Simulano accoltellamento per avere soldi: 1 anno e 3 mesi a coppia per tentata estorsione

tribunale il caldo
Dopo i controlli dei carabinieri è emerso che si era trattato di un fatto simulato, costruito ad hoc solo per avere soldi dalla famigliare residente in Marocco

Le avevano mandato via messaggio una foto con l’immagine della sorella in un lago di sangue, ferita all’addome, che urlava dal dolore. Il tutto accompagnato da una minaccia neanche tanto velata, dal cellulare del cognato: «Dammi 6 mila euro o ammazzo tua sorella», c’era scritto. La donna, in preda al panico, aveva chiamato la nipote (figlia della donna ferita) e la ragazza aveva subito allertato le forze dell’ordine.

Ma in realtà non c’era alcuna drammatica situazione di pericolo. Dopo i controlli dei carabinieri è infatti emerso che si era trattato di un accoltellamento simulato, costruito ad hoc solo per avere soldi dalla famigliare residente in Marocco: questo il motivo per cui M.O., 49 anni, abitante a Novara, e il compagno R.G., di 37, sono stati condannati a 1 anno e 3 mesi di reclusione, con la multa di 240 euro. Il pm aveva chiesto una pena molto più severa, 5 anni e 4 mesi, mentre la difesa degli imputati aveva invocato l’assoluzione sostenendo che non ci fosse nessuna prova di chi avesse mandato il messaggio e soprattutto che la presunta minaccia era scritta in arabo, e non era mai stata tradotta in modo formale, da un consulente nominato dal tribunale

Forse la coppia pensava che la vicenda si chiudesse fra le mura domestiche, senza intrusioni esterne. E invece, grazie alla segnalazione arrivata in caserma, è emerso il tentativo di ricatto. M.O. aveva organizzato tutto assieme al convivente per convincere la sorella a mandare loro dei soldi.

La vicenda risale al 30 gennaio del 2018. La figlia dell’imputata, cui la zia, sotto choc e in lacrime, aveva girato dal Marocco la foto in cui M.O. sembrava gravemente ferita da due coltellate alla pancia, aveva immediatamente segnalato l’episodio. Si era messo in moto il lavoro per identificare l’appartamento in cui era avvenuto il presunto accoltellamento, visto che la giovane non era in grado di dirlo perché da anni non aveva rapporti con la madre) e lì i militari avevano cercato la coppia. Qualche vicino aveva detto di non vederli da qualche tempo, ma i carabinieri avevano atteso pazientemente i due e alla fine li avevano visti rientrare. Dopo una visita medica era risultato che la donna accoltellata aveva soltanto qualche graffietto all’addome, presumibilmente auto-inferto. E che ferite e minacce di morte erano state una sorta di messinscena per spaventare la sorella e convincerla a mandare i soldi richiesti. Anche l’analisi dei cellulari, e i messaggi scambiati fra i due imputati, avrebbe confermato che non c’era mai stata una situazione di pericolo.

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Dopo i controlli dei carabinieri è emerso che si era trattato di un fatto simulato, costruito ad hoc solo per avere soldi dalla famigliare residente in Marocco

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Le avevano mandato via messaggio una foto con l’immagine della sorella in un lago di sangue, ferita all’addome, che urlava dal dolore. Il tutto accompagnato da una minaccia neanche tanto velata, dal cellulare del cognato: «Dammi 6 mila euro o ammazzo tua sorella», c’era scritto. La donna, in preda al panico, aveva chiamato la nipote (figlia della donna ferita) e la ragazza aveva subito allertato le forze dell’ordine.

Ma in realtà non c’era alcuna drammatica situazione di pericolo. Dopo i controlli dei carabinieri è infatti emerso che si era trattato di un accoltellamento simulato, costruito ad hoc solo per avere soldi dalla famigliare residente in Marocco: questo il motivo per cui M.O., 49 anni, abitante a Novara, e il compagno R.G., di 37, sono stati condannati a 1 anno e 3 mesi di reclusione, con la multa di 240 euro. Il pm aveva chiesto una pena molto più severa, 5 anni e 4 mesi, mentre la difesa degli imputati aveva invocato l’assoluzione sostenendo che non ci fosse nessuna prova di chi avesse mandato il messaggio e soprattutto che la presunta minaccia era scritta in arabo, e non era mai stata tradotta in modo formale, da un consulente nominato dal tribunale

Forse la coppia pensava che la vicenda si chiudesse fra le mura domestiche, senza intrusioni esterne. E invece, grazie alla segnalazione arrivata in caserma, è emerso il tentativo di ricatto. M.O. aveva organizzato tutto assieme al convivente per convincere la sorella a mandare loro dei soldi.

La vicenda risale al 30 gennaio del 2018. La figlia dell’imputata, cui la zia, sotto choc e in lacrime, aveva girato dal Marocco la foto in cui M.O. sembrava gravemente ferita da due coltellate alla pancia, aveva immediatamente segnalato l’episodio. Si era messo in moto il lavoro per identificare l’appartamento in cui era avvenuto il presunto accoltellamento, visto che la giovane non era in grado di dirlo perché da anni non aveva rapporti con la madre) e lì i militari avevano cercato la coppia. Qualche vicino aveva detto di non vederli da qualche tempo, ma i carabinieri avevano atteso pazientemente i due e alla fine li avevano visti rientrare. Dopo una visita medica era risultato che la donna accoltellata aveva soltanto qualche graffietto all’addome, presumibilmente auto-inferto. E che ferite e minacce di morte erano state una sorta di messinscena per spaventare la sorella e convincerla a mandare i soldi richiesti. Anche l’analisi dei cellulari, e i messaggi scambiati fra i due imputati, avrebbe confermato che non c’era mai stata una situazione di pericolo.

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