«Ti taglio la testa con una sciabola». Dopo un decennio di vessazioni, marito condannato a 8 anni

Il pm aveva chiesto 7 anni e mezzo, mentre il difensore dell’imputato aveva chiesto l’assoluzione per i reati commessi fra le mura di casa, sostenendo che la vittima non era assolutamente credibile

«Se te ne vai, ti ammazzo. Tu sei mia e di nessun altro». E ancora: «Ti taglio la testa con una sciabola». All’incirca queste le parole che l’uomo, nell’autunno del 2023, aveva detto alla moglie immobilizzandola e costringendola a subire un rapporto sessuale. Lei, terrorizzata, da anni vittima di ripetuti maltrattamenti, non era riuscita a dire di no e a opporre resistenza. Aveva subito.

Qualche tempo dopo, però, aveva trovato la forza di chiamare i carabinieri e rivolgersi a un centro antiviolenza. La sua denuncia ha portato in tribunale il l marito cinquantatreenne F.G., condannato a 8 anni per per violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e resistenza a pubblico ufficiale. Se l’era presa anche coi carabinieri di Alzo di Pella intervenuti nella loro abitazione di Gargallo il 3 novembre 2023: «Vi taglio la testa, vi lascio morti a terra tutti e tre», le minacce rivolte ai militari.

Il pm aveva chiesto 7 anni e mezzo, mentre il difensore dell’imputato aveva chiesto l’assoluzione per i reati commessi fra le mura di casa, sostenendo che la vittima non era assolutamente credibile. Scontato l’appello.

Vittima una donna di 35 anni, un vero e proprio bersaglio di minacce, offese, umiliazioni, denigrazioni: «Vacca, ora pulisci il gabinetto», cui si sono aggiunti veri e proprio monitoraggi della vita privata della donna, le uscite che lei faceva con altre persone, sempre per motivo di gelosia. Alle vessazioni verbali, stando a quanto denunciato, si univano percosse e violenze fisiche, come pugni in pancia e alle costole, tentativi di soffocamento col un cuscino, ferite provocate da una pistola ad aria compressa. Una lunga serie di vessazioni che, in base a quanto raccontato dalla donna, sono durate oltre una decina d’anni, almeno dal 2011 in avanti, fino all’arresto del convivente il 6 novembre di due anni fa.

L’uomo ha respinto gli addebiti.

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«Ti taglio la testa con una sciabola». Dopo un decennio di vessazioni, marito condannato a 8 anni

Il pm aveva chiesto 7 anni e mezzo, mentre il difensore dell’imputato aveva chiesto l’assoluzione per i reati commessi fra le mura di casa, sostenendo che la vittima non era assolutamente credibile

«Se te ne vai, ti ammazzo. Tu sei mia e di nessun altro». E ancora: «Ti taglio la testa con una sciabola». All’incirca queste le parole che l’uomo, nell’autunno del 2023, aveva detto alla moglie immobilizzandola e costringendola a subire un rapporto sessuale. Lei, terrorizzata, da anni vittima di ripetuti maltrattamenti, non era riuscita a dire di no e a opporre resistenza. Aveva subito.

Qualche tempo dopo, però, aveva trovato la forza di chiamare i carabinieri e rivolgersi a un centro antiviolenza. La sua denuncia ha portato in tribunale il l marito cinquantatreenne F.G., condannato a 8 anni per per violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e resistenza a pubblico ufficiale. Se l’era presa anche coi carabinieri di Alzo di Pella intervenuti nella loro abitazione di Gargallo il 3 novembre 2023: «Vi taglio la testa, vi lascio morti a terra tutti e tre», le minacce rivolte ai militari.

Il pm aveva chiesto 7 anni e mezzo, mentre il difensore dell’imputato aveva chiesto l’assoluzione per i reati commessi fra le mura di casa, sostenendo che la vittima non era assolutamente credibile. Scontato l’appello.

Vittima una donna di 35 anni, un vero e proprio bersaglio di minacce, offese, umiliazioni, denigrazioni: «Vacca, ora pulisci il gabinetto», cui si sono aggiunti veri e proprio monitoraggi della vita privata della donna, le uscite che lei faceva con altre persone, sempre per motivo di gelosia. Alle vessazioni verbali, stando a quanto denunciato, si univano percosse e violenze fisiche, come pugni in pancia e alle costole, tentativi di soffocamento col un cuscino, ferite provocate da una pistola ad aria compressa. Una lunga serie di vessazioni che, in base a quanto raccontato dalla donna, sono durate oltre una decina d’anni, almeno dal 2011 in avanti, fino all’arresto del convivente il 6 novembre di due anni fa.

L’uomo ha respinto gli addebiti.

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