Un mercato a cielo aperto nei boschi, in una zona più volte monitorata dalle forze dell’ordine (anche di recente) a ridosso del fiume Ticino. Un mercato in cui era comparsa, tre anni fa per la prima volta, anche la vendita di stupefacenti in cambio di sesso. In udienza preliminare davanti al gup di Novara si è conclusa con cinque condanne in abbreviato e cinque patteggiamenti un’indagine conclusa dai carabinieri di Novara con l’arresto di tre pusher e la scoperta di un lunga serie di cessioni e di inquietanti episodi di aggressioni, sequestro di persona e rapina.
Per quei fatti, processato con rito abbreviato, N.B., di 44 anni, è stato condannato a 5 anni e 4 mesi di carcere, mentre hanno patteggiato la pena il ventisettenne A.R., 4 anni e 10 mesi di reclusione, e il ventinovenne H.E.K., 2 anni e 8 mesi: sono i tre nordafricani senza fissa dimora e con diversi «alias», già noti per fatti simili, identificati dai militari come principali fornitori di un gruppo che poi si era allargato anche ad alcuni italiani, per fatti marginali e più sporadici: con la riqualificazione del reato nel fatto di «lieve entità», sono stati condannati anche W.D.F., A.S., A.M., A.G., a pene da 7 mesi e 10 mesi e 20 giorni di reclusione, che probabilmente saranno sostituite da lavori di pubblica utilità, mentre hanno patteggiato pene fino a 18 mesi C.B., C.D., R.P. Il giudice ha rinviato a giudizio ordinario un altro italiano A.G., attualmente a dibattimento sempre con le accuse di spaccio e concorso in sequestro di persona: il processo è rallentato dalla difficoltà di rintracciare i clienti, chiamati come testimoni.
Punto di partenza dell’indagine la denuncia presentata il 23 giugno 2021 da una ventiseienne novarese residente in provincia, per sequestro di persona, rapina e lesioni. Lei e due amici, probabilmente in cerca di droga nei boschi, erano stati legati a un albero, picchiati e derubati da altri frequentatori della zona, poi identificati in membri del gruppo dedito allo spaccio. I due uomini non avevano detto nulla; la donna, invece, aveva chiamato i carabinieri salvo poi informare i suoi sequestratori, persone con cui lei aveva rapporti da tempo, che i militari stavano indagando su di loro. Era finita indagata anche lei. Nel corso dell’operazione, grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali, è emerso che il gruppo riusciva a smerciare ogni settimana, nelle aree appartate dei boschi di Oleggio, circa 5 chili di hashish, 2 di eroina e un chilo di cocaina.