Perquisizioni anche nel Novarese per un’indagine della Finanza di Brescia che ieri, 18 gennaio, ha eseguito quattro misure cautelari personali (di cui tre di custodia in carcere e una di arresti domiciliari) contro un’associazione per delinquere finalizzata, tra l’altro, alla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, alla turbata libertà degli incanti, fino ad arrivare all’accesso abusivo ad un sistema informatico e all’omessa presentazione delle dichiarazioni. Fra i quattro destinatari della misura c’è anche un funzionario novarese dell’Enel, A.M., 52 anni, residente a San Pietro Mosezzo. Secondo l’accusa, è l’uomo che veniva corrotto perché passasse informazioni sugli appalti nel settore della raccolta, trasporto e recupero di trasformatori nella cosiddetta macroarea Nord, favorendo così una ditta della provincia di Bergamo che si occupa di gestione dei rifiuti
In pratica, le Fiamme Gialle bresciane avrebbero individuato un’organizzazione ben strutturata e collaudata tra gli indagati i quali, in maniera consapevole, avrebbero fatto parte di un gruppo più vasto dedito alla commissione d’innumerevoli reati. Complessivamente, infatti, sono finite nei guai tredici persone. Gli accertamenti hanno consentito di scoprire un meccanismo che avrebbe permesso l’aggiudicazione, da parte della società bergamasca, di varie gare d’appalto bandite da un’importante società partecipata dallo Stato, per oltre 12 milioni di euro. A fronte di «prestazioni illecite», il novarese dipendente infedele avrebbe ricevuto, nel corso di diversi incontri avuti con l’imprenditore corruttore fra il 2021 e il 2022, nelle immediate vicinanze del casello autostradale di Novara Ovest, oltre 70 mila euro in contanti, il tutto documentato con riprese video effettuate dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Brescia.
Le indagini avrebbero anche consentito di documentare numerosi accessi abusivi ai sistemi informatici, ai danni di un’altra società partecipata dallo Stato, con l’obiettivo di visualizzare le offerte trasmesse dalle imprese partecipanti ad alcune gare d’appalto e in qualche modo far sì che la ditta bergamasca ne fosse l’aggiudicataria. I finanzieri hanno inoltre accertato compensazioni di crediti falsi per un importo complessivo pari a 3,8 milioni di euro e l’omessa dichiarazione, da parte di due società riconducibili agli indagati, di circa 400 mila euro di Iva.
Nel corso delle perquisizioni di giovedì mattina in sette province sono stati sequestrati circa 450 mila euro.