Spray al peperoncino e minacce per cacciare gli inquilini morosi: condannato a 3 anni

Il proprietario dell'appartamento in via Brescia era a processo con le accuse di tentata estorsione, lesioni e danneggiamento

Gli affittuari del suo appartamento rimangono indietro con i pagamenti e lui, per cercare di sbatterli fuori, organizza delle vere e proprie spedizioni minacciose e incursioni sotto casa, lanciando bombe carta o usando spray al peperoncino che in una occasione costringono la vittima a recarsi al pronto soccorso. Un caso di giustizia «fai da te» quello che ha portato in tribunale il proprietario di casa cui non andava di aspettare i tempi delle procedure di sfratto per liberarsi dei suoi inquilini morosi.

Per i fatti avvenuti nell’aprile e nel maggio del 2019 in via Brescia a Novara, ora A.S., 42 anni, è stato condannato a 3 anni di reclusione e 900 euro di multa. Era a processo con le accuse di tentata estorsione, lesioni e danneggiamento, e per lui il pm aveva chiesto 5 anni e 3 mesi di reclusione e 360 euro di multa. Stabilito anche un risarcimento del danno per i suoi ex inquilini, una coppia di origine nigeriana costituitasi a giudizio: 10 mila euro di provvisionale. La difesa, invece, aveva chiesto la derubricazione della tentata estorsione in esercizio arbitrario delle proprie ragioni e l’assoluzione per il resto, sostenendo che non vi fossero prove di atteggiamenti violenti, minacce, e soprattutto elementi per dire che fosse il proprietario dell’appartamento l’autore di quei lanci con bottiglie incendiarie.

A denunciarlo erano stati proprio i suoi inquilini: uno dei due se l’era vista brutta perché, nel corso di una degli incontri col padrone dell’appartamento, quest’ultimo gli aveva spruzzato spray urticante agli occhi, provocandogli delle lesioni. Le rimostranze per il mancato pagamento dell’affitto, da parte dell’imputato, si erano concretizzate anche in azioni plateali, con lanci di bottiglie incendiarie sul balcone e numerosi altri dispetti in cantina e davanti alla porta d’ingresso. Solo successivamente al periodo molesto, A.S. aveva deciso di intraprendere le vie legali e aveva agito in sede civile per avere libero il suo appartamento.

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Il proprietario dell’appartamento in via Brescia era a processo con le accuse di tentata estorsione, lesioni e danneggiamento

Gli affittuari del suo appartamento rimangono indietro con i pagamenti e lui, per cercare di sbatterli fuori, organizza delle vere e proprie spedizioni minacciose e incursioni sotto casa, lanciando bombe carta o usando spray al peperoncino che in una occasione costringono la vittima a recarsi al pronto soccorso. Un caso di giustizia «fai da te» quello che ha portato in tribunale il proprietario di casa cui non andava di aspettare i tempi delle procedure di sfratto per liberarsi dei suoi inquilini morosi.

Per i fatti avvenuti nell’aprile e nel maggio del 2019 in via Brescia a Novara, ora A.S., 42 anni, è stato condannato a 3 anni di reclusione e 900 euro di multa. Era a processo con le accuse di tentata estorsione, lesioni e danneggiamento, e per lui il pm aveva chiesto 5 anni e 3 mesi di reclusione e 360 euro di multa. Stabilito anche un risarcimento del danno per i suoi ex inquilini, una coppia di origine nigeriana costituitasi a giudizio: 10 mila euro di provvisionale. La difesa, invece, aveva chiesto la derubricazione della tentata estorsione in esercizio arbitrario delle proprie ragioni e l’assoluzione per il resto, sostenendo che non vi fossero prove di atteggiamenti violenti, minacce, e soprattutto elementi per dire che fosse il proprietario dell’appartamento l’autore di quei lanci con bottiglie incendiarie.

A denunciarlo erano stati proprio i suoi inquilini: uno dei due se l’era vista brutta perché, nel corso di una degli incontri col padrone dell’appartamento, quest’ultimo gli aveva spruzzato spray urticante agli occhi, provocandogli delle lesioni. Le rimostranze per il mancato pagamento dell’affitto, da parte dell’imputato, si erano concretizzate anche in azioni plateali, con lanci di bottiglie incendiarie sul balcone e numerosi altri dispetti in cantina e davanti alla porta d’ingresso. Solo successivamente al periodo molesto, A.S. aveva deciso di intraprendere le vie legali e aveva agito in sede civile per avere libero il suo appartamento.

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