Scuola e Covid: «Abbiamo chiesto ad Asl più collaborazione, tuteliamo i ragazzi»

«Abbiamo chiesto l’incontro con l’Asl allo scopo di confrontarci senza polemica e di mantenere un contatto diretto e costante, contatto che al momento è stato difficile avere. A noi dirigenti sono stati consegnati due numeri di telefono, ma non risponde mai nessuno; lo stesso succede per le mail».

E’ stato il dirigente scolastico dell’Omar Francesco Ticozzi a sollecitare un incontro anche a nome dei colleghi: secondo le scuole, infatti, al momento è stato difficile gestire la situazione di eventuali contagi per la mancanza di un contatto. Diverse le criticità espresse dai dirigenti: «La procedura per gestire i ragazzi sotto i 14 anni è diversa, la Asl non interviene immediatamente con quarantena e tamponi, ma c’è un comitato tecnico scientifico che regola le situazioni – dice Ticozzi – ecco perché per esempio la nostra classe, dove si è registrato un positivo, è tornata a scuola senza screening. Però ci chiediamo: nel calcio si fanno i tamponi e a scuola no? Probabilmente ci sono studi alle spalle e statistiche che non portano alla necessità di controllare con tamponi gli studenti, ma noi come insegnanti e presidi abbiamo il compito di tutelare i nostri studenti». 

 

 

Il rischio è che si perdano giornate di scuola e poi non si possano recuperare. «Non siamo in guerra con Asl – prosegue Ticozzi – vogliamo semplicemente fare il meglio possibile per convivere con questo virus rispettando le regole e confrontandoci con chi si occupa di sanità. Nessuno di noi vuole creare disagi». Un altro problema sollevato dalle scuole è il coordinamento fra le Asl regionali: «Abbiamo studenti che provengono da fuori regione – conclude il dirigente – ed è capitato in una scuola che la positività di uno studente, residente in Lombardia, sia arrivata dopo quasi cinque giorni. Le comunicazioni devono essere tempestive. Questo tutela anche i docenti, la scuola e chi la frequenta, me compreso. Proprio per su questo tema ho scritto al sindaco Alessandro Canelli per chiedere un maggiore controllo fuori dagli istituti, a maggior ragione adesso che l’utilizzo della mascherina torna a essere obbligatorio all’esterno. L’obiettivo non è sperare che vengano date multe, ma essere aiutati nel mantenere l’ordine».

La mancanza di screening agli studenti preoccupa anche le famiglie, in modo particolare quelle dove un membro soffre di gravi patologie e quindi necessita di maggiore attenzione. «I nostri ragazzi fanno didattica a distanza per due settimane alternata a una in presenza – racconta la mamma di due alunni che frequetano l’Omar – quest’ultima rappresenta un rischio soprattutto pensando che ora i laboratori sono fermi in attesa che i lavori nella sede si concludano. Per chi soffre di una malattia, come me ad esempio, è ancora più esposto. Mi auguro si possa trovare una soluzione e gestire al meglio gli eventuali contagi».

Presente alla riunione anche il consigliere provinciale delegato, Andrea Crivelli: «La situazione non è rosea, ma è sotto controllo. Siamo impegnati nei controlli negli istituti e sulla capienza dei bus e al momento abbiamo buoni riscontri . Possiamo dirci ragionevolmente tranquilli, ci sono regole che vanno rispettate. Casi? Isolati non preoccupanti».

Anche Asl, da parte sua, ha posto l’accento sulla ricucitura «di un filo diretto con le scuole che si era un po’ perso – spiega Edoardo Moia, dirigente responsabile del Servizio igiene e sanità pubblica che ha partecipato alla riunione -. I percorsi per la gestione dei casi Covid nelle scuole superiori non sono standardizzati, vengono valutati di caso in caso di comune accordo con le scuole. Per questo motivo i dirigenti ci avevano rappresentato alcune perplessità. Esistono linee guida, che poi sono quelle regionali: per le scuole di grado inferiore sono più rigide, mentre con gli adolescenti si punta alla responsabilizzazione dei comportamenti. D’altronde se l’indirizzo è quello di tenere aperte le scuole, non possiamo allontanare i ragazzi in ogni momento. L’abbiamo fatto nelle situazioni sospette, ma sempre dopo un confronto con i dirigenti o i referenti Covid». 

 

 

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Scuola e Covid: «Abbiamo chiesto ad Asl più collaborazione, tuteliamo i ragazzi»

«Abbiamo chiesto l’incontro con l’Asl allo scopo di confrontarci senza polemica e di mantenere un contatto diretto e costante, contatto che al momento è stato difficile avere. A noi dirigenti sono stati consegnati due numeri di telefono, ma non risponde mai nessuno; lo stesso succede per le mail».

E’ stato il dirigente scolastico dell’Omar Francesco Ticozzi a sollecitare un incontro anche a nome dei colleghi: secondo le scuole, infatti, al momento è stato difficile gestire la situazione di eventuali contagi per la mancanza di un contatto. Diverse le criticità espresse dai dirigenti: «La procedura per gestire i ragazzi sotto i 14 anni è diversa, la Asl non interviene immediatamente con quarantena e tamponi, ma c’è un comitato tecnico scientifico che regola le situazioni – dice Ticozzi – ecco perché per esempio la nostra classe, dove si è registrato un positivo, è tornata a scuola senza screening. Però ci chiediamo: nel calcio si fanno i tamponi e a scuola no? Probabilmente ci sono studi alle spalle e statistiche che non portano alla necessità di controllare con tamponi gli studenti, ma noi come insegnanti e presidi abbiamo il compito di tutelare i nostri studenti». 

 

 

Il rischio è che si perdano giornate di scuola e poi non si possano recuperare. «Non siamo in guerra con Asl – prosegue Ticozzi – vogliamo semplicemente fare il meglio possibile per convivere con questo virus rispettando le regole e confrontandoci con chi si occupa di sanità. Nessuno di noi vuole creare disagi». Un altro problema sollevato dalle scuole è il coordinamento fra le Asl regionali: «Abbiamo studenti che provengono da fuori regione – conclude il dirigente – ed è capitato in una scuola che la positività di uno studente, residente in Lombardia, sia arrivata dopo quasi cinque giorni. Le comunicazioni devono essere tempestive. Questo tutela anche i docenti, la scuola e chi la frequenta, me compreso. Proprio per su questo tema ho scritto al sindaco Alessandro Canelli per chiedere un maggiore controllo fuori dagli istituti, a maggior ragione adesso che l’utilizzo della mascherina torna a essere obbligatorio all’esterno. L’obiettivo non è sperare che vengano date multe, ma essere aiutati nel mantenere l’ordine».

La mancanza di screening agli studenti preoccupa anche le famiglie, in modo particolare quelle dove un membro soffre di gravi patologie e quindi necessita di maggiore attenzione. «I nostri ragazzi fanno didattica a distanza per due settimane alternata a una in presenza – racconta la mamma di due alunni che frequetano l’Omar – quest’ultima rappresenta un rischio soprattutto pensando che ora i laboratori sono fermi in attesa che i lavori nella sede si concludano. Per chi soffre di una malattia, come me ad esempio, è ancora più esposto. Mi auguro si possa trovare una soluzione e gestire al meglio gli eventuali contagi».

Presente alla riunione anche il consigliere provinciale delegato, Andrea Crivelli: «La situazione non è rosea, ma è sotto controllo. Siamo impegnati nei controlli negli istituti e sulla capienza dei bus e al momento abbiamo buoni riscontri . Possiamo dirci ragionevolmente tranquilli, ci sono regole che vanno rispettate. Casi? Isolati non preoccupanti».

Anche Asl, da parte sua, ha posto l’accento sulla ricucitura «di un filo diretto con le scuole che si era un po’ perso – spiega Edoardo Moia, dirigente responsabile del Servizio igiene e sanità pubblica che ha partecipato alla riunione -. I percorsi per la gestione dei casi Covid nelle scuole superiori non sono standardizzati, vengono valutati di caso in caso di comune accordo con le scuole. Per questo motivo i dirigenti ci avevano rappresentato alcune perplessità. Esistono linee guida, che poi sono quelle regionali: per le scuole di grado inferiore sono più rigide, mentre con gli adolescenti si punta alla responsabilizzazione dei comportamenti. D’altronde se l’indirizzo è quello di tenere aperte le scuole, non possiamo allontanare i ragazzi in ogni momento. L’abbiamo fatto nelle situazioni sospette, ma sempre dopo un confronto con i dirigenti o i referenti Covid». 

 

 

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