Dopo la seduta del 27 febbraio, in cui il consiglio comunale ha appoggiato all’unanimità il documento con cui i vertici regionali invitano il presidente di Atc, Luigi Songa, a dimettersi dall’incarico (in seguito alla nota vicenda in cui l’esponente di Fratelli d’Italia dichiarava di conservare in ufficio cimeli mussoliniani e di non offendersi se qualcuno lo definiva fascista), durante la commissione consigliare di ieri proprio sul tema Atc, gli esponenti dl Pd gli hanno rivolto più volta la domanda circa l’intenzione di dimettersi; Songa, però, ha evitato qualsiasi tipo di risposta, mantenendo per quasi tre ore l’atteggiamento di chi si sente perfettamente a proprio agio.
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Una commissione che avrebbe dovuto essere puramente tecnica, e che invece ha assunto sfumature politiche quando l’assessore alle Politiche Sociali, Franco Caressa ha invitato Songa a non rispondere alle domande della minoranza, eventualmente a quelle di Cirio, e si è augurato che «il presidente rimanga al suo posto, è molto efficiente e, da quando c’è lui, le persone hanno notato che Atc ha una marcia in più. Fino a tutto il 2019, quando è stato presidente Giuseppe Genoni, non c’è mai stato spazio per il dialogo e volutamente non sono stati fatti incontri in Regione. Ora è cambiata l’aria: ce lo dice la collettività che chiede aiuto e che usufruisce di questo servizio».
Pronta la replica della consigliera Pd, Milù Allegra: «A differenza di ciò che pensa l’assessore, io non mi auguro che lei rimanga al suo posto, nonostante l’operatività che lei sta dimostrando perché credo che l’operatività non sia incompatibile con il rispetto della Costituzione».
Voci sempre più insistenti dicono, però, che Songa non solo non abbia intenzioni di dimettersi adesso che glielo sta chiedendo il governatore della Regione con un atto pubblico supportato dal presidente del consiglio regionale (pur non utilizzando apertamente la parola dimissioni in quanto l’ente può nominare ma non revocare) ma che non lo farà nemmeno in estate, cioè quando per l’esponente leghista Marco Marchioni (in un primo momento individuato dalla Regione a ricoprire il ruolo di presidente Atc ma che poi aveva dovuto rinunciare in quanto incompatibile con altri incarichi già assunti) scadrà il periodo di non eleggibilità. Il motivo sarebbe riconducile al fatto che dopo aver approvato il bilancio preventivo e consuntivo proprio l’altro ieri (27 febbraio) e aver messo in campo una serie di azioni operative, difficilmente il presidente sarà disposto a lasciare il proprio posto a chiunque altro, dopo aver programmato e sottoscritto un impegno di lavoro da qui ai prossimi anni. E che lì resterà per un quinquennio, ovvero per l’interno mandato.
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