Strage del Mottarone, un anno dopo

Oggi è il primo anniversario del crollo della funivia avvenuto il 23 maggio 2021. Alle 10 commemorazione delle vittime della tragedia nella chiesa della Madonna delle Neve

È il 23 maggio 2021 e da poco è passato mezzogiorno. È una calda domenica di primavera, la prima di “libertà” dopo mesi di lockdown e zone rosse a causa della pandemia: una giornata giusta per una gita fuori porta. La cabina numero 3 della funivia del Mottarone è partita da Carciano (Stresa) con 15 persone a bordo e, dopo aver percorso circa cinque chilometri, in pochi minuti avrebbe dovuto raggiungere la vetta più alta che permette di ammirare i laghi Maggiore e d’Orta.

La cabina, però, non è mai arrivata: dopo un volo di trecento metri nel vuoto, si è schiantata a terra tra gli abeti del bosco, in una zona difficile da raggiungere. I primi ad arrivare sul posto, tra non poche difficoltà, sono stati i sanitari del 118 con i Vigili del fuoco e i volontari della Protezione civile che si sono trovati di fronte a una scena agghiacciante. «In tanti anni di lavoro non ho mai visto niente del genere» dichiarerà uno di loro giorni dopo. Ci sono volute ore prima che i soccorrtiori riuscissero a trovare tutti e 15 i corpi delle persone che erano sulla cabina.

Le vittime della strage

Una strage che ha fatto 14 vittime a cominciare dal piccolo Mattia Zorloni, 6 anni, elitrasportato al Regina Margherita a Torino insieme al coetaneo Eitan (unico sopravvissuto) e deceduto poi in serata insieme ai genitori Elisabetta Personini, 37 anni, e Vittorio Zorloni, 54, di Vedano Olona (Va) morti sul colpo.

Roberta Pistolato, 40 anni, e il marito, Angelo Vito Gasparro, 45, entrambi medici, abitavano a Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza, ed erano lì per festeggiare il 40esimo compleanno di lei.

Serena Cosentino, 27 anni, con il fidanzato di origine iraniana Mohammadreza Shahaisavandi, 32, da poco si erano trasferiti sul Lago Maggiore.

I fidanzati Silvia Malnati, 26 anni, e Alessandro Merlo, 29, entrambi di Varese.

L’intera famiglia di origini israeliane residente a Pavia: il bisnonno Itshak Cohen, 81 anni, con la moglie Konisky Cohen, 70 anni. Amit Biran, 30 anni, e Tal Peleg, 26, genitori di Tom, 2 anni, il più piccolo delle vittime, ed Eitan, 6 anni, l’unico sopravvissuto, rimasto ricoverato al Regina Margherita per settimane e al centro di una battaglia legale per l’affidamento tra i famigliari della madre e del padre finita con il rapimento del piccolo a Tel Aviv da parte del nonno materno. Ora Eitan vive in Italia con la zia Aya Byran mentre il tribunale ha nominato un tutore esterno.

Le indagini e il processo

Poche ore dopo la strage, la Procura di Verbania, guidata dal procuratore capo Olimpia Bossi, mette sotto sequestro la funivia. Il 25 maggio, dopo due giorni e due notti di indagini e interrogatori, il procuratore annuncia i nomi dei primi indagati: il gestore dell’impianto della funivia del Mottarone Luigi Nerini, il capo servizio Gabriele Tadini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio. Durante gli interrogatori, Tadini confessa di aver inserito i forchettoni che bloccano il freno di emergenza. L’ipotesi della Procura, infatti, è che i blocca-ganasce siano stati inseriti volontariamente impedendo ai freni di emergenza di entrare in funzione in caso di malfunzionamento. Dalle indagini è emerso che la fune traente che ha ceduto non veniva controllata da anni.

I tre vengono arrestati con l’accusa di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Il 30 maggio, dopo gli interrogatoti in carcere, il gip Donatella Banci Buonamici decide che «non sussistono le esigenze di custodia cautelare in carcere» in quanto non c’è pericolo di fuga nè di inquinamento probatorio: Tadini finisce ai domiciliari, Nerini e Perocchio liberi. Dopo pochi giorni Banci Buonamici viene sostituita e nominato un nuovo giudice per le indagini preliminari.

Avvisi di garanzia vengono emessi anche nei confronti di amministratori e tecnici della scoietà Leitner e delle ditte a cui erano stati subappaltati servizi specifici: Anton Seeber, presidente di Leitner; il consigliere Martin Leitner; il responsabile della sicurezza, Peter Rabanser e il tecnico Rino Fanetti. Fabrizio Pezzolo, legale rappresentante di Rvs, impresa di Torino specializzata nella manutenzione delle centraline idrauliche dei freni; Davide Marchetto, responsabile tecnico per gli impianti. Alessandro Rossi, titolare di Sateco, ditta torinese, e il dipendente Davide Moschitti. Infine Federico Samonini, titolare di Scf Monterosa che ha lavorato alla manutenzione dell’impianto.

La prima udienza del processo è fissata per il 14 luglio ed entro il 30 giugno verranno depositate le perizie. Nel frattempo non sono mancate nuove indagini e sopralluoghi, l’ultimo il 12 maggio scorso. 

Il messaggio del vescovo

Il giorno stesso della tragedia, il vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla, dirama un messaggio di cordoglio: «Ho appreso con profondo sgomento la notizia del drammatico e gravissimo incidente alla funivia Stresa-Mottarone con un numero molto alto di vittime, che stavano vivendo una giornata di ritrovata serenità e normalità, godendo delle bellezze del nostro territorio, dopo i mesi di restrizioni dovute alla pandemia. Auspico che i responsabili amministrativi e tecnici abbiano sempre una rigorosa attenzione, usando ogni mezzo possibile a loro disposizione, affinché mai più accadano avvenimenti così tragici».

«Mi unisco anche alla preoccupazione di tutti gli operatori del settore, perché l’accoglienza dei turisti e dei locali sia garantita con la migliore sicurezza. Invito tutte le comunità cristiane della diocesi a partecipare al grande dolore delle famiglie coinvolte. Su di loro, nel giorno di Pentecoste, invoco lo Spirito Santo Consolatore perché dia forza in questo momento di lutto e di prova».

Ricostruire la funivia

Da un anno la funivia è ferma e ancora sotto sequestro, ma la città ha voglia di ripartire, senza dimenticare. «C’è già stato un primo incontro con il consulente Angelo Miglietta, nominato dal ministro del Turismo Massimo Garavaglia, e abbiamo chiesto un “modello Morandi” con tempi più rapidi per la ricostruzione – ha dichiarato ad Adnkronos il sindaco di Stresa, Marcella Severino – Abbiamo chiesto una funivia innovativa, moderna, magari progettata da un archistar in modo che possa diventare un oggetto di per sé attrattivo per il territorio, senza però dimenticare le vittime».

Oggi alle 10 è in programma la commemorazione delle vittime della tragedia nella chiesa della Madonna delle Neve. In mattinata si svolgerà anche l’inaugurazione, in forma riservata e alla presenza dei famigliari delle vittime e dei soccorritori, del cippo vicino al punto in cui è precipitata la cabina della funivia.

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Strage del Mottarone, un anno dopo

Oggi è il primo anniversario del crollo della funivia avvenuto il 23 maggio 2021. Alle 10 commemorazione delle vittime della tragedia nella chiesa della Madonna delle Neve

È il 23 maggio 2021 e da poco è passato mezzogiorno. È una calda domenica di primavera, la prima di “libertà” dopo mesi di lockdown e zone rosse a causa della pandemia: una giornata giusta per una gita fuori porta. La cabina numero 3 della funivia del Mottarone è partita da Carciano (Stresa) con 15 persone a bordo e, dopo aver percorso circa cinque chilometri, in pochi minuti avrebbe dovuto raggiungere la vetta più alta che permette di ammirare i laghi Maggiore e d’Orta.

La cabina, però, non è mai arrivata: dopo un volo di trecento metri nel vuoto, si è schiantata a terra tra gli abeti del bosco, in una zona difficile da raggiungere. I primi ad arrivare sul posto, tra non poche difficoltà, sono stati i sanitari del 118 con i Vigili del fuoco e i volontari della Protezione civile che si sono trovati di fronte a una scena agghiacciante. «In tanti anni di lavoro non ho mai visto niente del genere» dichiarerà uno di loro giorni dopo. Ci sono volute ore prima che i soccorrtiori riuscissero a trovare tutti e 15 i corpi delle persone che erano sulla cabina.

Le vittime della strage

Una strage che ha fatto 14 vittime a cominciare dal piccolo Mattia Zorloni, 6 anni, elitrasportato al Regina Margherita a Torino insieme al coetaneo Eitan (unico sopravvissuto) e deceduto poi in serata insieme ai genitori Elisabetta Personini, 37 anni, e Vittorio Zorloni, 54, di Vedano Olona (Va) morti sul colpo.

Roberta Pistolato, 40 anni, e il marito, Angelo Vito Gasparro, 45, entrambi medici, abitavano a Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza, ed erano lì per festeggiare il 40esimo compleanno di lei.

Serena Cosentino, 27 anni, con il fidanzato di origine iraniana Mohammadreza Shahaisavandi, 32, da poco si erano trasferiti sul Lago Maggiore.

I fidanzati Silvia Malnati, 26 anni, e Alessandro Merlo, 29, entrambi di Varese.

L’intera famiglia di origini israeliane residente a Pavia: il bisnonno Itshak Cohen, 81 anni, con la moglie Konisky Cohen, 70 anni. Amit Biran, 30 anni, e Tal Peleg, 26, genitori di Tom, 2 anni, il più piccolo delle vittime, ed Eitan, 6 anni, l’unico sopravvissuto, rimasto ricoverato al Regina Margherita per settimane e al centro di una battaglia legale per l’affidamento tra i famigliari della madre e del padre finita con il rapimento del piccolo a Tel Aviv da parte del nonno materno. Ora Eitan vive in Italia con la zia Aya Byran mentre il tribunale ha nominato un tutore esterno.

Le indagini e il processo

Poche ore dopo la strage, la Procura di Verbania, guidata dal procuratore capo Olimpia Bossi, mette sotto sequestro la funivia. Il 25 maggio, dopo due giorni e due notti di indagini e interrogatori, il procuratore annuncia i nomi dei primi indagati: il gestore dell’impianto della funivia del Mottarone Luigi Nerini, il capo servizio Gabriele Tadini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio. Durante gli interrogatori, Tadini confessa di aver inserito i forchettoni che bloccano il freno di emergenza. L’ipotesi della Procura, infatti, è che i blocca-ganasce siano stati inseriti volontariamente impedendo ai freni di emergenza di entrare in funzione in caso di malfunzionamento. Dalle indagini è emerso che la fune traente che ha ceduto non veniva controllata da anni.

I tre vengono arrestati con l’accusa di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Il 30 maggio, dopo gli interrogatoti in carcere, il gip Donatella Banci Buonamici decide che «non sussistono le esigenze di custodia cautelare in carcere» in quanto non c’è pericolo di fuga nè di inquinamento probatorio: Tadini finisce ai domiciliari, Nerini e Perocchio liberi. Dopo pochi giorni Banci Buonamici viene sostituita e nominato un nuovo giudice per le indagini preliminari.

Avvisi di garanzia vengono emessi anche nei confronti di amministratori e tecnici della scoietà Leitner e delle ditte a cui erano stati subappaltati servizi specifici: Anton Seeber, presidente di Leitner; il consigliere Martin Leitner; il responsabile della sicurezza, Peter Rabanser e il tecnico Rino Fanetti. Fabrizio Pezzolo, legale rappresentante di Rvs, impresa di Torino specializzata nella manutenzione delle centraline idrauliche dei freni; Davide Marchetto, responsabile tecnico per gli impianti. Alessandro Rossi, titolare di Sateco, ditta torinese, e il dipendente Davide Moschitti. Infine Federico Samonini, titolare di Scf Monterosa che ha lavorato alla manutenzione dell’impianto.

La prima udienza del processo è fissata per il 14 luglio ed entro il 30 giugno verranno depositate le perizie. Nel frattempo non sono mancate nuove indagini e sopralluoghi, l’ultimo il 12 maggio scorso. 

Il messaggio del vescovo

Il giorno stesso della tragedia, il vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla, dirama un messaggio di cordoglio: «Ho appreso con profondo sgomento la notizia del drammatico e gravissimo incidente alla funivia Stresa-Mottarone con un numero molto alto di vittime, che stavano vivendo una giornata di ritrovata serenità e normalità, godendo delle bellezze del nostro territorio, dopo i mesi di restrizioni dovute alla pandemia. Auspico che i responsabili amministrativi e tecnici abbiano sempre una rigorosa attenzione, usando ogni mezzo possibile a loro disposizione, affinché mai più accadano avvenimenti così tragici».

«Mi unisco anche alla preoccupazione di tutti gli operatori del settore, perché l’accoglienza dei turisti e dei locali sia garantita con la migliore sicurezza. Invito tutte le comunità cristiane della diocesi a partecipare al grande dolore delle famiglie coinvolte. Su di loro, nel giorno di Pentecoste, invoco lo Spirito Santo Consolatore perché dia forza in questo momento di lutto e di prova».

Ricostruire la funivia

Da un anno la funivia è ferma e ancora sotto sequestro, ma la città ha voglia di ripartire, senza dimenticare. «C’è già stato un primo incontro con il consulente Angelo Miglietta, nominato dal ministro del Turismo Massimo Garavaglia, e abbiamo chiesto un “modello Morandi” con tempi più rapidi per la ricostruzione – ha dichiarato ad Adnkronos il sindaco di Stresa, Marcella Severino – Abbiamo chiesto una funivia innovativa, moderna, magari progettata da un archistar in modo che possa diventare un oggetto di per sé attrattivo per il territorio, senza però dimenticare le vittime».

Oggi alle 10 è in programma la commemorazione delle vittime della tragedia nella chiesa della Madonna delle Neve. In mattinata si svolgerà anche l’inaugurazione, in forma riservata e alla presenza dei famigliari delle vittime e dei soccorritori, del cippo vicino al punto in cui è precipitata la cabina della funivia.

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Riproduzione Riservata

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore