Tragedia del luna park, tecnico Spresal in tribunale: «Giostra aveva mancanze evidenti»

L’esperto dello Spresal aveva fatto due sopralluoghi e in aula ha sottolineato che non erano in regola nemmeno le protezioni per tenere lontano il pubblico

La giostra aveva mancanze evidenti, sia dal punto di vista dei documenti, non completi, che dal punto di vista della sicurezza: non c’era il libretto di istruzioni relative all’utilizzo, ma solo quello sugli ingombri, non si capiva bene nemmeno la sua provenienza estera, perché non risultava una costruzione in ditta, piuttosto un assemblaggio di pezzi; mancava anche un controllo della rotazione e dai filmati amatoriali della sera della tragedia si contano una velocità almeno doppia se non tripla rispetto al limite degli 8 giri al minuto.

E’ quanto emerso durante la testimonianza di un tecnico dello Spresal ieri pomeriggio (mercoledì) alla nuova udienza del processo per omicidio colposo legato alla morte di Ludovica Visciglia, la quindicenne di Trecate che aveva sbattuto la testa contro un ramo durante un giro sul Mini Tagadà del Luna Park di Galliate, la sera del 12 marzo 2022. Sera in cui stava festeggiando il compleanno.

Imputati di quell’incidente, con vari profili di colpa diversi a seconda del ruolo ricoperto all’epoca, sono il proprietario della giostra Luca Ferri, l’ex sindaco di Galliate Claudiano Di Caprio, il comandante della polizia locale Angelo Falcone, e l’ingegnere biellese Graziano Minero, che aveva effettuato dei collaudi: respingono gli addebiti e contro di loro sono costituiti parte civile i famigliari della vittima.

L’esperto dello Spresal, il sevizio dell’Asl che si occupa di sicurezza nei luoghi di lavoro, aveva fatto due sopralluoghi dopo la tragedia, oltre a quello assieme ai consulenti tecnici nominati per l’incidente probatorio. Ha sottolineato in aula che non erano in regola nemmeno le protezioni per tenere lontano il pubblico, non c’erano cuscini né adeguati sistemi di protezione per chi si sedeva, dal momento che la testa non era appoggiabile e, anzi, una persona adulta usciva dalle spalle in su. Secondo il testimone, il collaudatore avrebbe dovuto rilevare tali mancanze.

E sul tema in tribunale è stato sentito anche l’ingegnere che aveva firmato la relazione tecnica di corrispondenza della manifestazione alle regole di sicurezza. Anche lui indagato, era uscito in udienza preliminare con un patteggiamento a 1 anno di reclusione, già definitivo. Ha sottolineato che lui aveva semplicemente visto la planimetria del Luna Park, e che gli erano state chieste delle modifiche perché negli anni precedenti il Tagadà non c’era. Lui e i collaboratori avevano visto al computer che la giostra, con le dimensioni fornite, non poteva stare nel posto previsto. C’erano infatti alcuni alberi troppo vicini. Ma mi fu risposto che il titolare l’avrebbe montata in maniera tale che non sarebbero sorti problemi.

Alla prossima udienza saranno ascoltati i ragazzi che popolavano la piazza di Galliate la sera della tragedia.

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Tragedia del luna park, tecnico Spresal in tribunale: «Giostra aveva mancanze evidenti»

L’esperto dello Spresal aveva fatto due sopralluoghi e in aula ha sottolineato che non erano in regola nemmeno le protezioni per tenere lontano il pubblico

La giostra aveva mancanze evidenti, sia dal punto di vista dei documenti, non completi, che dal punto di vista della sicurezza: non c’era il libretto di istruzioni relative all’utilizzo, ma solo quello sugli ingombri, non si capiva bene nemmeno la sua provenienza estera, perché non risultava una costruzione in ditta, piuttosto un assemblaggio di pezzi; mancava anche un controllo della rotazione e dai filmati amatoriali della sera della tragedia si contano una velocità almeno doppia se non tripla rispetto al limite degli 8 giri al minuto.

E’ quanto emerso durante la testimonianza di un tecnico dello Spresal ieri pomeriggio (mercoledì) alla nuova udienza del processo per omicidio colposo legato alla morte di Ludovica Visciglia, la quindicenne di Trecate che aveva sbattuto la testa contro un ramo durante un giro sul Mini Tagadà del Luna Park di Galliate, la sera del 12 marzo 2022. Sera in cui stava festeggiando il compleanno.

Imputati di quell’incidente, con vari profili di colpa diversi a seconda del ruolo ricoperto all’epoca, sono il proprietario della giostra Luca Ferri, l’ex sindaco di Galliate Claudiano Di Caprio, il comandante della polizia locale Angelo Falcone, e l’ingegnere biellese Graziano Minero, che aveva effettuato dei collaudi: respingono gli addebiti e contro di loro sono costituiti parte civile i famigliari della vittima.

L’esperto dello Spresal, il sevizio dell’Asl che si occupa di sicurezza nei luoghi di lavoro, aveva fatto due sopralluoghi dopo la tragedia, oltre a quello assieme ai consulenti tecnici nominati per l’incidente probatorio. Ha sottolineato in aula che non erano in regola nemmeno le protezioni per tenere lontano il pubblico, non c’erano cuscini né adeguati sistemi di protezione per chi si sedeva, dal momento che la testa non era appoggiabile e, anzi, una persona adulta usciva dalle spalle in su. Secondo il testimone, il collaudatore avrebbe dovuto rilevare tali mancanze.

E sul tema in tribunale è stato sentito anche l’ingegnere che aveva firmato la relazione tecnica di corrispondenza della manifestazione alle regole di sicurezza. Anche lui indagato, era uscito in udienza preliminare con un patteggiamento a 1 anno di reclusione, già definitivo. Ha sottolineato che lui aveva semplicemente visto la planimetria del Luna Park, e che gli erano state chieste delle modifiche perché negli anni precedenti il Tagadà non c’era. Lui e i collaboratori avevano visto al computer che la giostra, con le dimensioni fornite, non poteva stare nel posto previsto. C’erano infatti alcuni alberi troppo vicini. Ma mi fu risposto che il titolare l’avrebbe montata in maniera tale che non sarebbero sorti problemi.

Alla prossima udienza saranno ascoltati i ragazzi che popolavano la piazza di Galliate la sera della tragedia.

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