Sequestro discarica Doria, Rossi: «PA e imprenditori aprano gli occhi»

Sequestro discarica Doria, Rossi: «Pubblica amministrazione e imprenditori aprano gli occhi». Il consigliere regionale Domenico Rossi, componente della Commissione permanente per la promozione della cultura della legalità e contrasto ai fenomeni mafiosi, interviene sull’operazione dei carabinieri forestali, che alcuni giorni fa hanno messo i sigilli all’impianto di trattamento di terre e rocce da scavo e rifiuti da demolizione situato a Briona, da cui sarebbero stati presi materiali anche per realizzare la nuova tangenziale di Fara. «Il contrasto a un’attività criminale che mette a forte rischio la salute dei cittadini non può essere delegata alla magistratura e alle forze dell’ordine – commenta Rossi – pubblica amministrazione e mondo imprenditoriale devono aprire gli occhi e contribuire ad arginare un fenomeno che ha pesanti ricadute economiche, sociali e sanitarie per i cittadini».

Sotto la lente è finita anche l’autorizzazione concessa all’azienda una decina di anni fa circa: «Il sequestro preventivo, disposto dal Gip di Novara – spiegano gli inquirenti – è stato emesso in conseguenza alla contestata illegittimità dell’atto autorizzativo provinciale al trattamento di rifiuti terrosi e da demolizione, di cui è titolare l’azienda stessa». Peraltro la Doria, fino al 2018, era stata soggetta a un’interdittiva antimafia, scaturita dopo l’operazione Replay, relativa a un traffico di rifiuti tossici. Successivamente è stata in amministrazione fiduciaria, per poi tornare a un regime ordinario.

Nei giorni scorsi gli investigatori hanno già iniziato ad acquisire documentazione presso la Provincia di Novara, la Regione Piemonte e presso tre ditte, due della provincia di Vercelli ed una di quella di Novara, che hanno avuto contatti commerciali per terre e prodotti di recupero dalla stessa azienda.
Sinora le indagini hanno «accertato la gestione non conforme a legge di tutto il materiale di scavo e da demolizione edilizia, presente all’interno dell’impianto. La mancata sottoposizione delle terre e dei rifiuti da demolizione ai trattamenti previsti per legge, ne impedisce il loro recupero conforme e non dà alcuna certezza di salubrità del prodotto finito (terre, sabbie e materiale da costruzione e da riempimento). Pertanto, viene contestato il reato di discarica abusiva, dovendosi ritenere che le terre ed i materiali ivi depositati siano rifiuto, illecitamente depositato sul sito dell’azienda ed illegalmente smerciato. Per i fatti è stato segnalato all’autorità giudiziaria l’amministratore della società. Contestualmente – continuano gli inquirenti – si sta procedendo ad una serie di acquisizioni documentali. Le terre ed i materiali di recupero, infatti, sono stati indirizzati verso diverse opere pubbliche, alcune appena concluse. Tra le più importanti, si cita la tangenziale di Fara Novarese, di prossima apertura».

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Elena Ferrara

Nata a Novara, diplomata al liceo scientifico Antonelli, si è poi laureata in Scienze della Comunicazione multimediale all'Università degli studi di Torino. Iscritta all'albo dei giornalisti pubblicisti dal 2006.

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Sequestro discarica Doria, Rossi: «Pubblica amministrazione e imprenditori aprano gli occhi». Il consigliere regionale Domenico Rossi, componente della Commissione permanente per la promozione della cultura della legalità e contrasto ai fenomeni mafiosi, interviene sull'operazione dei carabinieri forestali, che alcuni giorni fa hanno messo i sigilli all'impianto di trattamento di terre e rocce da scavo e rifiuti da demolizione situato a Briona, da cui sarebbero stati presi materiali anche per realizzare la nuova tangenziale di Fara. «Il contrasto a un’attività criminale che mette a forte rischio la salute dei cittadini non può essere delegata alla magistratura e alle forze dell’ordine – commenta Rossi – pubblica amministrazione e mondo imprenditoriale devono aprire gli occhi e contribuire ad arginare un fenomeno che ha pesanti ricadute economiche, sociali e sanitarie per i cittadini». Sotto la lente è finita anche l'autorizzazione concessa all'azienda una decina di anni fa circa: «Il sequestro preventivo, disposto dal Gip di Novara – spiegano gli inquirenti - è stato emesso in conseguenza alla contestata illegittimità dell’atto autorizzativo provinciale al trattamento di rifiuti terrosi e da demolizione, di cui è titolare l’azienda stessa». Peraltro la Doria, fino al 2018, era stata soggetta a un'interdittiva antimafia, scaturita dopo l'operazione Replay, relativa a un traffico di rifiuti tossici. Successivamente è stata in amministrazione fiduciaria, per poi tornare a un regime ordinario. Nei giorni scorsi gli investigatori hanno già iniziato ad acquisire documentazione presso la Provincia di Novara, la Regione Piemonte e presso tre ditte, due della provincia di Vercelli ed una di quella di Novara, che hanno avuto contatti commerciali per terre e prodotti di recupero dalla stessa azienda. Sinora le indagini hanno «accertato la gestione non conforme a legge di tutto il materiale di scavo e da demolizione edilizia, presente all’interno dell’impianto. La mancata sottoposizione delle terre e dei rifiuti da demolizione ai trattamenti previsti per legge, ne impedisce il loro recupero conforme e non dà alcuna certezza di salubrità del prodotto finito (terre, sabbie e materiale da costruzione e da riempimento). Pertanto, viene contestato il reato di discarica abusiva, dovendosi ritenere che le terre ed i materiali ivi depositati siano rifiuto, illecitamente depositato sul sito dell’azienda ed illegalmente smerciato. Per i fatti è stato segnalato all’autorità giudiziaria l’amministratore della società. Contestualmente – continuano gli inquirenti - si sta procedendo ad una serie di acquisizioni documentali. Le terre ed i materiali di recupero, infatti, sono stati indirizzati verso diverse opere pubbliche, alcune appena concluse. Tra le più importanti, si cita la tangenziale di Fara Novarese, di prossima apertura».

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