«Contratto, contratto», ma anche «più risorse per i servizi, non per la guerra». Questi gli slogan più gettonati, questa mattina, venerdì 25 marzo, in piazza Matteotti, dove una cinquantina di manifestanti delle tre maggiori organizzazioni sindacali dei settori sanità e funzione pubblica hanno partecipato al presidio indetto in tutti i capoluoghi d’Italia per il rinnovo dei rispettivi contratti collettivi di lavoro. Oggetto della vertenza l’ennesimo differimenti ai fondi necessari per la realizzazione degli obiettivi declinati nel patto per l’innovazione e la coesione di un anno fa.
In un documento firmato da Paolo Del Vecchio (Fp Cgil), Maria Pia Mascetta (Cisl Fp) e Diego Passero (Uil Fpl) si può leggere che manchino “le risorse necessarie per procedere alla revisione con adeguati finanziamenti di tutti i sistemi indennitari fermi da oltre dieci anni; valorizzare la professionalità del personale delle pubbliche amministrazioni attraverso la riforma degli ordinamenti e dei sistemi di classificazione; incrementare i fondi per la contrattazione integrativa, rimuovendo i vincoli normativi a oggi esistenti”.
Le organizzazioni sindacali chiedono a gran voce che siano garantite “le risorse necessarie per la copertura degli oneri derivanti dal rinnovo del contratto collettivo nazionale scaduto il 31 dicembre 2018” e quelle per dare attuazione al citato patto del 2021.
«Non parliamo solo delle risorse per il rinnovo dei contratti da tempo scaduti – ha spiegato Del Vecchio dopo essere stato ricevuto dalla viceprefetto Patrizia Bianchetto insieme a una delegazione di manifestanti – Chiediamo anche la stabilizzazione dei precari e un piano straordinario di assunzioni nei settori del pubblico impiego e della sanità».
«Abbiamo evidenziato come alle Regioni manchino le risorse per l’aumento dei fondi produttività, mentre per quanto riguarda gli enti locali il rischio è quello di una competizione tra il rinnovo del contratto e le assunzioni nei Comuni, fortemente deficitari da vent’anni di blocco di nuovi ingressi e tagli. Abbiamo evidenziato anche questo paradosso che ci preoccupa non poco: l’arrivo di parecchie risorse dal Pnrr per sanità ed enti locali, ma da quello che abbiamo appreso dalle Asl che noi rappresentiamo, quelle di Novara e del Verbano Cusio Ossola, che hanno dei forti deficit nei bilanci preventivi per l’anno in corso. Mancato tanti soldi per garantire i servizi che già ci sono. Il paradosso è che ne arriveranno tanti ma non sappiamo con quale personale si potrà rispondere ai diritti alla salute di tenti cittadini».
Upi, Anci e conferenza Stato – Regioni, ha ricordato ancora Del Vecchio, «hanno chiesto al Governo risorse affinché siamo in grado di garantire contratti e assunzioni, ma a oggi non abbiamo avuto risposte. Preferiamo che il Governo spenda soldi non per la guerra, non aumentando il budget per la difesa militare, ma per la sanità, per i servizi e per i diritti di cittadinanza».