Sconto di tre anni, al processo d’Appello, per il tentato omicidio avvenuto alla Bicocca di Novara il 14 agosto 2021: L.F., 38 anni, residente in città, ha rimediato 9 anni di reclusione grazie alla pena «concordata», una sorta di patteggiamento con la procura generale. In primo grado a Novara era stato condannato in abbreviato a 12 anni.
L’accoltellamento era avvenuto in corso XXIII Marzo angolo via dell’Abbadia, per strada. Secondo quanto ricostruito dalla polizia fra tante difficoltà, vista la reticenza di molte delle persone coinvolte e dei testimoni ascoltati, compresa la vittima, la sera dei fatti R.G., trentottenne residente a Borgomanero che non si è costituito parte civile, era stato pugnalato al fegato, allo sterno e alla testa, ed era stato accompagnato in fin di vita all’ospedale da un amico che l’aveva soccorso trovandolo agonizzante a terra. Il testimone aveva parlato genericamente di accoltellamento senza riferire nulla su luogo e possibile autore.
Le ricerche avevano consentito alla polizia di identificare il posto preciso del ferimento: c’erano ancora macchie di sangue e una lama di coltello sporca. Lo stesso imputato era stato incrociato poco distante: diceva di essere stato minacciato da loschi personaggi, e di essere tornato alla Bicocca perché preoccupato per la compagna che lavorava in zona.
Nacque il sospetto che l’uomo potesse essere legato all’aggressione. Ma poco dopo di lui si erano perse le tracce. Era trovato in provincia di Messina a distanza di mesi, nella primavera dello scorso anno. Durante le indagini era emerso che lui, la vittima, e perfino il soccorritore di quest’ultima, si conoscevano già. Probabilmente, questa è l’ipotesi degli inquirenti, c’era stato un diverbio per cause che nessuno ha voluto spiegare, forse legato a qualche sgarro mondo dell’illecito. E dalle parole si era passati ai fatti: all’incontro L.F. si era presentato con un coltello.