«Durante la relazione ci sono stati molti litigi, e lui ha alzato le mani. Una volta mi ha spinta contro i gradini della scala, e mi sono tagliata la testa; un’altra mi ha mandato una foto in cui si vedeva una pistola». Una testimonianza sofferta, in tribunale, quella di una trentasettenne di Trecate che lo scorso anno ha denunciato l’ex compagno per maltrattamenti. Lo ha fatto al culmine di un periodo particolarmente difficile, faticoso. Viveva nell’ansia e aveva paura perfino quando tornava a casa e parcheggiava l’auto, perchè temeva di trovarlo lì ad aspettarla.
Le forze dell’ordine erano intervenute in varie occasioni a casa della donna, l’ultima lo scorso dicembre, quando C.O., quarantenne, era stato arrestato. Attualmente ai domiciliari, e già processato in passato per lo stesso reato, i giudici del tribunale di Novara gli hanno inflitto una pena complessiva di 5 anni e 5 mesi di reclusione oltre alla sospensione della patria potestà per 9 anni. Stabilito anche un risarcimento del danno di 5 mila euro per la vittima, costituita parte civile. Aveva chiesto invece l’assoluzione il difensore dell’imputato, parlando di totale assenza di prove. Il pm, tenuto conto che di recente l’uomo è stato sorpreso fuori dall’abitazione in cui si trova agli arresti, ha anche sollecitato un aggravamento della misura, con la custodia cautelare in carcere. Lui si è giustificato dicendo che era andato a mangiare in pizzeria perché si trovava a casa da solo, senza altri famigliari.
In aula la testimonianza dell’ex compagna. Ha descritto un clima di paura: «Diceva spesso che voleva tornare con me, che mi avrebbe riconquistata». La donna ha cercato di tenere un comportamento tranquillo solo per le figlie, perché lavorava e quindi aveva bisogno di lui, che le curasse quando lei era fuori casa.