Terziario novarese resiste nella pandemia, soffre il commercio

Novara è l’area del Nord Ovest regionale in cui il settore terziario ha affrontato meglio il periodo della pandemia: ne ha patito ma resiste nel lungo periodo, mostrando una sostanziale tenuta, con il commercio in sofferenza e i servizi chiave di rilancio; preoccupa il crescente invecchiamento degli imprenditori. È quanto emerge dal Rapporto annuale sul Terziario del Piemonte Nord illustrato questa mattina presso la sede Ascom da Alessandro Minello, docente di Economia all’Università “Ca’ Foscari” di Venezia e responsabile del Centro Studi che lo ha elaborato su commissione degli Enti bilaterali (associazioni imprenditoriali e sindacali) di Novara-Vco, Biella e Vercelli. Presenti all’incontro il presidente di Ascom Novara Maurizio Grifoni e il presidente dell’Ente bilaterale Novara-Vco, Luca Trinchitella, anche segretario Fisascat Cisl del Piemonte Orientale.

«I primi sei mesi di quest’anno – ha rilevato il docente – hanno visto una crescita, seppur lieve, delle aziende del settore in linea con il trend degli ultimi cinque anni. Il terziario ha saputo mettere a frutto gli incentivi attuati da governo e amministrazioni, con il supporto delle associazioni di categoria che hanno creato il collante necessario alle imprese che a loro si sono rivolte».

Il quadro, che è relativo alla provincia di Novara contrariamente alle altre del “Quadrante”, vede comunque luci ed ombre. «Novara è affetta dalla maggiore deindustrializzazione del Piemonte Nord – ha aggiunto il prof. Minello – ma la terziarizzazione è incompleta perché il commercio subisce una continua erosione di imprese, che causa il mancato decollo del settore», a fronte di un aumento sia nel turismo, «minimo, ma è un segnale per uno dei campi più colpiti dalla pandemia» anche se soffre di un «mancato decollo negli anni scorsi», che nei servizi, «con una crescita autonoma e in particolare legata alla logistica e alla mobilità delle merci, anche grazie all’on line».

 

 

Il fatturato delle imprese non è stato analizzato, ma «l’effetto Covid sul terziario ha inciso molto, anche se le imprese non hanno chiuso grazie agli incentivi o agli interventi con fondi propri degli imprenditori». Inoltre, annota lo studio, «le normative imposte dal Governo durante il periodo del lockdown hanno inevitabilmente influito sulle dinamiche di un tessuto imprenditoriale già in trasformazione».

Tuttavia il Novarese ha registrato «la tenuta del terziario, a fronte della caduta degli altri settori. Ora, se le imprese si sono salvate, si deve vedere come dare loro continuità».

Primo, preoccupante ostacolo, che coinvolge l’intero Quadrante e che si aggrava progressivamente di anno in anno (il Rapporto mostra gli andamenti dal 2015), è la differenza tra le giovani leve di imprenditori e coloro già in età pensionabile: un vero «gap generazionale». Così, spiega ancora Minello, «il tessuto imprenditoriale non si ricambia e ciò produrrà minori nuove iniziative e meno innovazione. Per ritornare ad un equilibrio fra dieci anni ci dovrebbe essere un turn over di 150 giovani imprenditori all’anno».

Uno sguardo al futuro: registrato «il sostanziale arresto di un sistema terziario solido, motore del sistema economico del Piemonte Nord», anche alla luce di «un preoccupante ritorno del virus», per il Rapporto «si potrà tornare probabilmente ad una rinnovata crescita solo nella seconda metà del 2021».

Servirà «l’integrazione di nuovi strumenti digitali (smart working, delivery, e-commerce, canali social, piattaforme di comunicazione, etc.) alle formule aziendali tradizionali». E con la fine del sostegno pubblico, ha spiegato ancora il docente, «la sostenibilità sarà data solo dall’intercettazione della nuova “domanda pagante” – attraverso soluzioni intelligenti, reti di collaborazione (formali e informali) e uno stretto rapporto con le associazioni di categoria – e si baserà soprattutto sull’innovazione di prodotto/servizio». Inoltre «il capitale umano e la formazione saranno ancora più importanti che in passato», integrando «percorsi ed ambienti di apprendimento formali con altri informali ed innovativi/tecnologici».

«Percorsi nuovi per generare nuove conoscenze e competenze. Per questo occorrono i giovani! Ci è richiesta – ha concluso il prof. Minello – una transizione veloce in un mondo di complessità».

I NUMERI NOVARESI DEL RAPPORTO

In provincia di Novara al 30 giugno 2020 vi erano 22.055 imprese attive del settore terziario (40,6% del Quadrante), cioè + 5 (+0,02%) rispetto a fine 2019 (-0,3% nel Quadrante). Il settore novarese vede 10.073 (46%) imprese nei servizi (+5 unità su fine 2019, +0,6%), nel commercio 8.707 (39%) (-54, -0,6%) e nel turismo 3.275 (+3, +0,1%). Nel commercio si assiste alla crescita della distribuzione all’ingrosso (+42 unità, +1,5%) «che si sta trasformando quasi in un dettaglio» che complessivamente cala del -1,8% toccato in particolare nel “Moda-Fashion” (-2.8%). il comparto dei servizi si conferma il più solido (e supera il numero di imprese attive dell’industria) mostrando il 45% nell’ambito dei “servizi alle imprese”. I dati dell’ultimo quinquennio mostrano una crescita di 235 unità nei servizi e cali nel commercio (-605) e turismo (-24), con Novara unica provincia in calo in quest’ultimo comparto.

Nel Novarese al 30 giugno scorso si contavano 25.075 imprenditori, il 39.2% dei 63.999 presenti nel Piemonte Nord, mostrando, in controtendenza con il Quadrante, una crescita: +85 figure (+0.3%,) trainate dal settore dei servizi, dove sono +117 (+0.9%) i nuovi titolari, soci e amministratori di attività.

Ad essere evidenziato come «grave» è il problema di ricambio generazionale e imprenditoriale: è novarese l’aumento più alto fra le province (+8.5%) delle figure over 70 contro una diminuzione (-8,8%) degli under 30 solo negli ultimi sei mesi; nel Quadrante rispettivamente +7,2% e -9,2%. Tra 2015 e 2020 nel Novarese si sono persi 1.303 imprenditori, risultato della diminuzione (-2.689) di figure sotto i 50 anni e della crescita (+1.386) di over 50.

I giovani necessari a bilanciare il gap generazionale sono 1.416 nel Novarese e 5.196 nel Piemonte Nord.

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Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.

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Terziario novarese resiste nella pandemia, soffre il commercio

Novara è l’area del Nord Ovest regionale in cui il settore terziario ha affrontato meglio il periodo della pandemia: ne ha patito ma resiste nel lungo periodo, mostrando una sostanziale tenuta, con il commercio in sofferenza e i servizi chiave di rilancio; preoccupa il crescente invecchiamento degli imprenditori. È quanto emerge dal Rapporto annuale sul Terziario del Piemonte Nord illustrato questa mattina presso la sede Ascom da Alessandro Minello, docente di Economia all’Università “Ca’ Foscari” di Venezia e responsabile del Centro Studi che lo ha elaborato su commissione degli Enti bilaterali (associazioni imprenditoriali e sindacali) di Novara-Vco, Biella e Vercelli. Presenti all’incontro il presidente di Ascom Novara Maurizio Grifoni e il presidente dell’Ente bilaterale Novara-Vco, Luca Trinchitella, anche segretario Fisascat Cisl del Piemonte Orientale.

«I primi sei mesi di quest’anno – ha rilevato il docente – hanno visto una crescita, seppur lieve, delle aziende del settore in linea con il trend degli ultimi cinque anni. Il terziario ha saputo mettere a frutto gli incentivi attuati da governo e amministrazioni, con il supporto delle associazioni di categoria che hanno creato il collante necessario alle imprese che a loro si sono rivolte».

Il quadro, che è relativo alla provincia di Novara contrariamente alle altre del “Quadrante”, vede comunque luci ed ombre. «Novara è affetta dalla maggiore deindustrializzazione del Piemonte Nord – ha aggiunto il prof. Minello – ma la terziarizzazione è incompleta perché il commercio subisce una continua erosione di imprese, che causa il mancato decollo del settore», a fronte di un aumento sia nel turismo, «minimo, ma è un segnale per uno dei campi più colpiti dalla pandemia» anche se soffre di un «mancato decollo negli anni scorsi», che nei servizi, «con una crescita autonoma e in particolare legata alla logistica e alla mobilità delle merci, anche grazie all’on line».

 

 

Il fatturato delle imprese non è stato analizzato, ma «l’effetto Covid sul terziario ha inciso molto, anche se le imprese non hanno chiuso grazie agli incentivi o agli interventi con fondi propri degli imprenditori». Inoltre, annota lo studio, «le normative imposte dal Governo durante il periodo del lockdown hanno inevitabilmente influito sulle dinamiche di un tessuto imprenditoriale già in trasformazione».

Tuttavia il Novarese ha registrato «la tenuta del terziario, a fronte della caduta degli altri settori. Ora, se le imprese si sono salvate, si deve vedere come dare loro continuità».

Primo, preoccupante ostacolo, che coinvolge l’intero Quadrante e che si aggrava progressivamente di anno in anno (il Rapporto mostra gli andamenti dal 2015), è la differenza tra le giovani leve di imprenditori e coloro già in età pensionabile: un vero «gap generazionale». Così, spiega ancora Minello, «il tessuto imprenditoriale non si ricambia e ciò produrrà minori nuove iniziative e meno innovazione. Per ritornare ad un equilibrio fra dieci anni ci dovrebbe essere un turn over di 150 giovani imprenditori all’anno».

Uno sguardo al futuro: registrato «il sostanziale arresto di un sistema terziario solido, motore del sistema economico del Piemonte Nord», anche alla luce di «un preoccupante ritorno del virus», per il Rapporto «si potrà tornare probabilmente ad una rinnovata crescita solo nella seconda metà del 2021».

Servirà «l’integrazione di nuovi strumenti digitali (smart working, delivery, e-commerce, canali social, piattaforme di comunicazione, etc.) alle formule aziendali tradizionali». E con la fine del sostegno pubblico, ha spiegato ancora il docente, «la sostenibilità sarà data solo dall’intercettazione della nuova “domanda pagante” – attraverso soluzioni intelligenti, reti di collaborazione (formali e informali) e uno stretto rapporto con le associazioni di categoria – e si baserà soprattutto sull’innovazione di prodotto/servizio». Inoltre «il capitale umano e la formazione saranno ancora più importanti che in passato», integrando «percorsi ed ambienti di apprendimento formali con altri informali ed innovativi/tecnologici».

«Percorsi nuovi per generare nuove conoscenze e competenze. Per questo occorrono i giovani! Ci è richiesta – ha concluso il prof. Minello – una transizione veloce in un mondo di complessità».

I NUMERI NOVARESI DEL RAPPORTO

In provincia di Novara al 30 giugno 2020 vi erano 22.055 imprese attive del settore terziario (40,6% del Quadrante), cioè + 5 (+0,02%) rispetto a fine 2019 (-0,3% nel Quadrante). Il settore novarese vede 10.073 (46%) imprese nei servizi (+5 unità su fine 2019, +0,6%), nel commercio 8.707 (39%) (-54, -0,6%) e nel turismo 3.275 (+3, +0,1%). Nel commercio si assiste alla crescita della distribuzione all’ingrosso (+42 unità, +1,5%) «che si sta trasformando quasi in un dettaglio» che complessivamente cala del -1,8% toccato in particolare nel “Moda-Fashion” (-2.8%). il comparto dei servizi si conferma il più solido (e supera il numero di imprese attive dell’industria) mostrando il 45% nell’ambito dei “servizi alle imprese”. I dati dell’ultimo quinquennio mostrano una crescita di 235 unità nei servizi e cali nel commercio (-605) e turismo (-24), con Novara unica provincia in calo in quest’ultimo comparto.

Nel Novarese al 30 giugno scorso si contavano 25.075 imprenditori, il 39.2% dei 63.999 presenti nel Piemonte Nord, mostrando, in controtendenza con il Quadrante, una crescita: +85 figure (+0.3%,) trainate dal settore dei servizi, dove sono +117 (+0.9%) i nuovi titolari, soci e amministratori di attività.

Ad essere evidenziato come «grave» è il problema di ricambio generazionale e imprenditoriale: è novarese l’aumento più alto fra le province (+8.5%) delle figure over 70 contro una diminuzione (-8,8%) degli under 30 solo negli ultimi sei mesi; nel Quadrante rispettivamente +7,2% e -9,2%. Tra 2015 e 2020 nel Novarese si sono persi 1.303 imprenditori, risultato della diminuzione (-2.689) di figure sotto i 50 anni e della crescita (+1.386) di over 50.

I giovani necessari a bilanciare il gap generazionale sono 1.416 nel Novarese e 5.196 nel Piemonte Nord.

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Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.