La procura di Novara ha chiuso le indagine sulla morte di Ludovica Visciglia, la quindicenne trecatese che aveva perso la vita per le gravi ferite alla testa riportate su una giostra del luna park di Galliate, la sera del 12 marzo dello scorso anno. L’avviso di chiusura, atto che prevede la richiesta di rinvio a giudizio, è stato mandato a cinque persone: il proprietario del Tagadà, un giostraio di Borgosesia; il sindaco di Galliate; il comandante dei vigili; l’ingegnere che ha firmato l’autorizzazione alla manifestazione; l’ingegnere che in passato ha redatto la documentazione tecnica-illustrativa della giostra ed effettuato delle verifiche annuali. A tutti i pubblici ministeri contestano il reato di omicidio colposo, con sfumature differenti a seconda del ruolo rivestito.
C’è poi un sesto indagato, minorenne, la cui posizione è però pendente a Torino al tribunale per i minorenni: era il giovane che manovrava la giostra al momento del tragico incidente.
Secondo il consulente tecnico della Procura non ci sono dubbi di sorta: Ludovica Visciglia è morta dopo aver picchiato violentemente la testa contro gli alberi interni al perimetro della giostra. Una giostra munita di certificazione non propriamente corretta e posizionata in un posto in cui, vista la conformazione e le dimensioni, non poteva assolutamente stare. Nella perizia depositata a novembre, cui poi si sono aggiunti dei supplementi, l’esperto degli investigatori definisce infatti il Tagadà «artigianale», con possibili «rimaneggiamenti nel tempo», e senza atti che ne consentano una completa identificazione. Risulta inoltre che le misure indicate nel grafico presentato alla Commissione cultura fossero errate in difetto: se un lato fosse stato veramente di 6 metri (mentre nella realtà era di 9,90), la giostra sarebbe stata lontana dagli alberi. Ludovica, secondo il perito, è rimasta «in balia del movimento, col capo proteso verso l’esterno, al di sopra del parapetto». Ridotta altezza del parapetto e vicinanza all’albero sono concause dell’incidente.
Da qui le altre risposte ai quesiti chiesti dai pm: la giostra non era regolarmente funzionante per alcuni aspetti (velocità e protezioni perimetrali); la velocità era di molto oltre il consentito; mancano prove precedenti sulla funzionalità di alcuni strumenti, e ciò nonostante se ne dichiara la conformità alle norme; non c’era un limitatore di velocità; la distanza fra la giostra e l’albero era poco più di 10 centimetri; l’unica figura responsabile a condurla secondo le normative è il titolare.
Ora gli indagati hanno venti giorni di tempo per depositare memorie o chiedere di farsi interrogare. Poi la procura chiederà per loro il processo.