Il suo nome è quasi impronunciabile ma i consumatori lo conoscevano semplicemente come «Aldo». Considerato quale «capo» di un gruppo di spacciatori di origine nordafricana che sei, sette anni fa era sbarcato nelle colline del Medio Novarese per conquistare piazze di spaccio, C.E., trentunenne abitante a Boca, è stato condannato in tribunale a 6 anni, 7 mesi e 15 giorni di reclusione e 83 mila euro di multa. Il pm aveva chiesto 8 anni, ma da alcuni episodi è stato assolto. L’assoluzione era stata chiesta dai difensori, che certamente, vista la pena particolarmente elevata, proporranno appello. Anche perché a loro modo di vedere non c’era alcuna prova che dietro al numero di telefono contattato potesse starci il loro assistito, e soprattutto che quello indicato dai clienti come «Aldo» fosse realmente l’imputato, visto che molti dei testimoni ascoltati, sfilando in aula, non lo avevano riconosciuto e anche avevano sottolineato come gli spacciatori si assomigliassero un po’ tutti.
In base a quanto ricostruito dall’accusa, sulla base delle indagini compiute dai carabinieri, C.E. si era reso protagonista di numerose vendite di droga (cocaina, eroina e hashish) in vari paesi delle colline novaresi, da Fontaneto d’Agogna salendo verso il Vergante. Il trentenne era solo uno degli spacciatori identificati dai militari, ma i complici sono già stati condannati in abbreviato alcuni anni fa. Facevano parte di un gruppo che poi si era scisso in due parti a causa di vere e proprie liti con conflitti a fuoco per spartirsi il territorio di spaccio. In base a intercettazioni e pedinamenti, Aldo ne guidava uno. Nei contatti telefonici si faceva riferimento a parole in codice per indicare il tipo di droga che si voleva acquistare, e poi venivano fornite le indicazioni stradali per il luogo dell’incontro, in genere in aree appartate e boschive. Il venditore usciva dalla boscaglia per pochi istanti e consegnava la droga al cliente, spesso nella penombra, così da non essere identificato tanto facilmente.