Scalata all’ego: il climber-influencer che si arrampica (bene) sugli edifici e (male) sugli specchi

Dopo la scalata non autorizzata sulla Cupola, Dedelate polemizza sui social criticando Comune e Fabbrica Lapidea

Dopo la spaccata della scorsa settimana, anche il diretto interessato deve aver letto gli articoli scritti su di lui. Dedelate, il giovane climber-influencer salito sulla Cupola senza autorizzazione in una notte buia e piovosa, pare non abbia gradito la denuncia fatta dal Comune di Novara oltre che le parole del presidente della Fabbrica Lapidea, Matteo Caporusso, il quale ha descritto il passaggio del ragazzo come un piccolo uragano, capace di devastare tutto quello che trovava lungo il cammino, causando danni ingenti.

Ma Dedelate, appena maggiorenne e già forte dei suoi 200 mila follower, non ci sta. Nelle sue stories si difende con il classico “non sono stato io”: «Mi preoccuperei più del fatto che un ragazzino sia riuscito a intrufolarsi, e chissà cosa avrebbe potuto fare qualcun altro lì dentro» scrive. Eh sì, perché il problema non è che lui sia salito abusivamente, ma che la sicurezza abbia fallito nel fermarlo. Che comunque, quella della “mancata” sicurezza, resta un tema aperto.

E, come ogni star dei social che si rispetti, si dipinge come una vittima del sistema: «Non ho mai rotto/causato danni a nessun edificio, sembra incredibile che possano scrivere quello che vogliono senza alcuna prova». Insomma, se la Cupola ha subito danni, non è certo colpa sua.

Ma il vero spettacolo è nei commenti dei follower. Tra i fan, c’è chi dà saggi consigli, come il veterano delle arrampicate clandestine: «Ho fatto la stessa cosa una volta in una torre simile dove dentro era pieno di piccioni, ho preso una malattia fungina che mi è durata tre settimane… metti la mascherina fidati». Più che una guida per scalatori, un manuale di sopravvivenza urbana.

E poi gli aspiranti emuli: «A saperlo salivo con te» oppure «Portami con te ti prego». Una chiamata alle armi per una nuova generazione di alpinisti metropolitani?

Non mancano però le critiche costruttive, come chi gli suggerisce di impiegare il suo talento in modo più sensato: «Perché non inizi a scalare le montagne? La passione ce l’hai». E in effetti, tra una parete naturale e un monumento storico, la scelta dovrebbe essere piuttosto ovvia.

Ma c’è anche chi lo invita a Torino, Napoli, Brescia, Firenze, Roma, Cremona, Tortona e persino Caltignaga. Qualcuno gli suggerisce addirittura: «fai tour dei vari duomi d’italia e salici sopra a tutti». L’imbarazzo della scelta, insomma, o forse della lingua italiana…

Chissà se Dedelate raccoglierà i suggerimenti o se, nel frattempo, si limiterà a scalare ciò che pare sappia fare meglio: la vetta dell’ego.

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Scalata all’ego: il climber-influencer che si arrampica (bene) sugli edifici e (male) sugli specchi

Dopo la scalata non autorizzata sulla Cupola, Dedelate polemizza sui social criticando Comune e Fabbrica Lapidea

Dopo la spaccata della scorsa settimana, anche il diretto interessato deve aver letto gli articoli scritti su di lui. Dedelate, il giovane climber-influencer salito sulla Cupola senza autorizzazione in una notte buia e piovosa, pare non abbia gradito la denuncia fatta dal Comune di Novara oltre che le parole del presidente della Fabbrica Lapidea, Matteo Caporusso, il quale ha descritto il passaggio del ragazzo come un piccolo uragano, capace di devastare tutto quello che trovava lungo il cammino, causando danni ingenti.

Ma Dedelate, appena maggiorenne e già forte dei suoi 200 mila follower, non ci sta. Nelle sue stories si difende con il classico “non sono stato io”: «Mi preoccuperei più del fatto che un ragazzino sia riuscito a intrufolarsi, e chissà cosa avrebbe potuto fare qualcun altro lì dentro» scrive. Eh sì, perché il problema non è che lui sia salito abusivamente, ma che la sicurezza abbia fallito nel fermarlo. Che comunque, quella della “mancata” sicurezza, resta un tema aperto.

E, come ogni star dei social che si rispetti, si dipinge come una vittima del sistema: «Non ho mai rotto/causato danni a nessun edificio, sembra incredibile che possano scrivere quello che vogliono senza alcuna prova». Insomma, se la Cupola ha subito danni, non è certo colpa sua.

Ma il vero spettacolo è nei commenti dei follower. Tra i fan, c’è chi dà saggi consigli, come il veterano delle arrampicate clandestine: «Ho fatto la stessa cosa una volta in una torre simile dove dentro era pieno di piccioni, ho preso una malattia fungina che mi è durata tre settimane… metti la mascherina fidati». Più che una guida per scalatori, un manuale di sopravvivenza urbana.

E poi gli aspiranti emuli: «A saperlo salivo con te» oppure «Portami con te ti prego». Una chiamata alle armi per una nuova generazione di alpinisti metropolitani?

Non mancano però le critiche costruttive, come chi gli suggerisce di impiegare il suo talento in modo più sensato: «Perché non inizi a scalare le montagne? La passione ce l’hai». E in effetti, tra una parete naturale e un monumento storico, la scelta dovrebbe essere piuttosto ovvia.

Ma c’è anche chi lo invita a Torino, Napoli, Brescia, Firenze, Roma, Cremona, Tortona e persino Caltignaga. Qualcuno gli suggerisce addirittura: «fai tour dei vari duomi d’italia e salici sopra a tutti». L’imbarazzo della scelta, insomma, o forse della lingua italiana…

Chissà se Dedelate raccoglierà i suggerimenti o se, nel frattempo, si limiterà a scalare ciò che pare sappia fare meglio: la vetta dell’ego.

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore