Sindacati, istituzioni e associazioni di categoria in Prefettura per il futuro del territorio. Un primo incontro conoscitivo si è svolto mercoledì 10 marzo tra le principali realtà territoriali convocate dal prefetto Pasquale Gioffrè che ha voluto ascoltare le opinioni di tutti facendosi promotore di un tavolo permanente, una cabina di regia con gruppi di lavoro sulle singole tematiche in grado di affrontare orientamenti condivisi.
«È stata riconosciuta l’importanza di un tavolo di lavoro chiesto dai sindacati – spiega il segretario provinciale di Cgil Novara e Vco Attilio Fasulo -. Dopo questo primo incontro, il prefetto si è riservato il tempo necessario per alcuni approfondimenti e in seguito verrà convocata una nuova riunione dove si comincerà a lavorare. È stata anche l’occasione per sottolineare l’assenza dell’Università del Piemonte Orientale e degli istituti di credito del territorio, a mio avviso realtà fodamentali per la ripresa».
Alla riunione era presente anche Emilio Zanetta, presidente di Federalberghi di Confcommercio: «Abbia messo sul tavolo le ben note difficoltà di tutto il comparto ricettivo, tra i più colpiti in questo utlimo anno. Con l’istituzione della zona rossa, la situazione si andrà ancora di più ad aggravare con le chiusure imposte almeno fino al 6 aprile. Non si tratta solo di danni alle aziende, ma di un problema sociale dato dalla mancata assunzione degli stagionali che da un anno si trovano senza lavoro e senza sussidi: a oggi il 50% delle strutture sono chiuse e una buona percentuale di queste non riaprirà più. Noi chiediamo contributi più strutturati e liquidità immediata con un appello alle banche: finanziamenti garantiti dallo Stato con rientri almeno ventennali. Nel frattempo, fino a che la situazione sarà di blocco totale, mettiamo a disposizione le nostre strutture come centri vaccinali».
La preoccupazione del prefetto è stata rivolta anche a eventuali infiltrazioni mafiose: «Abbiamo accolto il suo appello che faremo presente agli associati: nel caso in cui dovessero ricevere sollecitazioni, sarà nostra premura allertare immediatamente le forze dell’ordine» conclude Zanetta.
«Le piccole imprese sono quelle che soffrono di più – commenta il referente di Confesercenti Luigi Minicucci -. L’80% del Pil è fatto proprio da loro e dall’inizio della pandemia in Italia hanno chiuso 27 mila aziende: un record in Europa e questo dovrebbe far pensare. Dopo la situazione drammatica del 2020 e superato l’inverno, pensavamo di poterci rimettere un po’ in piedi: allo stato attuale delle cose, invece, non abbiamo più un binocolo che ci permette di vedere oltre. Inutile dire che i ristori sono totalmente inadeguati e distribuiti senza un criterio. Chiediamo di semplificare la burocrazia e di mettere in atto contributi mirati. La nostra categoria, ad esempio, non è favorevole al cashback: milioni di euro che potevano essere impiegati per il sostegno alle imprese».