Non pensavano di finire nei guai, perché erano convinti che le minorenni non avessero raccontato nulla.

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Rinvio a giudizio per gli algerini O.S. e K.E. di 32 e 33 anni. Le ragazze sono residenti a novara

Avevano invitato tre minorenni a passare con loro un pomeriggio, avrebbero fatto uso di stupefacenti e infine abusato sessualmente di due di loro, di soli quattordici anni. Poi si erano allontanati da Novara in tutta fretta ed erano stati intercettati dopo qualche giorno a Fiumicino (Roma). Ora è arrivato il tempo del processo.

La procura di Novara ha chiesto infatti il rinvio a giudizio per i due uomini accusati del grave fatto avvenuto un anno fa, il 6 novembre, nel rione di Sant’Agabio: gli algerini O.S. e K.E:, di 32 e 33 anni, irregolari e clandestini, sono accusati di violenza sessuale su minore, lesioni e spaccio di droga, e compariranno a dicembre davanti al giudice. Possono avanzare richiesta di essere giudicati con rito abbreviato. Una perizia psichiatrica, affidata dagli investigatori nei mesi dell’indagine, ha valutato positivamente la capacità delle due vittime di poter testimoniare al processo.

In base a quanto ricostruito dagli investigatori, le minori, tutte residenti a Novara, si erano allontanate in giornata da una comunità del milanese, per raggiungere la città, dove hanno incontrato i due cittadini algerini conosciuti il giorno precedente. Gli uomini, dopo averle portate in un’abitazione occupata abusivamente, le avrebbero costrette a consumare stupefacenti per poi abusarne sessualmente. Dopo essere riuscite a fuggire, le ragazze avevano chiesto aiuto: raccolte le loro testimonianze, i carabinieri hanno avviato le indagini.

L’attività investigativa ha permesso di accertare che gli accusati, subito dopo i fatti, i due algerini si erano allontanati dal capoluogo novarese verosimilmente con l’intento di lasciare il territorio nazionale, avevano hanno raggiunto lo scalo aeroportuale di Fiumicino. Lì erano stati arrestati pochi giorni dopo i fatti di Novara, con la collaborazione del personale dell’ufficio di Polizia di frontiera. Non pensavano di finire nei guai, perché erano convinti che le minorenni non avessero raccontato nulla.

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