Telemedicina a Novara, progetto Ospedale-Upo con il supporto di Google

«Le difficoltà nell’erogazione di determinate prestazioni sanitarie per problemi di accesso alle strutture e di trasporto, soprattutto per i pazienti disabili erano ben note da tempo ma l’emergenza-Covid ha imposto un’accelerazione al progetto, aggiungendo la necessità di limitare i contatti ambientali per il rischio di diffusione del virus. L’iniziativa, oltre ai benefici per i pazienti, mira in particolare a garantire la massima tutela della privacy e si avvale del supporto di Google e in particolare della sua sezione dedicata all’E-Health con cui Upo ha un rapporto di collaborazione diretto». Così Marco Invernizzi, professore associato presso il Dipartimento di scienze della salute dell’Università del Piemonte Orientale, responsabile del progetto per lo sviluppo della telemedicina in ambito riabilitativo, messo in atto dalla struttura complessa di Medicina fisica e riabilitativa dell’Ospedale Maggiore.

 

 

Si tratta di un progetto che, nella sostanza «evita al paziente di recarsi fisicamente nella struttura sanitaria e al curante di avere necessariamente davanti il paziente – spiega il professore –  Nello specifico noi partiamo dall’esperienza riabilitativa dove, da anni, era nata la necessità di studiare modi di fare riabilitazione per pazienti senza farli venire in ospedale».

Google fornisce la piattaforma sulla quale dovrebbe avvenire l’interazione medico-paziente.

«L’idea – aggiunge il professore – è quella di creare i presupposti per un progetto più strutturato e di ampio respiro».

La piattaforma, ideata nell’ambito dell’Università del Piemonte Orientale, ha potenzialità notevoli e non si limita alle tele-visite o teleconsulto ma può ampliare gli sviluppi della medicina dal punto di vista telematico (formazione, raccolta dati, armonizzazione delle procedure), snellendo nel contempo i percorsi sanitari e permettendo una completa interazione tra medico e paziente. Il progetto-pilota potrà inoltre avere sviluppi significativi anche per altre attività in ambito ospedaliero.

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Telemedicina a Novara, progetto Ospedale-Upo con il supporto di Google

«Le difficoltà nell’erogazione di determinate prestazioni sanitarie per problemi di accesso alle strutture e di trasporto, soprattutto per i pazienti disabili erano ben note da tempo ma l’emergenza-Covid ha imposto un’accelerazione al progetto, aggiungendo la necessità di limitare i contatti ambientali per il rischio di diffusione del virus. L’iniziativa, oltre ai benefici per i pazienti, mira in particolare a garantire la massima tutela della privacy e si avvale del supporto di Google e in particolare della sua sezione dedicata all’E-Health con cui Upo ha un rapporto di collaborazione diretto». Così Marco Invernizzi, professore associato presso il Dipartimento di scienze della salute dell’Università del Piemonte Orientale, responsabile del progetto per lo sviluppo della telemedicina in ambito riabilitativo, messo in atto dalla struttura complessa di Medicina fisica e riabilitativa dell’Ospedale Maggiore.     Si tratta di un progetto che, nella sostanza «evita al paziente di recarsi fisicamente nella struttura sanitaria e al curante di avere necessariamente davanti il paziente – spiega il professore -  Nello specifico noi partiamo dall’esperienza riabilitativa dove, da anni, era nata la necessità di studiare modi di fare riabilitazione per pazienti senza farli venire in ospedale». Google fornisce la piattaforma sulla quale dovrebbe avvenire l’interazione medico-paziente. «L’idea – aggiunge il professore - è quella di creare i presupposti per un progetto più strutturato e di ampio respiro». La piattaforma, ideata nell’ambito dell’Università del Piemonte Orientale, ha potenzialità notevoli e non si limita alle tele-visite o teleconsulto ma può ampliare gli sviluppi della medicina dal punto di vista telematico (formazione, raccolta dati, armonizzazione delle procedure), snellendo nel contempo i percorsi sanitari e permettendo una completa interazione tra medico e paziente. Il progetto-pilota potrà inoltre avere sviluppi significativi anche per altre attività in ambito ospedaliero.

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