Sos aiuti alimentari per gli animali del circo e gli agricoltori si mobilitano

L’emergenza coronavirus ha bloccato, nel mondo degli spettacoli viaggianti, non solo parchi divertimenti  ed altre attrazioni ma anche i circhi, i cui addetti, al pari degli altri colleghi della categoria, non sanno quando potranno riaprire i “tendoni”. E se i problemi di carattere economico causati dallo stop sono comuni  a molti titolari di attività, nel caso delle famiglie circensi, oltre al risvolto del far fronte alle necessità primarie delle persone che all’interno vi gravitano (circa 3mila in Italia), ci sono anche le necessità primarie degli animali. Nessun eclatante appello ma la macchina della solidarietà di chi, ogni giorno, proprio per il proprio lavoro si preoccupa per la salute e il benessere degli animali, si è messa in moto e dagli agricoltori di Coldiretti Novara e Vco arrivano gli aiuti.

 

 

Balle di fieno e mangime sono stati donati a un circo bloccato, non solo nell’attività ma anche negli spostamenti, dai decreti governativi, in provincia di Novara.

«In Italia abbiamo 46 circhi fermi con parco animali, distribuiti in 15 regioni – dice Antonio Buccioni, presidente dell’Ente Nazionale Circhi – Tre sono in Piemonte, uno si trova vicino a Novara, uno nei pressi di Alessandria e uno in provincia di Asti. Tutti i complessi sono stati bloccati nelle città in cui si trovavano in torunée».

«Di concerto con la nostra associazione – aggiunge – abbiamo canalizzato attività e strategia ponendoci alcuni obiettivi: assicurare in modo ottimale l’approvvigionamento alimenti per persone e animali e devo dire con grande orgoglio che l’obiettivo è stato raggiunto in modo ottimale. C’è stato un abbraccio rinnovato delle popolazioni, senza esclusione di alcuna regione,  all’insegna di una antica solidarietà tra società civile e circo. Negli ultimi dieci anni era sembrato un pochino scemare l’antico affetto della gente, ma questa situazione, imprevista e imprevedibile, ha rinsaldato quei vincoli esistenti fin dal secolo scorso. Fondamentali sono stati alcuni sostegni come quello della chiesa cattolica, attraverso la fondazione Migrantes della Cei e Caritas, e poi quello di Coldiretti; questa organizzazione ha dimostrato attenzione al problema e grande capacità di risolvere, senza vincoli burocratici e all’insegna della concretezza, queste situazioni».

«Rivendico con orgoglio anche due situazioni particolari in tutti questi insediamenti, che sono 46: non abbiamo riscontrato ad oggi alcun caso di contagio né problemi di carattere sanitario nei confronti di alcun animale».

In tutto, al momento in Italia, sono 3mila le persone che gravitano nel mondo circense.

Danno economico patito?

«Cifre considerevoli – risponde Buccioni – Sono fermi da fine febbraio, inizi marzo. Anche se febbraio in realtà è stato un mese anomalo perché quando ha iniziato a serpeggiare la paura la gente si è chiusa in casa, come è avvenuto per ristoranti e cinema, quindi è stato un mese catastrofico che ha preceduto i due mesi e mezzo di fermo totale».

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Sos aiuti alimentari per gli animali del circo e gli agricoltori si mobilitano

L’emergenza coronavirus ha bloccato, nel mondo degli spettacoli viaggianti, non solo parchi divertimenti  ed altre attrazioni ma anche i circhi, i cui addetti, al pari degli altri colleghi della categoria, non sanno quando potranno riaprire i “tendoni”. E se i problemi di carattere economico causati dallo stop sono comuni  a molti titolari di attività, nel caso delle famiglie circensi, oltre al risvolto del far fronte alle necessità primarie delle persone che all’interno vi gravitano (circa 3mila in Italia), ci sono anche le necessità primarie degli animali. Nessun eclatante appello ma la macchina della solidarietà di chi, ogni giorno, proprio per il proprio lavoro si preoccupa per la salute e il benessere degli animali, si è messa in moto e dagli agricoltori di Coldiretti Novara e Vco arrivano gli aiuti.

 

 

Balle di fieno e mangime sono stati donati a un circo bloccato, non solo nell’attività ma anche negli spostamenti, dai decreti governativi, in provincia di Novara.

«In Italia abbiamo 46 circhi fermi con parco animali, distribuiti in 15 regioni – dice Antonio Buccioni, presidente dell’Ente Nazionale Circhi – Tre sono in Piemonte, uno si trova vicino a Novara, uno nei pressi di Alessandria e uno in provincia di Asti. Tutti i complessi sono stati bloccati nelle città in cui si trovavano in torunée».

«Di concerto con la nostra associazione – aggiunge – abbiamo canalizzato attività e strategia ponendoci alcuni obiettivi: assicurare in modo ottimale l’approvvigionamento alimenti per persone e animali e devo dire con grande orgoglio che l’obiettivo è stato raggiunto in modo ottimale. C’è stato un abbraccio rinnovato delle popolazioni, senza esclusione di alcuna regione,  all’insegna di una antica solidarietà tra società civile e circo. Negli ultimi dieci anni era sembrato un pochino scemare l’antico affetto della gente, ma questa situazione, imprevista e imprevedibile, ha rinsaldato quei vincoli esistenti fin dal secolo scorso. Fondamentali sono stati alcuni sostegni come quello della chiesa cattolica, attraverso la fondazione Migrantes della Cei e Caritas, e poi quello di Coldiretti; questa organizzazione ha dimostrato attenzione al problema e grande capacità di risolvere, senza vincoli burocratici e all’insegna della concretezza, queste situazioni».

«Rivendico con orgoglio anche due situazioni particolari in tutti questi insediamenti, che sono 46: non abbiamo riscontrato ad oggi alcun caso di contagio né problemi di carattere sanitario nei confronti di alcun animale».

In tutto, al momento in Italia, sono 3mila le persone che gravitano nel mondo circense.

Danno economico patito?

«Cifre considerevoli – risponde Buccioni – Sono fermi da fine febbraio, inizi marzo. Anche se febbraio in realtà è stato un mese anomalo perché quando ha iniziato a serpeggiare la paura la gente si è chiusa in casa, come è avvenuto per ristoranti e cinema, quindi è stato un mese catastrofico che ha preceduto i due mesi e mezzo di fermo totale».

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