Sgomberato l’ex campo Tav. Ma lo smantellamento inizierà a novembre

Posti in commissione problemi di sicurezza per un'area che verrà abbandonata. Proposte idee per la gestione

Il Comune ha sgomberato l’ex campo Tav in via Alberto da Giussano, ma lo smantellamento non avrà inizio prima del mese di novembre. A riferirlo è stato l’assessore alle Politiche sociali, Luca Piantanida, durante la commissione consiliare di mercoledì 15 febbraio. «Nei moduli abitativi erano presenti 21 nuclei famigliari per un totale di 59 persone, tutte sistemate in altre abitazioni, alcune hanno trovato autonomamente una soluzione» ha spiegato Piantanida.

Un’azione che si è necessaria in attesa che, in quell’area, inizino i lavori per la realizzazione di 92 alloggi di edilizia residenziale, 65 posti per il nuovo dormitorio, zone verdi e spazi per le associazioni finanziati con 38 milioni e mezzo del Pnrr, risorse che rientrano nel Programma innovativo per la qualità dell’abitare (Pinqua). «I lavori di smantellamento inizieranno, però, solo a novembre» ha aggiunto l’assessore.

«Perché aspettiamo sei mesi? – ha sottolineato il capogruppo del Pd, Nicola Fonzo -. In questo modo c’è il rischio che in tutto questo tempo qualcuno entri e si impossessi degli spazi». Problematica sollevata anche dalla consigliera della Lega, Maria Luisa Astolfi: «Sarebbe opportuno organizzare un’adeguata vigilanza».

Un rischio preso in considerazione: «I moduli saranno resi inagibili, togliendo corrente e acqua» ha risposto Piantanida a cui il collega alla Sicurezza, Raffaele Lanzo, ha aggiunto: «Faremo in modo che la zona non venga abbandonata soprattutto nelle ore serali, anche grazie alla vicinanza con il comando di Polizia Locale».

Per il momento resta ancora attivo il dormitorio che accoglie 71 persone di cui 37 single e 3 nuclei famigliari con minori. Anche questa un’area dovrà essere svuotata e ricostruita. «Lo scorso 18 gennaio si è verificato un principio di incendio – ha ricordato Piantanida – senza gravi conseguenze, perché alcuni utenti avevano sovraccaricato alcune prese elettriche. Per questo motivo abbiamo intensificato i sopralluoghi – due/tre volte a settimana – proprio per evitare che vengano introdotte stufe o fornelli che possano generare altri corto circuiti. Stiamo valutando con enti del terzo settore una soluzione temporanea fino a quando l’intera area sarà completamente riqualificata. Siamo in attesa di risposte, forse la Curia potrebbe avere un un’idea, e come ipotesi estrema non escludiamo nemmeno una tensostruttura».

A questo proposito il consigliere Fonzo ha suggerito di interpellare la Caritas o la comunità di Sant’Egidio. È, stata, poi la consigliera del Pd, Sara Paladini, ad ampliare il discorso chiedendo una commissione ad hoc sulla gestione dell’ex campo Tav: «Siamo sicuri che costruire case popolari sia l’unica soluzione? Quella è un’area isolata e nascosta, se la lasciamo a se stessa rischia di diventare un ghetto. Se mettiamo insieme famiglie fragili ma i contesti restano vuoti, avremo un progetto di edilizia bellissimo ma invivibile».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Sgomberato l’ex campo Tav. Ma lo smantellamento inizierà a novembre

Posti in commissione problemi di sicurezza per un’area che verrà abbandonata. Proposte idee per la gestione

Il Comune ha sgomberato l’ex campo Tav in via Alberto da Giussano, ma lo smantellamento non avrà inizio prima del mese di novembre. A riferirlo è stato l’assessore alle Politiche sociali, Luca Piantanida, durante la commissione consiliare di mercoledì 15 febbraio. «Nei moduli abitativi erano presenti 21 nuclei famigliari per un totale di 59 persone, tutte sistemate in altre abitazioni, alcune hanno trovato autonomamente una soluzione» ha spiegato Piantanida.

Un’azione che si è necessaria in attesa che, in quell’area, inizino i lavori per la realizzazione di 92 alloggi di edilizia residenziale, 65 posti per il nuovo dormitorio, zone verdi e spazi per le associazioni finanziati con 38 milioni e mezzo del Pnrr, risorse che rientrano nel Programma innovativo per la qualità dell’abitare (Pinqua). «I lavori di smantellamento inizieranno, però, solo a novembre» ha aggiunto l’assessore.

«Perché aspettiamo sei mesi? – ha sottolineato il capogruppo del Pd, Nicola Fonzo -. In questo modo c’è il rischio che in tutto questo tempo qualcuno entri e si impossessi degli spazi». Problematica sollevata anche dalla consigliera della Lega, Maria Luisa Astolfi: «Sarebbe opportuno organizzare un’adeguata vigilanza».

Un rischio preso in considerazione: «I moduli saranno resi inagibili, togliendo corrente e acqua» ha risposto Piantanida a cui il collega alla Sicurezza, Raffaele Lanzo, ha aggiunto: «Faremo in modo che la zona non venga abbandonata soprattutto nelle ore serali, anche grazie alla vicinanza con il comando di Polizia Locale».

Per il momento resta ancora attivo il dormitorio che accoglie 71 persone di cui 37 single e 3 nuclei famigliari con minori. Anche questa un’area dovrà essere svuotata e ricostruita. «Lo scorso 18 gennaio si è verificato un principio di incendio – ha ricordato Piantanida – senza gravi conseguenze, perché alcuni utenti avevano sovraccaricato alcune prese elettriche. Per questo motivo abbiamo intensificato i sopralluoghi – due/tre volte a settimana – proprio per evitare che vengano introdotte stufe o fornelli che possano generare altri corto circuiti. Stiamo valutando con enti del terzo settore una soluzione temporanea fino a quando l’intera area sarà completamente riqualificata. Siamo in attesa di risposte, forse la Curia potrebbe avere un un’idea, e come ipotesi estrema non escludiamo nemmeno una tensostruttura».

A questo proposito il consigliere Fonzo ha suggerito di interpellare la Caritas o la comunità di Sant’Egidio. È, stata, poi la consigliera del Pd, Sara Paladini, ad ampliare il discorso chiedendo una commissione ad hoc sulla gestione dell’ex campo Tav: «Siamo sicuri che costruire case popolari sia l’unica soluzione? Quella è un’area isolata e nascosta, se la lasciamo a se stessa rischia di diventare un ghetto. Se mettiamo insieme famiglie fragili ma i contesti restano vuoti, avremo un progetto di edilizia bellissimo ma invivibile».

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore