Tentato omicidio: è questa l’accusa per cui R.F., galliatese di 39 anni titolare di ditta che fa impianti elettrici, ha patteggiato in tribunale la pena di 4 anni e mezzo di reclusione. Ai domiciliari dopo l’arresto dei carabinieri risalente al maggio 2024, l’uomo aveva investito la moglie con la sua auto al culmine di una discussione per questioni famigliari. Aveva sempre negato gli addebiti parlando di un incidente, di un fatto non volontario, ma ha scelto di chiudere velocemente la sua posizione processuale con una pena concordata. La difesa presenterà istanza di scarcerazione, anche alla luce del tempo trascorso e della necessità del suo assistito di poter tornare al lavoro.
I fatti si sono verificati vicino all’abitazione del piccolo imprenditore, alla periferia della città verso la valle del Ticino. Secondo quando ricostruito dai militari, anche sulla base della donna ferita – la coppia è separata – il marito era andato su tutte le furie per motivi di gelosia. Quando lei aveva riaccompagnato uno dei figli dal padre, lui l’aveva vista in auto assieme a un amico e, in prenda a un raptus, le era andato addosso con l’auto approfittando del momento in cui la moglie era scesa dalla sua vettura. La donna era stata ricoverata all’ospedale di Novara con una frattura alla mandibola e varie ecchimosi.
L’auto del marito era stata sequestrata e sottoposta a tutti gli accertamenti del caso, per verificare la compatibilità del racconto della vittima. Una perizia, nel corso delle indagini, è stata affidata dalla procura anche ai Ris di Parma.
Dal canto suo il trentanovenne aveva fornito una versione completamente opposta rispetto a quella emersa dagli atti, ovvero che stava semplicemente facendo manovra in cortile e che non c’era alcuna volontà di travolgere la moglie. Un momento di distrazione, il suo. Versione cui gli investigatori non hanno mai creduto.