Terze dosi, D’Andrea:«Noi medici pronti a vaccinare, ma serve un sistema organizzato»

Interviene il presidente dell'Ordine dei medici. Mentre il consigliere regionale Rossi attacca l'assessore: «Nessuna risposta sul potenziamento degli hub novaresi»

Prosegue il dibattito sulla nuova campagna vaccinale, partita con una serie di difficoltà che Regione e Asl territoriali ora si trovano a dover affrontare. Ieri in Piemonte sono state vaccinate oltre 26 mila persone, 3 mila in più rispetto al giorno prima; un numero in aumento, ma ancora lontano dall’obiettivo prefissato dal governatore Cirio: 30-35 mila in media al giorno.

Lo snodo resta sempre lo stesso: la carenza di hub e di personale. Al tavolo dei vertici territoriali ha partecipato anche l’Ordine dei medici che aveva avuto parte attiva già durate il primo ciclo vaccinale. «Noi medici siamo sempre pronti a metterci a disposizione, ma serve un sistema organizzato che in questo momento manca» afferma il presidente Federico D’Andrea il quale fa anche un mea culpa: «Noi, così come tutte le altre istituzioni, avremmo dovuto prevedere cosa sarebbe successo con le terze dosi e arrivare preparati a gestire determinate situazioni. Ora siamo in corsa e bisogna tenere insieme diversi aspetti. Per il momento ho inviato una lettera a tutti gli iscritti invitandoli a rendersi disponibili come vaccinatori; molti hanno risposto in modo modo positivo; adesso, però, deve inervenire l’Asl per definire i rapporti, in modo particolare per quanto riguarda eventuali rimborsi e l’assicurazione, mentre i Comuni devono mettersi alla ricerca di nuovi punti vaccinali. Credo che luoghi come i palazzetti sportivi siano i più adeguati: hanno le giuste dimensioni che permettono il distanziamento e possono concentrare più linee vaccinali in un unico punto».

Intanto il dibattito è arrivato fino in consiglio regionale. Nella giornata di ieri il vice presidente della Commissione Sanità, Domenico Rossi, ha attaccatto l’assessore alla Sanità Luigi Icardi per la mancata risposta alla sua interrogazione relativa al potenziamento degli hub a Novara e provincia: «Un elenco generico non è una risposta – ha detto Rossi -. Concretamente quali azioni sono in essere per il novarese, con quali modalità e tempi,  non è dato a sapersi. Ci aspettavamo di capire come la Regione intendesse sopperire alla chiusura di alcuni hub sul territorio come quello negli ex spazi Liolà a Borgomanero, del centro Ipazia e del Palaverdi, magari affiancando il Comune che è già alla ricerca di soluzioni alternative. Niente di tutto questo. Per l’ennesima volta i problemi che si stanno verificando in queste settimane vengono attribuiti a scelte del Governo o del Commissario Figliuolo, mentre per le soluzioni si rimanda ai direttori delle Asl o al Dirmei. Che ruolo gioca in tutto questo la politica? Non possiamo permetterci che la macchina operativa si inceppi proprio ora, a maggior ragione se pensiamo che i meccanismi dovrebbero essere ampiamente rodati dopo due anni di esperienza».

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https://www.lavocedinovara.com/cronaca/piano-vaccini-le-linee-strategiche-della-regione-ma-hub-e-personale-restano-nodi-ancora-irrisolti/

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Terze dosi, D’Andrea:«Noi medici pronti a vaccinare, ma serve un sistema organizzato»

Interviene il presidente dell’Ordine dei medici. Mentre il consigliere regionale Rossi attacca l’assessore: «Nessuna risposta sul potenziamento degli hub novaresi»

Prosegue il dibattito sulla nuova campagna vaccinale, partita con una serie di difficoltà che Regione e Asl territoriali ora si trovano a dover affrontare. Ieri in Piemonte sono state vaccinate oltre 26 mila persone, 3 mila in più rispetto al giorno prima; un numero in aumento, ma ancora lontano dall’obiettivo prefissato dal governatore Cirio: 30-35 mila in media al giorno.

Lo snodo resta sempre lo stesso: la carenza di hub e di personale. Al tavolo dei vertici territoriali ha partecipato anche l’Ordine dei medici che aveva avuto parte attiva già durate il primo ciclo vaccinale. «Noi medici siamo sempre pronti a metterci a disposizione, ma serve un sistema organizzato che in questo momento manca» afferma il presidente Federico D’Andrea il quale fa anche un mea culpa: «Noi, così come tutte le altre istituzioni, avremmo dovuto prevedere cosa sarebbe successo con le terze dosi e arrivare preparati a gestire determinate situazioni. Ora siamo in corsa e bisogna tenere insieme diversi aspetti. Per il momento ho inviato una lettera a tutti gli iscritti invitandoli a rendersi disponibili come vaccinatori; molti hanno risposto in modo modo positivo; adesso, però, deve inervenire l’Asl per definire i rapporti, in modo particolare per quanto riguarda eventuali rimborsi e l’assicurazione, mentre i Comuni devono mettersi alla ricerca di nuovi punti vaccinali. Credo che luoghi come i palazzetti sportivi siano i più adeguati: hanno le giuste dimensioni che permettono il distanziamento e possono concentrare più linee vaccinali in un unico punto».

Intanto il dibattito è arrivato fino in consiglio regionale. Nella giornata di ieri il vice presidente della Commissione Sanità, Domenico Rossi, ha attaccatto l’assessore alla Sanità Luigi Icardi per la mancata risposta alla sua interrogazione relativa al potenziamento degli hub a Novara e provincia: «Un elenco generico non è una risposta – ha detto Rossi -. Concretamente quali azioni sono in essere per il novarese, con quali modalità e tempi,  non è dato a sapersi. Ci aspettavamo di capire come la Regione intendesse sopperire alla chiusura di alcuni hub sul territorio come quello negli ex spazi Liolà a Borgomanero, del centro Ipazia e del Palaverdi, magari affiancando il Comune che è già alla ricerca di soluzioni alternative. Niente di tutto questo. Per l’ennesima volta i problemi che si stanno verificando in queste settimane vengono attribuiti a scelte del Governo o del Commissario Figliuolo, mentre per le soluzioni si rimanda ai direttori delle Asl o al Dirmei. Che ruolo gioca in tutto questo la politica? Non possiamo permetterci che la macchina operativa si inceppi proprio ora, a maggior ragione se pensiamo che i meccanismi dovrebbero essere ampiamente rodati dopo due anni di esperienza».

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